Visita a Piana degli Albanesi
A Piana degli Albanesi ci sono diverse strutture adibite a centri per richiedenti asilo. Il 30 agosto sono andata a visitarne alcune. Il Patret, presso la chiesa della Ss. Annunziata, durante l’emergenza del 2011 era stato adibito a centro di prima accoglienza. Successivamente ha riaperto come CAS. La convenzione con la Prefettura prevede i soliti servizi (cibo, alloggio, vestiti, igiene personale, pulizia dei locali..) e il pocket money (al Patret vengono consegnati 20 euro ogni due settimane).
L’assistenza sanitaria regolata da una convenzione con l’ASP prevede la possibilità di andare alla guardia medica della cittadina o all’ospedale a Palermo. Vi è inoltre un dottore che due volte a settimana si mette a disposizione nella struttura. L’operatore con cui parlo mi spiega che fare riferimento a Palermo per le procedure di richiesta di asilo rappresenta una grande difficoltà. Innanzi tutto per le attese tra le varie tappe delle procedure che, a suo parere, a Trapani erano meno lunghe. In secondo luogo, i costi dei viaggi di andata e ritorno tra Piana degli Albanesi e Palermo devono rientrare nei 30 euro giornalieri per persona che ricevono secondo convenzione. Si aggiunge così una voce in più alla lista delle spese. Un’altra difficoltà economica è data dal fatto che i soldi non arrivano più a scadenza mensile, bensì ogni 3-4 mesi. Un intervallo così lungo tra i versamenti richiederebbe una programmazione delle spese piuttosto puntuale, cosa che risulta impossibile. Oltre ai soliti possibili contrattempi (per esempio, al momento della mia visita la pompa dell’acqua era rotta dalla sera prima), intervengono i trasferimenti. L’operatore dice che è stato loro comunicato il trasferimento di 13 tra i loro ospiti, ma non è ancora noto l’eventuale arrivo di altrettanti nuovi richiedenti asilo. Mi spiega che la struttura può restare aperta solo se vi alloggiano una trentina di persone. Con meno ospiti e, quindi, meno finanziamenti, non si riuscirebbe a far fronte alle spese necessarie per tenere aperto il centro. Quando chiedo dei corsi di italiano, mi viene fatto capire che tale servizio va al di là delle capacità economiche e organizzative della struttura.
Mi reco poi allo Sklizza, dove però ogni tipo di comunicazione con gli operatori o con un responsabile mi viene negata. Prima di essere fatta allontanare dal centro, riesco a comunicare brevemente con qualche migrante. Vengo così a sapere della protesta di alcuni di loro fatta uno/due mesi prima a causa della lentezza burocratica e del cibo. Mi viene raccontato che una quarantina di ospiti è stata trasferita il giorno prima e sono rimasti solo in circa 35 in attesa dei nuovi arrivi. Scopro anche che alla divisione degli ospiti tra i due stabili del centro corrisponde un ammontare diverso dei pocket money.
Neppure al Residence San Giorgio trovo qualcuno in grado di rispondere alle mie domande. Non mi viene negata però la possibilità di parlare con i ragazzi. Oltre alle solite lamentele su alcuni dei beni forniti (vestiti, sapone…), mi vengono indirizzate delle domande critiche e precise sulla Commissione e sui permessi di soggiorno. In particolare un ragazzo mi spiega di aver ricevuto il permesso di un anno e che dovrebbe aspettare un mese prima di averlo. Si preoccupa perché tra qualche giorno sarà trasferito in Campania e teme che tra attese e trasferimento, dei 12 mesi concessi dalla Commissione ne resteranno ben pochi. Mi dice di non aver avuto modo di avere spiegazioni in merito.
Mi reco in fine presso il centro per minori stranieri non accompagnati. Una struttura aperta solo da un mese presso la sede della Confraternita di Misericordia di Piana degli Albanesi. L’operatore con cui parlo mi elenca le solite difficoltà dei centri per minori, tra cui il problema che si porrà tra tre mesi quando i ragazzini avranno già iniziato la scuola qui ma saranno probabilmente trasferiti altrove dopo aver finito le procedure per il permesso di soggiorno. La cosa più interessante emersa da questa chiacchierata è che la convenzione con la Prefettura ancora non esiste, o meglio, esiste ma solo in forma orale.
Carlotta Giordano
Borderline Sicilia