SOLD-OUT

21 marzo 2013 in
provincia di Trapani non ci sono più posti per “l’accoglienza” dei migranti che
vengono “pescati” in mare e distribuiti in Sicilia nelle moltissime – anche
neonate – strutture di accoglienza straordinaria.
Le cifre ufficiali parlano
di 1.800 presenze nel territorio di Trapani, con tutti o quasi i comuni
coinvolti; la provincia di Trapani, se escludiamo il megacentro di Mineo, è
quella che ha il maggior numero di centri CAS (centri di accoglienza
straordinaria).

In questi giorni i
direttori dei centri sono stati convocati in prefettura per firmare le
convenzioni che prorogano il servizio fino al 31 luglio 2014, con un aumento
del corrispettivo pattuito di 5 euro; adesso il compenso per un singolo ospite
è 35 euro al giorno – in tutti i settori si tagliano i fondi, nel business immigrazione
c’è un aumento…in tempo di crisi economica è un gran bel risultato.

Il business immigrazione diventa sempre più redditizio,
e quindi tante richieste arrivano sul tavolo della prefettura per aprire nuovi
centri e visto la necessità di posti si aprono centri senza neanche un numero
adeguato di bagni o ancora senza nessuna esperienza pregressa nel settore, pur
di sopperire alle richieste ed agli ordini che arrivano direttamente da Roma.

Basti pensare per un attimo alla vicenda del CIE
di Milo, per capire che da Roma tirano i fili del sistema, senza pensare minimamente
alla situazione locale, tanto poi i
problemi li devono gestire i prefetti. Proprio Milo doveva essere chiuso come
comunicato a fine gennaio dal prefetto di Trapani per essere ristrutturato e
messo in sicurezza, ma da subito il ministero non era affatto convinto ed ha
ordinato che il CIE deve restare aperto anche a regime ridotto anche se il
consorzio OASI è ormai un ente gestore (che ha ricevuto la revoca per
inadempienza da tempo) fantasma e in cui anche i servizi di base non vengono
erogati e i bandi di gara (ben due) delle prefettura sono andati a “vuoto”. Il risultato evidente è che il CIE
di Milo è un luogo dove i diritti civili non vengono rispettati e dove le
persone sono trattate come “pezze”.

La prefettura ha deciso di affidare per mandato diretto la
gestione del CIE alla Croce Rossa (dal primo aprile) fino a quando ci sarà un
altro bando di gara e qualcuno presenterà un offerta per la gestione. I
dipendenti del CIE (circa 60) hanno aperto da tempo una vertenza per non
perdere il posto di lavoro visto che la prefettura voleva tagliare parte del
personale, ma le proteste hanno portato ad una riduzione dell’orario da 38 a 30
ore settimanali per tutti i dipendenti
senza il taglio di posti di lavoro (almeno i dipendenti sono contenti che Milo
non chiude i battenti). Così la Croce Rossa sarà controllore e controllato allo
stesso tempo perché fa parte del progetto Praesidium del ministero dell’interno
con Unhcr, Oim e Save the Children…la situazione è paradossale!!

Attualmente al CIE di Milo sono presenti circa
60 “sfortunati” perché i gambiani dopo le pressioni arrivati da più parti sono
stati ricollocati nei centri CAS della provincia e precisamente a Salemi e
Triscina. I ragazzi ancora hanno evidenti problemi psicologici per il passaggio
traumatico di Milo, in cui dopo aver organizzato la protesta hanno subito pestaggi
dalle forze dell’ordine (ci sono ragazzi che hanno detto che non riescono
ancora a dormire per gli incubi ricorrenti).

La situazione dei centri nella provincia è
varia, perché si passa da alberghi anche in ottimo stato (anche con piscina o
palestra) a catapecchie con 2 bagni per 40 – 50 persone. Ci sono centri con mediatori molto preparati, ma ci sono centri
(presenteremo le informazioni raccolte agli operatori del progetto Praesidium)
invece che non presentano nemmeno gli operatori e i ragazzi ospiti sono
abbandonati a loro stessi. Ci sono centri dove non si eroga il pocket money e
altri dove si vendono prodotti agli ospiti; non prendiamo in esame la
situazione sanitaria, perché spesso e volentieri non si vedono medici e neanche
medicine. Addirittura ci sono centri dove gli operatori rompono il setto nasale
agli ospiti, fatto gravissimo già denunciato agli operatori Praesidium che sono
tempestivamente intervenuti – e per una corretta informazione possiamo dire che
l’operatore ”pugile” è stato licenziato.

Il dato di fatto è che le difficoltà e le
irregolarità sono tantissime e ancora siamo a marzo!

E’ evidente che la prefettura è in difficoltà,
che i numeri sono alti, che la mancanza di un progetto serio apre numerose
crepe in un sistema fragile, che l’incompetenza di molti attori del sistema
accoglienza provoca numerosi problemi, mentre la malafede fa si che i migranti
vengano abbandonati a se stessi. E’
necessario un controllo maggiore e una formazione obbligatoria per operatori e
mediatori; non è possibile che un associazione (new entry nel campo) si
registri il 14 febbraio e il 28 febbraio diventi gestore di un nuovo centro.

Sono in grosse difficoltà
anche le questure e i commissariati dei piccoli centri della provincia, che
devono fare dei corsi per trattare i temi dell’immigrazione; nuovi programmi da
utilizzare, la lingua per comunicare per le persone…anche qui il risultato è
deficitario, con tempi che si allungano a dismisura per inconvenienti del sistema
informatico, o per cercare un mediatore e ancora poca competenza e rispetto.

Chi paga in questa situazione è sempre il
migrante, sempre e solo lui/lei!

Mentre la situazione al
CARA di Salinagrande non è tanto diversa dall’ultima visita; un numero di
presenze sempre elevatissimo: più di 280, ma per più di un mese gli ospiti sono
stati anche 380 cioè il doppio del numero previsto, con la palestra ancora piena
e con problemi di acqua calda. La caldaia di una palazzina del centro – visto
che lavora a ritmi elevati – si è rotta e adesso prima che venga riparata con i
tempi burocratici della prefettura passerà un po’ di tempo. Ci sono problemi
sanitari, l’ASP di Trapani non riesce a sopperire alle esigenze sanitarie dei
migranti, e soprattutto problemi con la commissione territoriale: i tempi
biblici fanno si che le proteste e il mal contento sono diffusi, le audizioni sono
fissate fino a marzo 2015, cioè un anno in cui una persona sarà costretta a
restare chiusa dentro un centro senza far niente!

Il paradosso di questo
sistema razzista e crudele è Kadim (non
è il vero nome) ragazzo tunisino di 24 anni, operato in svizzera per un tumore,
e rispedito in Italia (cosiddetto caso Dublino);
riportato al CARA viene ricoverato a Palermo (conferma che Trapani non ha
ospedali pronti) e dopo vari controlli
viene dimesso perché non può fare nessuna cura perché il suo stato psico –
fisico non permette di fare chemio o radio terapia. Viene riportato a
Salinagrande, ma il medico – oncologo – aveva scritto una relazione in cui
affermava che Kadim doveva essere trasferito urgentemente in un luogo idoneo. L’ente
gestore si è prodigato per dare la possibilità a Kadim di essere ospitato
vicino un ospedale e in un centro migliore magari di posti con stanze
confortevoli; nessuna risposta ne dal ministero, ne da istituzioni come il
comune o la Caritas, niente di niente; soltanto dopo un mese la prefettura ha
pensato che sarebbe stato meglio trasferire Kadim in un centro CAS a Selinunte:
120 persone presenti, lontano da un ospedale e non per niente idoneo alle
richieste dell’oncologo.

Questa è l’Italia, questa
è il sistema di accoglienza…e siamo solo a Marzo!

Alberto Biondo,
Borderline Sicilia