Situazione migranti a Castellammare del Golfo
La struttura destinata all’accoglienza dei migranti, Sicilia Uno, è un centro polivalente a circa 4 km dal paese. Si tratta di grande edificio di 3 piani, con uno spiazzo su due lati, circondata da un’ampia area di terreno incolto, coperto di detriti. Era uno delle tante aziende di agriturismo, rivitalizzate dalla conversione in centro di accoglienza per migranti. In realtà vi sono ospitate due strutture gestite da due enti diversi: uno S.P.R.A.R. *, istituito nell’ottobre 2013, ed un C.A.S.**, insediatosi da poche settimane, in seguito allo sbarco avvenuto a Trapani il 7 maggio scorso.
Le due strutture condividono gli spazi: un piano è occupato dallo SPRAR ed ospita 25 stranieri; un piano è destinato al CAS ed ospita al momento 52 stranieri. In origine ne ospitava 90, in maggioranza nuclei familiari siriani, che hanno fatto perdere le proprie tracce nel giro di pochi giorni. Gli spazi comuni sono la grande sala da pranzo al piano terreno e lo spiazzo esterno. la convivenza risulta problematica.
Lo SPRAR è affidato alla coooperativa «Solidalia», che dispone di mediatori culturali non residenti nell’edificio. L’assistenza notturna è garantita, in base ad accordi con il proprietario dello stabile, da una sua dipendente, che pernotta sul posto. La proprietà è tenuta inoltre a fornire i pasti. I 25 ospiti dello Sprar sono divisi in cinque stanze ed al momento dei 90 nuovi arrivi gli era stato chiesto – anche con l’intervento di polizia e carabinieri – di concentrarsi in quattro camere, cosa che loro – esasperati dalla lunga attesa del colloquio con la Commissione di Trapani, non hanno accettato di fare. L’attesa del colloquio per la maggior parte di loro – uomini singoli nigeriani, maliani, gambiani, ivoriani, maliani (quattro di loro appena trasferiti da un centro per minori di Priolo, non appena divenuti maggiorenni) – si dovrebbe protrarre fino al marzo 2015!! Nel frattempo solo uno di loro – e non tra i primi arrivati in Italia – ha sostenuto il colloquio ed è in attesa dell’esito. La possibilità di ottenere una data anticipata, ventilata dal presidente della commissione, e’ per il momento sfumata. Il malcontento dovuto alla mancanza di prospettive e’ quindi diffuso. Gli ospiti non svolgono oltretutto alcuna attività. Per loro è previsto solo un corso di lingua italiana in sede. Nel centro abitato si recano senza un vero scopo, a piedi, in assenza di mezzi di trasporto, se non per i casi di emergenza (quando vengono accompagnati dai gestori o dal 118).
Lo SPRAR è collocato in questa struttura temporaneamente, in attesa di nuova destinazione: si attende la consegna di alcuni locali in via di ristrutturazione a Castellammare. Non se ne conoscono i tempi.
Il CAS è affidato alla cooperativa «Serenità», che – precisano i gestori – non ha ancora firmato alcuna convenzione con la prefettura e quindi i servizi sono forniti da settimane a titolo gratuito. Il CAS ospita 52 persone di origine africana, ancora senza modello C 3 – quindi non ancora identificate. Gli ultimi 30 sono arrivati al CAS dopo avere cambiato 4 o 5 diversi alloggi: a partire da marzo hanno trascorso 5 gg ad Augusta in un campo di basket, 2 mesi a Portopalo in un b&b , 2 gg. a Siracusa in un campo di emergenza e 12 gg a Noto in un luogo imprecisato.
Tra loro diverse coppie, otto donne in stato di gravidanza e un nucleo familiare con una bambina di 18 mesi. In gran parte gli/le ospiti non sono stat/e visitat/e dal medico, tranne in alcuni casi per cui e’ stato chiamato il pronto soccorso. Gli ospiti non hanno neanche il tesserino sanitario STP ***, ad eccezione della bambina e delle donne in stato di gravidanza; tra loro una donna al 7^ mese, cui è stato fissato un controllo medico il prossimo luglio!! Nelle camere, con letti a castello, sono concentrate fino a 14 persone, tra cui diverse coppie. Le pulizie delle camere sono a carico degli ospiti, che lamentano carenza di detersivi, generi per la pulizia personale, abiti di ricambio, cibo specifico per la bambina e bilanciato per le donne in gravidanza. Sono disponibili mediatrici in lingua inglese, ma non ve ne sono in francese per i maliani, che chiedono inoltre di poter comunicare con le famiglie, non avendo la possibilità – senza identificazione – di poter acquistare una scheda.
La convivenza tra i due nuclei di diversa gestione è talvolta difficile, proprio per la diversa condizione, ed è spesso affidata alla buona volontà delle mediatrici.
Fausta Ferruzza, Cobas Migranti
* Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ** Centri di Accoglienza Straordinaria*** Straniero Temporaneamente Presente