Siriani in fuga dalla guerra accampati in Centrale a Milano
Corriere della Sera – Sono famiglie intere, madri, padri, due, tre bambini almeno, in fuga dalla guerra civile in Siria. Non vogliono fermarsi a Milano, né chiedere asilo in Italia: «Ma si può far finta di non vedere?». La domanda è rivolta al governo dall’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che negli ultimi giorni, dopo diverse segnalazioni anche del Corriere, è andato in stazione Centrale e ha verificato di persona: «Sabato sera c’era pure una donna incinta… Hanno bisogno di tutto, cibo, pannolini, generi di prima necessità… sono scene che non possono lasciare indifferenti».
«PICCOLO INTERVENTI DI EMERGENZA» – Quello che al momento il Comune riesce a fare «sono piccoli interventi di emergenza». Nel fine settimana sei persone hanno trovato alloggio negli appartamenti messi a disposizione da un’associazione. Oggi l’assessorato costituirà un coordinamento «con chi vorrà», spiega Majorino: già si sono attivati i Giovani musulmani, «che ringraziamo molto per l’impegno», sono disponibili la Comunità di Sant’Egidio, il Progetto Arca, l’Albero della Vita. «La nostra è un’azione sociale e umanitaria. Non possiamo assistere senza far nulla a un flusso costante di persone che transitano per la nostra città per andare in Nord Europa spesso con figli piccoli».
Il problema, però, non può essere scaricato su Milano, ragiona l’assessore. «Visto che non vengono dal nulla, ma sono tutte famiglie sbarcate a Lampedusa o sulle coste del Mezzogiorno e arrivate qui in treno, ci vorrebbero misure di coordinamento nazionale. E invece non mi risulta che il governo si stia attivando in alcun modo per riuscire ad accompagnare questo flusso».
«PREDA DI SCIACALLI» – Eppure la situazione è a rischio. «Perché si tratta di soggetti fragili – continua Majorino -. Tra i gruppi arrivati in stazione ho visto bambini anche di pochi mesi». E poi perché sono preda di «sciacalli»: «L’ha scritto anche il Corriere ed è visibile a occhio nudo: vengono avvicinati da mercanti di uomini, non saprei come altro chiamarli, che tentano di organizzare illegalmente la loro migrazione. Persone che in cambio di soldi promettono un viaggio verso chissà dove. È una cosa che non possiamo accettare».
Che cosa potrebbe fare il governo? A che tipo di intervento pensa? «Si possono fare scelte diverse, e vanno tutte bene. Innanzi tutto, non bisognerebbe abbandonare queste persone dopo lo sbarco, ma seguirle, informare le istituzioni del Nord del loro arrivo.
«CORRIDOIO UMANITARIO VERSO LA SVEZIA» – Poi si potrebbe pensare a soluzioni come quelle trovate in seguito all’arrivo in massa dei tunisini, due anni fa: permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari». Che permettono di individuare chi attraversa il Paese, ma lasciano anche possibilità di attraversare le frontiere nell’area Schengen: la maggior parte di queste famiglie è diretta verso il Nord Europa. Soprattutto la Svezia: «Ecco – continua Majorino – dal momento che Stoccolma è disposta ad accogliere rifugiati, perché i due governi non si mettono d’accordo e creano un corridoio umanitario europeo per lasciarli passare?». O ancora, «si potrebbe sospendere il regolamento di Dublino II», che costringe i rifugiati a fare domanda d’asilo nel primo Paese europeo in cui sono arrivati, in questo caso l’Italia. «Ci sono diverse modalità possibili per garantire una migrazione in condizioni trasparenti – conclude l’assessore -: l’importante è aprire gli occhi e non far finta di nulla».