Pozzallo, polemica al centro di accoglienza «I migranti non hanno mai buttato il cibo»
DaCtzen
Nei giorni scorsi un dipendente del Cpa di Pozzallo ha inviato alcune foto a un quotidiano locale che testimoniavano decine di piatti pieni di cibo buttati nella spazzatura. Immagini che hanno fatto il giro del web, facendo ricadere la colpa sugli immigrati, colpevoli di essere «schizzinosi». Un’altra operatrice, contattata da CTzen, difende gli ospiti. «Quegli scatti sono veri, ma il problema sta nella comunicazione dei numeri effettivi alla ditta che prepara i pasti e nell’assenza di una rete di associazioni autorizzata a cui dare quello che avanza».
«Gli ospiti del centro di prima accoglienza di Pozzallo non hanno mai buttato il cibo, al massimo vengono da noi e ci chiedono di cambiarlo». A parlare è un’operatrice del Cpa del centro del Ragusano, dove nei giorni scorsi sarebbero state scattate alcune foto con decine di piatti pieni di pasta, carne e patate buttate nei bidoni della spazzatura. Le immagini hanno fatto il giro del web e dato il via a speculazioni e insulti nei confronti degli immigrati definiti «schizzinosi» nei gusti. Dagli scatti non è possibile affermare con certezza che si tratti proprio del centro per migranti di Pozzallo, non ci sono etichette o elementi contestuali chiari.
Ma l’operatrice contattata da CTzen e che preferisce rimanere anonima conferma: «Sì, quelle foto vengono dal Cspa e purtroppo non è una novità. Va avanti così da mesi per due motivi. Il primo è che noi contiamo i migranti la mattina, ma quasi sempre nel corso della giornata molti scappano o si allontanano per tornare la sera, così il numero comunicato all’azienda che produce i pasti non coincide mai con quello effettivo. Altro fattore è che non esiste una rete di associazioni o soggetti autorizzati a cui dare il cibo che avanza e che quindi siamo costretti a buttare». Versione confermata anche dalla referente del comune di Pozzallo nel Cspa, Virginia Giugno: «Siamo tenuti a fornire un pasto a ogni migrante registrato, se nel frattempo alcuni scappano o si allontanano, il numero di piatti per quel giorno rimane comunque quello».
La legge non fissa un chiaro limite temporale per il periodo di permanenza nei Cspa, ma afferma che si tratterebbe del tempo strettamente necessario all’espletamento delle operazioni di prima assistenza e soccorso dei migranti sbarcati sulle coste italiane. In teoria non si dovrebbe andare oltre le 48 ore, nella realtà invece si arriva anche a settimane e mesi. Facile che in queste condizioni i migranti non rimangano tutta la giornata all’interno del centro. «Nell’ultimo periodo, a causa dei continui arrivi, c’è necessità di liberare il centro rapidamente. Quindi i migranti non rimangono a lungo, in passato restavano anche per più di un mese», spiega Giugno.
Il centro di Pozzallo è uno dei primissimi punti di accoglienza per le migliaia di immigrati che giungono in Sicilia. La ditta che provvede ai pasti è la Clean Service di Pescara che ha le cucine a Ispica. «Nei mesi scorsi ragazzi di diverse nazionalità sono venuti a parlare con noi operatori perché molti avevano difficoltà a digerire il cibo, diverso da quello a cui erano abituati a mangiare. Abbiamo raccolto le loro richieste, più riso e meno pasta ad esempio, e le abbiamo girate alla ditta. Ma mai gli ospiti hanno buttato il cibo». Solo in un’occasione, nei mesi scorsi, si sono rifiutati di mangiare. «Hanno usato il digiuno come forma di protesta a causa delle lungaggini per i trasferimenti», precisa l’operatrice.
Le foto che hanno sollevato il caso sarebbero state scattate da un operatore del Centro e inviate al Corriere di Ragusa. Alla base della denuncia, spiega la dipendente, «potrebbe esserci la frustrazione di chi fatica ad arrivare a fine mese, riceve lo stipendio con grande ritardo, magari chiede di portare a casa quei piatti rimasti e si vede rispondere con un divieto assoluto». Il problema dei pasti in più si ripresenta negli ultimi giorni a causa del mese del Ramadan, iniziato il 28 giugno, e durante il quale i fedeli musulmani possono mangiare solo dopo il tramonto e prima dell’alba. Anche in questo mese i pasti saranno forniti sia a pranzo che a cena per il numero degli ospiti del centro. Saranno poi i migranti a scegliere se mangiarli durante la notte. «Sarà nostra cura evitare la pasta o altri alimenti che si conservano difficilmente, seguiremo una dieta particolare», conclude la referente del Comune.
Salvo Catalano