Migranti, “Ma quali untori, sono giovani e stanno bene”
daDire
ROMA – Nel 2013 i flussi migratori via mare verso l’Italia si sono intensificati, aumentando di ben 4 volte rispetto al 2012. Da un totale di 62.692 migranti, di cui 4.209 minori non accompagnati, nel 2011, si è passati a 7.928 minori su 40.244 nel 2013 (1 su 5). A crescere, in particolare, soprattutto il numero di donne (5.467) e di minori (8.336). Per quanto riguarda quest’ultimi, 3.104 sono arrivati nel nostro Paese accompagnati da almeno un genitore (per lo più siriani), mentre 5.232 sono quelli arrivati da soli (siriani, egiziani e somali). E se Lampedusa è stato il punto di approdo per il maggior numero di migranti (14.088), è invece la provincia di Siracusa l’area che ha accolto il maggior numero di bambini e adolescenti (3.599). Ma qual è oggi la situazione? E soprattutto, qual è lo stato e il profilo di salute dei migranti che arrivano sulle nostre coste? Per saperne di più la Dire ha intervistato Mario Affronti, presidente della Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni).
– Qual è generalmente lo stato di salute dei migranti appena sbarcati?
“Il loro stato di salute è abbastanza buono, anche perché generalmente si tratta di giovani ragazzi. È chiaro che molto dipende dalle condizioni in cui avviene la navigazione, ma in linea generale l’emergenza sanitaria allo sbarco è legata per lo più a patologie da agenti fisici: penso a colpi di sole, colpi di calore, assideramento. Frequenti possono essere anche le lesioni da decubito dovute alla posizione forzata e senza possibilità di movimento sui barconi, aggravata da agenti chimici quale l’acqua salmastra oppure il gasolio che spesso sporca i luoghi in cui i naviganti transitano. Tra le patologie indotte o aggravate dalla condizione del trasporto, poi, c’è soprattutto la disidratazione che spesso causa gravi insufficienze renali. Non bisogna dimenticare, infine, la condizione di molte profughe che approdano in stato di gravidanza, anche avanzata, o subito dopo aver partorito. E purtroppo non si tratta di donne che hanno iniziato la loro fuga dopo aver concepito, ma di vittime di gravidanze forzate, avviate a seguito di stupri. In merito abbiamo molte testimonianze di nostre pazienti, che hanno subìto stupri per lunghi periodi durante la detenzione in Libia, e per loro la protezione della salute psichica diventa fondamentale”.
– Secondo il segretario generale della Lega Nord, Matteo Salvini, gli sbarchi portano malattie (tra cui scabbia e tubercolosi) e provocano un rischio sanitario. Qual è il suo pensiero?
“Sono affermazioni assolutamente strumentali, messe apposta in campo per ingenerare la paura del diverso, soprattutto in periodo elettorale. Non c’è nessuna base scientifica per quanto riguarda questo problema. A Lampedusa c’è stato un solo caso di tubercolosi, ma noi medici sappiamo bene si tratta di una malattia tipica sociale, dovuta a condizioni tipiche di povertà. Certo, è normale che le condizioni del viaggio prima, durante e dopo, possano determinare una recrudescenza della tubercolosi, ma più che di malattia infettiva parlerei di malattia sociale. Per il resto, ripeto, si tratta soprattutto di giovani ragazzi che stanno bene dal punto di vista fisico”.
– L’operazione ‘Mare Nostrum’ prevede anche una sorveglianza dal punto di vista sanitario?
“Assolutamente sì. Esiste un controllo specifico relativo ai pericoli che potrebbe insorgere sull’importazione di determinate malattie, ci sono dei medici a bordo e, in caso di malattie di una certa gravità, queste persone non scendono dalle nave ma vengono portate in posti messi in campo ad hoc dal ministero. Da questo punto di vista il sistema di sorveglianza funziona bene, e non capisco perché gli infettivologi debbano mettere in giro la solita ‘sindrome dell’untore’, di manzoniana memoria. Mi occupo di immigrazione dal 1987 e questa è una questione che periodicamente, e direi anche stupidamente, viene a galla”.
– Ci può aggiornare sui dati?
“In questi ultimi mesi c’è stata un’ulteriore crescita. Al 10 maggio gli immigrati in generale nel nostro Paese erano più di 30mila; oggi, quindi nel mese di giugno, siamo arrivati a oltre 40mila. È poi aumentato il numero di donne e bambini, con Mali al primo posto e Gambia al secondo, ed è di fatto il porto di Augusta, in questo periodo, quello che accoglie più migranti”.
– I migranti sono spesso persone coraggiose in grado di lasciare il proprio Paese ed affrontare viaggi al limite dell’umano. Eppure la loro psiche, una volta arrivati in Italia, risulta essere molto fragile: perché?
“Queste persone perdono la loro identità perché si ritrovano in non-luoghi, quali i centri di identificazione ed espulsione, dove vengono trattati come numeri e allontanati dalle proprie comunità di appartenenza. In genere poi accade che, soprattutto i minori non accompagnati, partono in gruppi di 4 o 5 ma poi vengono separati, e questo rappresenta per loro un grosso problema identitario. Nei centri di accoglienza, inoltre, i migranti sono costretti a convivere con persone che neppure conoscono, e molto spesso litigano tra di loro anche animatamente, perché appartengono ad etnie diverse, oppure subiscono violenze. Insomma, la psiche di chi affronta esperienze del genere è fragile perché subisce una depersonalizzazione completa”.
– La novità più importante introdotta quest’anno, in materia di migranti, riguarda il regolamento Dublino III. In cosa consiste?
“Il regolamento stabilisce nuovi criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale. Mi spiego meglio: prima di Dublino III, il paese in cui veniva presentata la domanda, diventava il paese di destinazione, nonostante molti dei rifugiati o richiedenti asilo non volessero rimanere in Italia ma andare in altri posti soprattutto del nord Europa. Questo nuovo regolamento, invece, tiene conto della possibilità del ricongiungimento familiare, del benessere e dello sviluppo sociale del minore, delle considerazioni di sicurezza per il problema della tratta degli essere umani, nonché dell’opinione del minore secondo la sua età e maturità. Il problema è che non viene applicato quasi mai”.
– Dopo l’arrivo dei migranti c’è l’obbligo costituzionale di garantire in termini di cura e prevenzione la salute globale, compresa quella psichica. Ma quanto realmente viene fatto? Quali sono le maggiori criticità nel nostro sistema di accoglienza?
“La maggiore criticità, senz’altro, riguarda il tempo eccessivamente lungo per l’accoglienza nella comunità. Quasi sempre accade infatti che i migranti, soprattutto se minori non accompagnati, scappano dai centri di primissima accoglienza e per questo non c’è tempo di mettere subito in campo tutte quelle norme necessarie. Ma penso anche ai tempi lunghi per la nomina dei tutori, nonché dei sindaci pro tempore negli uffici dei servizi sociali. Per quanto riguarda il problema della salute psichica, poi, noi pensiamo che sia fondamentale garantire un’assistenza clinica immediata per la gestione psichica dell’esperienza traumatica vissuta dai migranti, con opportune procedure di debriefing, le stesse che normalmente sono applicate in casi di catastrofi naturali e per le quali ci sono ampie competenze nel nostro Paese per offrire condizioni di vita che aiutino il recupero”.
– Per concludere… Bisognerebbe prevenire non solo tragedie, ma anche la salute. Qual è il suo suggerimento?
“Con l’operazione ‘Mare Nostrum’, che pure finora ha salvato tante vite umane, aumenta sempre di più il numero di persone che arrivano nel nostro Paese in barche fatiscenti. E se continuiamo ad agire in questo modo, non facciamo altro che foraggiare il commercio criminale della carne umana. Allora, quello che noi con forza sosteniamo da tempo, sono i corridoi umanitari”.
Carlotta Di Santo