Mentre i migranti di Ispica marciano in protesta verso Modica, i ragazzi di Pozzallo si preparano a nuovi spostamenti
E’ di mercoledì scorso la notizia che alcuni migranti, di età
compresa fra i 14 e i 17 anni, hannomarciato sotto il sole cocente del pomeriggio dal centro di Ispica al polo commerciale di Modica, percorrendo a piedi
la trafficata strada statale. Parecchi automobilisti di passaggio hanno notato l’insolito
corteo, scortato ad un certo punto dalle Forze dell’ordine, che invitavano a
proseguire i pochi fermatisi per avere informazioni per fare scorrere la
circolazione.
Questi ragazzi, 22
in tutto, non sono i primi ad attivare una protesta del
genere. Per le strade e nelle cittadine rendono visibile la loro presenza ereclamano i loro diritti, nonostante la maggior parte di essi, soprattutto i
minori che dovrebbero seguire un iter di tutela ben preciso, siano trasferiti
frequentemente da un centro all’altro. E infatti, nei giorni scorsi, 8 di loro
sono stati ritrasferiti presso la struttura di Augusta, mentre gli altri nel
centro per minori di Priolo.
A pochi chilometri da Ispica, continuano gli spostamenti
dei minori migranti anche nel comune di Pozzallo. Come ormai da prassi,
anche dopo lo sbarco della sera di Ferragosto, dal CSPA vicino al porto alcuni
minori sono stati temporaneamente alloggiati nella struttura centrale di piazza
San Pietro, operativa già da tempo. Visti i grandi numeri, questa volta molti
sono stati sistemati anche al Palazzetto dello Sport e in un centro in contrada
Scaro, nella zona periferica della città, sulla strada che conduce alle
campagne in direzione di Ispica. I migranti presenti in queste strutture
possono uscire liberamente e in molti ne approfittano per andare al mare o girare la città. Intorno ai minori
insediati in contrada Scaro è divampata però immediatamente la protesta di
alcuni cittadini. Infatti, da come mi raccontano alcuni di loro, nei giorni
scorsi, diversi proprietari di abitazioni vicine al centro di temporanea accoglienza,
hanno accusato i migranti di vagare per la campagne e i giardini compiendo
piccoli furti (a volte rubando mandorle o primizie dagli alberi) e di disturbare
la quiete pubblica con le loro passeggiate serali nei dintorni, inspiegabilmente
percepite come più moleste delle rumorose combriccole di turisti che hanno invaso
le vie della città per il Ferragosto. Conseguentemente a ciò, ecco che i
migranti vengono spostati dalla zona Scaro verso il Palazzetto dello Sport,
dove stendono i loro materassi accanto ai coetanei che dormono lì ormai da
giorni. “I ragazzi la mattina passeggiano sul lungomare, cercano un po’ di aria
fresca, che dentro il palazzetto dormono tutti ammassati, in un unico spazio”,
dicono alcuni cittadini pozzallesi che li incrociano vicino al centro e si
interrogano sulle condizioni di questi giovanissimi.
Tutto ciò in un luogo
che per questi ragazzi è comunque sempre di transito, essendo Pozzallo la
cittadina del primissimo approdo,i cui centri sono funzionali solo
all’identificazione e alla ricerca di una collocazione adeguata per questi
minori. Ma ecco che arriva la notizia di un nuovo spostamento all’interno del
comune. L’amministrazione comunale pozzallese ha infatti da tempo pensato di
riunire in un unico luogo i giovani migranti, lasciando libero anche la struttura
di piazza San Pietro, ma la situazione ieri è sembrata quasi precipitare
all’improvviso.
Incontro dei ragazzi ospitati nel centro in piazza già nel
pomeriggio, mentre passeggiano per Modica, insieme agli operatori che li hanno
portati per una visita alla città. Scambiamo tranquillamente le solite due
chiacchiere, sulla loro gita, il caldo insopportabile, i turisti. Altri
racconti mi aspettano invece qualche ora più tardi, quando scendo a Pozzallo e
incrocio gli stessi ragazzi nei pressi del lungomare. “Ci hanno trasferito allo
stadio” dice A.; “siamo tornati dalla gita e tutte le nostre cose erano già
state portate dall’altra parte, e noi siamo stati fatti scendere lì con il
pulmino”. Risalgo nei pressi di piazza san Pietro e altri migranti mi ripetono
le stesse cose: “dobbiamo andare via, ci portano da un’altra parte”. Rimango
esterrefatta davanti a queste affermazioni, mi sembra davvero assurdo un
cambiamento così repentino e senza preavviso, ma parlando con altre persone del
posto ritrovo gli stessi racconti. “I ragazzi dicono che hanno saputo del
trasferimento solo una volta tornati da Modica. Stanotte alcuni di loro hanno
deciso di dormire nei pressi della struttura di piazza San Pietro per protesta.
Non vogliono finire in un grande capannone o allo stadio con altri mille, e
hanno paura di non poter nemmeno più uscire liberamente una volta che
entreranno in questa struttura”, mi riporta P., che ha parlato con alcuni
minori del centro. “Noi non ci muoviamo da qui” mi dice A., indicando la
piazza, diventata ormai punto di ritrovo per i migranti della città e spazio
perfetto per improvvisare partite di calcio o biliardino. Resto sempre
perplessa ma capisco anche che tanta ansia e possibili proiezioni distorte del
futuro derivano dal sentirsi costantemente in bilico, appesi alle decisioni
altrui, senza poter essere padroni di un proprio spazio e tempo. Decido
comunque di ripassare l’indomani per seguire l’evolversi della vicenda, e
stamattina rivedo i migranti nella piazzetta e al centro. Mi dicono che hanno
passato la notte lì e forse saranno spostati prossimamente, ma hanno potuto
parlare con l’amministrazione e sono stati tranquillizzati.
Sembra evidente che
l’idea di un nuovo trasferimento, in attesa di una collocazione definitiva in
un centro dedicato a minori non accompagnati, porti nei ragazzi la sensazione
di essere privati anche di quei piccoli spazi e quelle abitudini quotidiane
che, seppure per brevissimo tempo, li aiutano a riacquistare dei punti fermi e
stabili nella giornata. Per questo anche nell’emergenza, è sempre
indispensabile tenere ben presente il passato e soprattutto il futuro di queste
persone.
Lucia Borghi
Borderline Sicilia Onlus