Il sistema Odevaine 1 e 2. L’ombra linga di “Mafia Capitale” sul CARA di Mineo?

Da Il settemezzomagazine
diGiuliana Buzzone – Giacomo Belvedere
L’onda sismica del terremoto giudiziario che sta facendo tremare Roma si è propagata sino al Cara di Mineo, il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, che ha accolto e accoglie migliaia di profughi richiedenti asilo (oggi circa 4.000) e in cui sono stati investiti dal 2011, anno della sua costituzione, ad oggi centinaia di milioni di euro. Le indagini sono ancora in corso ed è presto per dire se le scosse telluriche romane lasceranno indenne il centro di contrada Cucinella o se avranno effetti più devastanti.
Nell’inchiesta romana “Mondo di Mezzo”, coordinata dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, che sta scuotendo la capitale e sta portando alla luce la fisionomia degli intrecci tra le pieghe dell’amministrazione capitolina, tra insospettabili e ambienti malavitosi legati a Massimo Carminati ex estremista dei Nar, risulta tra gli altri coinvolto il dott. Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni e capo della polizia provinciale, arrestato per corruzione aggravata. Addirittura a lui si fa risalire un sistema, il “sistema Odevaine”, che opera in sintonia col mondo di mezzo in cui regna “il Nero” Carminati.
Nell’ordinanza firmata dal Gip Flavia Costantini per l’applicazione delle misure cautelari si legge che «la gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo riconducibile a Buzzi (braccio destro di Carminati) si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo». Odevaine, questa è l’accusa, avrebbe agito, dietro compenso, da collettore e distributore dei flussi di migranti alle coop di Buzzi e Carminati, attingendo a quel pozzo di San Patrizio che è il Cara di Mineo e approfittando della sua duplice veste di membro del Tavolo nazionale di coordinamento sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, ma anche di consulente del centro di accoglienza di Mineo. Ad entrambi i ruoli era stato designato da Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura del governo Renzi e uomo di fiducia in Sicilia del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, già Presidente della Provincia e primo soggetto attuatore del Cara di Mineo dal 2011 al 2013.
LE REAZIONI DI CASTIGLIONE, ALOISI, RAGUSA: “NOI NON POTEVAMO SAPERE” – Indignata è la reazione di Castiglione. In una nota, postata nella sua pagina Fb, il sottosegretario all’Agricoltura si dice arrabbiato e indignato: «Quali altri sentimenti potrei provare in merito alla vicenda che sull’inchiesta “Mafia Capitale” lo stesso Gip ha definito “sistema Odevaine”? Da presidente dell’Unione delle Province Italiane ho nominato Luca Odevaine come esperto al tavolo di coordinamento nazionale per l’emergenza Nord Africa 2011, aperto presso il Ministero dell’Interno con il Ministro Maroni. Come avrei mai potuto avere dubbi su un uomo che vantava un curriculum di incarichi prestigiosi e peraltro non legati nemmeno alla mia parte politica (Capo di Gabinetto di Veltroni quando era Sindaco, consigliere del Ministro Melandri, direttore della Polizia Provinciale con il Presidente Zingaretti), che è anche Presidente nazionale della Fondazione IntegrAzione, fondata da Legambiente». «Ora si scopre ­– prosegue nella sua nota Castiglione – un enorme sistema marcio che lo vede come attore, per cui a tutti quelli che eravamo estranei a quel sistema non resta altro che la rabbia e l’indignazione per quanto accaduto. E anche molta amarezza, perché l’emergenza immigrazione è stata ed è, soprattutto per la nostra terra, un impegno difficile e serio».
Anche Anna Aloisi, sindaco di Mineo e presidente del “Consorzio dei comuni Terra d’Accoglienza” a cui sono passate le funzioni di soggetto attuatore del centro di contrada Cucinella, reagisce con irritazione. «Qualche sciacallo – scrive sul suo profilo Fb il 6.12.2014 -vorrebbe deturpare l’immagine di Mineo e del Cara associando i tristi fatti avvenuti a Roma con Mineo. Il Cara Mineo è completamente estraneo ai fatti. Noi costruiamo e qualcuno vorrebbe gettare fango. Passano il loro tempo a parlare male del lavoro fatto da persone oneste che hanno deciso di mettersi al servizio della città! Non accetto che chi sta intere giornate a grattarsi la pancia getti fango su chi con grandi sacrifici lavora per la nostra Mineo. Accetto tutte le critiche costruttive da chi ama e costruisce per la città e non da chi vive a Mineo e non dà altro alla città se non fango! Tornatene da dove sei venuto». Nel burrascoso Consiglio comunale del 6 dicembre, in cui era all’odg la discussione del caso Odevaine, la maggioranza che appoggia il sindaco ha fatto secretare la discussione, perché vertente su dati sensibili.
Più diplomatico l’intervento di Paolo Ragusa, presidente del Consorzio Sol.co calatino, che allude alla vicenda senza far nomi: «C’è un sentimento di frustrazione – ha affermato il 4 dicembre 2014 su un’emittente locale – perché le notizie giornalistiche delle ultime ore non aiutano il sistema dell’accoglienza. Allora io per prendere il toro per le corna, colgo l’occasione e lo dico: io non lo so se i profitti della gestione dei centri equivalgono agli stessi profitti che si possono avere con attività illecite, traffico di stupefacenti. In questi giorni leggiamo questo sui giornali. Io non lo so, anche perché non ho il termine di paragone: per la gestione dei centri di cui mi occupo, per fortuna mia, non mi sono mai occupato di attività illecite e non ho neanche intenzione di farlo». Ragusa ammette che «la gestione di queste attività porta anche a degli utili importanti». «Però so di certo – chiarisce – che noi abbiamo fatto una scelta ben precisa, che è quella di destinare gli utili alla comunità, a beneficio della comunità locale e addirittura abbiamo creato una fondazione, la Fondazione di comunità Don Luigi Sturzo. E con quella fondazione in questi anni abbiamo pagato le bollette delle famiglie che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese, abbiamo dato un tetto a delle famiglie che non avevano una casa, stiamo aiutando il percorso di distribuzione degli aiuti alimentari. Noi abbiamo fatto la scelta di fare del nostro utile l’utile di tutti».
Si coglie in questi interventi, al di là delle diverse sfumature, dovute anche al temperamento personale, una comune di difesa: quella del “noi non potevamo sapere”. Odevaine viene scaricato senza mezze misure e nessuno si premura di appellarsi, come di solito si fa in questi casi, alla presunzione di innocenza. Come a voler cancellare in fretta la sua ingombrante e imbarazzante presenza dall’album di famiglia.
ODEVAINE E IL CARA DI MINEO: UN POZZO DI SAN PATRIZIO – In realtà, come vedremo, il ruolo di Luca Odevaine nel Cara di Mineo non è affatto marginale né può essere minimizzato. Il superconsulente del centro menenino viene individuato nell’inchiesta romana come l’uomo trasversale dell’emergenza migrazioni in grado di dirottare ingenti quantità di soldi pubblici ai gestori di cooperative e Sprar amici. Gli inquirenti spiegano il ruolo strategico svolto da Odevaine nell’assegnazione e distribuzione dei flussi migranti transitanti per Mineo verso i centri di accoglienza delle cooperative “amiche” legate all’organizzazione mafiosa romana: «La qualità pubblicistica di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione».
Il Tavolo di coordinamento sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, nacque nell’ambito dell’ENA (Emergenza Nord Africa) dichiarata il 12 febbraio 2011. Si trattava di una cabina di regia che a livello centrale doveva raccordare tutti gli interventi. Il Tavolo è rimasto operativo anche dopo la conclusione dell’ENA con l’obbiettivo di tenere costantemente monitorata la situazione e poter avanzare proposte per il miglioramento dello stato attuale dei servizi e di un’eventuale futura “emergenza”. Il Tavolo è composto dai rappresentati del Ministero dell’Interno, dell’Ufficio del Ministro per l’Integrazione, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Regioni, dell’Unione delle province d’Italia (UPI) e dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, ed è integrato, in sede di programmazione delle misure da assumere, con un rappresentante del Ministro delegato alle Pari opportunità, un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), un rappresentante della Commissione nazionale per il diritto di asilo e, a seconda delle materie trattate, con rappresentanti delle altre amministrazioni o altri soggetti interessati. Odevaine risulta essere membro effettivo del Tavolo in qualità di referente nazionale dell’Unione delle Province Italiane (UPI) per l’emergenza migratoria, già in coincidenza con l’istituzione del Tavolo di Coordinamento Nazionale Emergenza Nord Africa (ENA).
La sua posizione è inoltre rafforzata dall’essere presidente della Fondazione IntegrA/Azione, che – si legge nel suo sito istituzionale – «realizza specifici percorsi di formazione rivolti a tutti i lavoratori impegnati nella delicata pianificazione di una relazione d’aiuto (per il personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito dell’emergenza Nordafrica sancita dalla proroga del 12 febbraio 2011, e del Centro d’Accoglienza di Mineo in provincia di Catania, il più grande d’Italia)». Ma secondo gli inquirenti, che si basano su intercettazioni effettuate proprio sull’utenza telefonica della Fondazione, risulterebbe che la Fondazione stessa era una copertura per mascherare un centro di smistamento di favori alle coop di Buzzi e Carminati. Luca Odevaine, si apprende sempre dall’informativa, per non compromettere le sue possibilità istituzionali ha persino cambiato il proprio cognome per celare una precedente condanna risalente a 26 anni prima, come lo stesso riferisce intercettato in una conversazione. La cosa viene scoperta dall’amministrazione statunitense che gli nega il visto, nella fase preparatoria di un viaggio previsto nell’aprile 2014, mentre nessuna delle amministrazioni italiane presso cui lavorava nota il particolare.
Nell’impianto accusatorio si sottolinea inoltre lo stato di conflitto di interessi tra il ruolo esercitato al Tavolo nazionale per l’immigrazione, e quello di consulente svolto al Cara di Mineo. Odevaine per un lungo periodo infatti risulta consulente esperto del Presidente del “Consorzio dei comuni Terra d’Accoglienza”, soggetto attuatore del CARA di Mineo, incarico il suo cessato nel giugno 2014 per poter all’interno dello stesso Cara di Mineo essere assunto come collaboratore part-time, dopo aver vinto un bando di concorso per un posto nella “Progettazione, gestione e rendicontazione dei fondi europei” con un contratto dal giugno 2014 sino al dicembre 2015, ruolo sospesogli dopo l’arresto. Le parole dei Pm che affermano: «Odevaine è un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati» indicano la capacità di Odevaine, denominato in gergo nelle intercettazioni “il padrone”, di tessere una rete di relazioni e su quelle costruire un fitto sistema che «proprio in forza di quel ruolo», scrive il Gip, «artatamente era riuscito a custodire». In una conversazione intercettata tra Odevaine e il suo commercialista, il consulente svela come riuscisse a veicolare verso centri di accoglienza a lui collegati da interessi privati, i flussi dei richiedenti asilo di passaggio per il Cara di Mineo.
Luca Odevaine – intercettazione:
“… omissis… per cui su quello dovremmo quantificare… su Roma…
io a Roma gli ho fatto… cioè mi faccio avere… nei Centri che loro hanno a Roma… eh strutture… immobili che mettono a disposizione… li faccio avere… (inc.) cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale… e avendo questa relazione continua con il Ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù… anche perché spesso passano per Mineo… e poi… (salta per un secondo la registrazione)… da Mineo… vengono smistati in giro per l’Italia… per cui un po’ a Roma… un po’ nel resto d’Italia… se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara… (inc.) le strutture disponibili vengono occupate… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro… per cui su quello… io ho detto “guarda su quello… dobbiamo fa… perché finora… con Abitus noi lavoravamo nei centri che loro… omissis…”
Può darsi che il superconsulente millantasse un’influenza sul centro di accoglienza di Mineo sovradimensionata rispetto alla realtà, fatto sta l’organizzazione malavitosa prende sul serio le sue parole. Nell’informativa del Ros il pluri esperto risulta infatti a libro paga di Buzzi da tre anni, come riferiscono le intercettazioni ambientali, per un ammontare di 5 mila euro al mese, ottenuti attraverso fatturazioni false per coprirne le retribuzioni illecite e che venivano corrisposti attraverso versamenti in denaro sui conti correnti della moglie e del figlio di Odevaine, che li giravano poi all’indagato. Buzzi dice: «c’ho rapporti con Luca quindi va bene lo stesso.. lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… ed io ne piglio quattromila…». Vengono versati anche dalla Eriches 29 (Consorzio di Cooperative sociali espressione diretta del Gruppo cooperativo 29 Giugno) sui conti della moglie e del figlio di Odevaine somme pari a 117.200 euro, prive di giustificazione economica, che vengono poi per intero riversate sui conti dell’indagato.
Degno di nota per gli inquirenti è che Odevaine venga confermato attore in tema di immigrazione con l’entrata in vigore del decreto legislativo 21.02.2014, n. 18, continuando a partecipare al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione -, sempre in qualità di membro effettivo e referente nazionale dell’Unione delle Province Italiane (UPI) per l’emergenza migratoria. Dunque Odevaine continuava a lavorare indisturbato, nonostante fosse – come è scritto nel dispositivo – «un signore che siede al tavolo di coordinamento dell’immigrazione quale espressione dell’Unione Province Italiane, in forza di una nomina proveniente da un Presidente di Provincia che non è più tale, senza che nessuno se ne accorga, così consentendogli lo svolgimento di una funzione privo di qualunque legittimazione».
Ai fini dell’indagine risulta d’interesse anche la conversazione avuta dall’uomo di Buzzi con la collaboratrice Polselli nella quale chiedeva venisse redatto un report riassuntivo con l’indicazione delle strutture ricettive, da consegnare successivamente al Prefetto Scotto Lavina, conversazione che consentiva agli inquirenti di comprendere come Odevaine utilizzasse i propri canali istituzionali per veicolare le decisioni delle autorità competenti e facilitare i movimenti illeciti economici propri e degli imprenditori a lui collegati.
Luca Odevaine – intercettazione:
“allora per capirci… quella che è… lì c’è un direttore generale… dei servizi immigrazione… che era la PRIA… e adesso non c’è più… e non c’è nessuno al momento… sotto di lei ci stanno due direzioni centrali… una che si occupa di rifugiati politici… i richiedenti asilo… e l’altra… che è quella di Malandrino… che si occupa dei FEI… degli immigrati in generale…lei è un’idiota… poverina… non capisce un cazzo… però… per me va bene… perché in questo momento che non c’ha neanche il capo sopra di lei… si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna… questo diciamo… è il quadro…allora… a parte tutte le questioni di MINEO… e tutte le questioni relative a San Giuliano…che segue lei… e di cui le andrò a parlare… MINEO non c’è molto da dirgli… perché sta procedendo.. San Giuliano so… (inc.) la comunicazione dell’ok al Prefetto per firmare la convenzione… quindi… possiamo anche non metterglielo….”
…omissis…
“Lei ” è riferito al Prefetto Rosetta Scotto Lavina, che dal 15 settembre 2014 è il nuovo direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo; e che dal 1° settembre 2012 aveva già ricoperto l’incarico di Direttore Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo, sempre nell’ambito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.
Luca Odevaine – intercettazione:
“no allora dal punto di… lei mi ha chiesto… cioè io mi sono offerto di segnalarle delle strutture… pronte, immediatamente disponibili… eventualmente se c’ha… se è in difficoltà… di cui… alcune… sono di Eriches… allora… mettici “appunto”… poi qua sopra ci puoi scrivere… strutture immediatamente disponibili per… l’accoglienza… dunque eh (inc.) vabbè qua (inc.) però fammi una cortesia mettigli per prima quella di… di 400 posti a Castelnuovo di Porto (inc.)
Lo stesso Odevaine nella conversazione comincia a far riferimento a strutture di accoglienza e alberghiera da inserire nell’elenco Catania, Melilli, Piazza Armerina.
“poi sotto Catania… Catania eh (inc.) dunque puoi metterci struttura eh… sì capienza 400… 4-500 posti letto… struttura alberghiera a Catania… poi… ci dovresti mettere eh… Melilli, provincia di Siracusa… Melilli, provincia di Siracusa, struttura per… 200 posti, tra parentesi mettici, per cortesia… RSA… RSA… ex RSA… poi sem… a Piazza Armerina, provincia di…” “Enna… ci metti struttura alberghiera già utilizzata… alberghiera già… in utilizzo (inc.) per 150 posti… ampliabile fino… a 500… eh… e credo basta… fa ‘na cosa… questa qua… ex RSA… mettila in fondo… le altre due… Piazza Armerina e Catania le metti una vicina all’altra… proprio un appunto senza troppi…” “ghirigogori… e questo qua… chiaramente… sia queste di Roma… che queste di Piazza Armerina… e di Catania… loro che sono gestori diversi… però… se noi gli facciamo prendere… il… gli facciamo aprire i centri… insomma ci… ci coinvolgono nell’operazione…”
Seconda parte
Il ruolo esercitato al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo da Luca Odevaine, arrestato nell’ambito dell’inchiesta su “Mafia Capitale” per corruzione aggravata, non è affatto marginale né può essere sminuito o ridotto a quello di una semplice comparsa. Odevaine in realtà comincia ad essere presente al Cara di Mineo ben prima della data citata dal Gip (7 gennaio 2014). Infatti è nominato come consulente esperto del Presidente del “Consorzio Terra d’Accoglienza” il 29 luglio 2013, a seguito della deliberazione del Cda del 24 maggio 2013, proprio da quel Castiglione, che, in qualità di presidente dell’Unione Province Italiane dal 2009, lo aveva nominato nel 2011, ad essere referente per l’UPI del Tavolo di Coordinamento Nazionale Emergenza Nord Africa (ENA), in coincidenza con la sua istituzione. La nomina a consulente del Consorzio dei comuni che amministra il Cara di Mineo viene poi confermata dal suo nuovo presidente, il sindaco di Mineo Anna Aloisi il 7 gennaio 2014. La Aloisi spiega inequivocabilmente al Cda la necessità della conferma del dott. Odevaine quale esperto del Presidente in forza dell’«importante ruolo svolto dal suddetto professionista nei rapporti tra Consorzio e Ministero dell’Interno, in Roma».
Ma Odevaine risulta avere un ruolo non marginale nel Cara menenino praticamente sin dal suo nascere. Lo troviamo presente il 18 luglio 2011, quando il vice capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli consegna la struttura del Cara di Mineo all’allora presidente della Provincia regionale di Catania, Giuseppe Castiglione, nella qualità di soggetto attuatore (nominato dal Consiglio dei ministri) per la gestione del Centro di accoglienza per i richiedenti asilo politico. Luca Odevaine partecipa all’evento in qualità di membro del Comitato nazionale emergenza immigrati per conto dell’Unione province italiane. Nel marzo del 2012, prima della nomina a esperto consulente del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, risulta supervisore del Centro di Mineo, come estrapolato da una relazione redatta dopo la visita di una delegazione della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato al “Villaggio della solidarietà” di Mineo, dove si legge: «Giunta al villaggio, la delegazione (composta dai senatori Roberto Della Seta e Salvo Fleres) ha incontrato Sebastiano Maccarrone, direttore del centro, Giovanni Ferrera, responsabile dell’area amministrativa della Provincia regionale di Catania, soggetto attuatore per la gestione del centro, Luca Odevaine, componente del comitato di coordinamento nazionale emergenza Nord Africa e supervisore del centro, e Roberto Roccuzzo, componente del consiglio di amministrazione del Consorzio Sisifo, una delle cooperative che si è aggiudicata l’intera gestione dei servizi».
Il 19 luglio 2012, in occasione della visita ufficiale al Cara del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, Odevaine risulta essere, così come appare dal resoconto pubblicato nel sito del centro menenino, consulente dell’Ente e sempre come consulente interviene il 21 giugno 2012 al convegno organizzato dal Cara di Mineo in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. E in un incontro dei comuni del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, tenutosi a Mineo il 18 giugno 2013 sui disordini avvenuti al centro d’accoglienza di contrada Cucinella il 14 giugno, partecipa in qualità di responsabile delle relazioni istituzionali del Cara.
Inoltre Odevaine, a seguito della pubblicazione del bando per la nomina del direttore generale del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, si candida anche alla carica di direttore. Erano pervenute due domande, del direttore uscente, Giovanni Ferrera e di Odevaine stesso. Il Cda del Consorzio ritenendolo «utile e indispensabile al fine di dare anche continuità nella conoscenza dei fatti e della gestione» incaricava il dott. Ferrera, poiché aveva già maturato, relativamente alle funzioni richieste, esperienza nel centro Cara di Mineo durante il periodo della gestione straordinaria, ma il curriculum di «profondo conoscitore delle problematiche legate all’immigrazione» non lasciava indifferente lo scrivente, cioè Castiglione, che «intende nominarlo nella qualità di esperto».
Che i rapporti tra il Cara e Odevaine fossero ottimi lo testimonia anche il fatto che la Fondazione IntegrA/Azione abbia patrocinato la serata romana dello spettacolo teatrale “Mare nostrum”, firmato da Massimiliano Perrotta, con la regia di Walter Manfrè, andato in scena Il 26 novembre scorso presso il teatro “Golden” di Roma. All’evento hanno partecipato Giuseppe Castiglione, Anna Aloisi e Paolo Ragusa. In quell’occasione Giuseppe Castiglione ha confermato lo stanziamento quest’anno, di tre milioni di euro per il Consorzio dei Comuni Calatini, destinato alle azioni di formazione e di integrazione.
Last but not least, il dott. Odevaine nel giugno di quest’anno, oltre ai ruoli ricoperti, ha fatto parte anche della commissione giudicatrice le proposte relative al bando per la gestione dei servizi del Cara di Mineo. Ruolo a cui Odevaine non era nuovo, dato che lo stesso aveva fatto parte anche nel 2012 della commissione giudicatrice sempre per l’affidamento della gestione dei servizi del centro di contrada Cucinella. La gara di giugno è stata vinta dall’Ati (associazione temporanea di imprese) che ha come capogruppo mandatario il Consorzio Casa della Solidarietà, a cui le altre aziende facenti parte dell’Ati hanno dato l’incarico di trattare con il committente. Sono le stesse coop. e aziende che hanno gestito il Cara sinora: Sisifo, Sol.Calatino, Senis Hospes, Cascina Global Service, Pizzarotti e c. s.p.a, comitato provinciale della Croce Rossa Italiana. Rispetto al passato, dunque, cambia solo l’ente capofila: prima dell’ultimo appalto era sempre stato il Consorzio Sisifo, coinvolto l’anno scorso nella scandalosa gestione del Cpsa di Lampedusa.
Forte dunque della sua posizione privilegiata, con un piede nel Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, dove si prendono le decisioni, l’altro saldamente al Cara di Mineo, utilizzato come forziere umano a cui attingere l’oro nero dei migranti, Odevaine avrebbe dunque, stando alla ricostruzione degli investigatori, lucrato indisturbato per un triennio sull’emergenza immigrazione. Alcune intercettazioni, riferite dal quotidiano «Il Messaggero», farebbero pensare addirittura a un tariffario. In una conversazione con il commercialista Stefano Bravo, incaricato di trasferirgli il denaro illecitamente percepito all’estero, Odevaine monetizza la quota che gli spetta a persona: «Noi prima ragionavamo… Io ti do i mediatori tu me li paghi tot.. e io su quello ci guadagno… Invece adesso io ho detto facciamo un ragionamento: io ti do 100 persone, tu mi dai tot a persona. L’idea era di fare una media tra 80 centesimi e un euro e mezzo a persona grosso modo di margine di utile». Per quanto riguarda il Cara di MIneo, il superconsulente pretende però che gli utili siano raddoppiati, dato che il centro ospita ormai 4000 persone, il doppio di quelle previste all’inizio: «Mo’ abbiamo raddoppiato: ci sono 4mila persone all’interno a Mineo.. Non può essere sempre lo stesso importo e quindi siamo passati a 20mila euro. Su San Giuliano dobbiamo ancora quantificarlo, perché intanto per scaramanzia si farà i conti di quanto sarà l’utile».
L’ipotesi accusatoria, ovviamente, è tutta da verificare e deve passare al vaglio degli investigatori. Lo studio delle carte e gli interrogatori dei prossimi giorni serviranno a far luce sui molti punti oscuri. Ma certamente l’inchiesta “Mondo di Mezzo” getta più di un ombra sul “Villaggio della Solidarietà”, ubicato in quello che fu il “Residence degli aranci” in contrada Cucinella a Mineo.
UN ESEMPIO DI SPARTIZIONE DELL’ACCOGLIENZA – Quel che sembra chiaro è che a Roma vigeva tra le coop una ferrea logica spartitoria che non ammetteva deroghe o invasioni di campo. E chi sgarrava veniva richiamato bruscamente all’ordine. Nell’inchiesta romana compaiono, a titolo diverso, i nomi di due Consorzi che gestiscono i servizi al Cara di Mineo: la Casa della Solidarietà e Sol.co. La Casa della Solidarietà è un consorzio di cooperative sociali, vicine a Comunione e Liberazione di cui fanno parte, oltre alla Casa della Solidarietà stessa, tre cooperative: Domus Caritatis, Tre Fontane e Osa Mayor, che nel Consorzio mantengono la propria autonomia. Nell’anno 2012 il Consorzio si aggrega con la cooperativa La Cascina, colosso della ristorazione da 150 milioni di euro annui. Nell’inchiesta romana sbuca il nome di Tiziano Zuccolo, (non indagato), presidente della Casa della Solidarietà e rappresentante dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, una delle cooperative capitoline maggiormente attive ed influenti nel settore del sociale. In una telefonata intercettata tra Zuccolo e Salvatore Buzzi, si ravviserebbe secondo i Pm una sorta di accordo in cui i due si spartiscono a metà un gruppo di profughi siriani.
Buzzi chiede a Zuccolo se i migranti siriani potessero essere alloggiati anche a Roma, e questi specifica che erano destinati in due strutture fuori Roma. Buzzi precisa al riguardo: «no, però arrivano altri centoquaranta m’hanno detto» e aggiunge: «si, si, si, so’ due e dieci in tutto».
Al che Zuccolo: «va be’, a Salvato’, noi l’accordo… l’accordo è quello al cinquanta, no?», ricevendo conferma dal suo interlocutore: «ok,ok, io sto, sto a preme’ per gli altri centoquaranta». Il Presidente della Casa della Solidarietà si complimenta con Buzzi: «eh, bravo, l’accordo è al cinquanta per cento, dividiamo da buoni fratelli, ok?». Secondo gli inquirenti tale scambio di battute tra Buzzi e Zuccolo consente, ulteriormente, «di acclarare l’esistenza di un accordo, in ossequio del quale i richiedenti asilo e rifugiati assegnati dall’ANCI al comune di Roma andavano divisi “al cinquanta per cento”, costituendo di fatto un vero e proprio “cartello” che rendeva di fatto molto più complesse analoghe possibilità d’impresa ad altre cooperative od associazioni presenti nello specifico settore».
Sulle attività dell’ente ecclesiastico “Arciconfraternita SS. Sacramento e di S. Trifone” anche la diocesi di Roma ha disposto un’ispezione. Come ha rivelato al settimanale «Famiglia Cristiana» il cardinale Agostino Vallini, sono state predisposte due visite canoniche all’Arciconfraternita. La decisione adottata è quella di «estinguere l’Arciconfraternita»: Vallini ha disposto da tempo che essa non sottoscriva nuove convenzioni con alcun ente pubblico né con cooperative di qualsiasi genere. Il suo nome compare ancora sul sito del Vicariato di Roma, solo perché «alcuni contratti stipulati in passato stanno arrivando a conclusione».
Sempre nelle intercettazioni appare il nome di Mario Monge (non indagato), presidente del Consorzio Sol.co di Roma. Buzzi si rammarica con lui del fatto che nell’appalto per la manutenzione ordinaria delle aree a verde delle ville storiche romane Sol.co stia pestando i piedi alla sua cooperativa Eriches 29, presentando un “poderoso progetto” (a detta di Buzzi) che aveva tutte le carte in regola per vincere l’appalto.
Secondo i pm la conversazione avvenuta il 14 maggio 2013 tra i due evidenzia «in maniera inequivocabile come Buzzi vantasse una notevole influenza nei confronti delle cooperative concorrenti, tanto che il Presidente del Sol.Co., di fronte a Buzzi che gli manifestava il proprio disappunto per il fatto che “stai proprio su di me”, si giustificava manifestando piena disponibilità a “trovare una soluzione se c’è un problema”». Nella conversazione che segue Monge si scusa per essersi involontariamente schierato contro Buzzi.
Conversazione tra Monge e Buzzi – Intercettazione:
Legenda: MM (Mario MONGE); S. (Salvatore Buzzi)
MM: (in ambientale) vorrei dire una cosa.
S. (Salvatore Buzzi): Mario.
MM: Salvatore, eccomi qua.
S: ma com’è che hai fatto quel poderoso progetto sul Servizio Giardini?
MM: non ho capito.
S: hai fatto la gara del Servizio Giardini, dieci lotti.
MM: ah, si, va be’, però… non sapevo… non mi han detto niente, io avevo parlato con… eh, con coso, se c’era spazio per un… un’offerta nostra, eh… e coso, come si chiama? Eh….Montani (Alessandro, ndr) mi ha detto: io ho detto: . cioè, però così io non sapevo niente…
S: eh, però… stai proprio su de me, me potevi anda’ su Montani, ma chi se lo inculava Montani.
MM: ma io non lo sapevo, non lo sapevo, me l’ha detto Montani, non mi ha detto chi partecipava, io…
S: senti ma se doves… se dovesse anda’ male… ci sono problemi?
MM: assolutamente no.
S: no, se dovesse anda’ male pe’ me che vinci te, dico (ride) mortacci tua!
MM: ah, ah no, se dovesse andar male in che… in che senso? Cioè, no, non è… vedia… proviamo a fa’, cioè, per me, io l’ho fa… l’ho fatta perché l’ave… l’avevan fatta fare cosi,ma non…
S: non è stra… non… non è strategica per te, no?
MM: come?
S: non e strategica?
MM: no, no
S: va bene, grazie, grazie
MM: però… considera che c’era… eh, io, io avevo… mi sono venuti a cercare Valà con una sua piccola cooperativa e l’Esempio, io non… manco sapevo che c’erano queste cose
S: va be’ poi me li vado a incula’ io a questi
MM: però, senti, vogliamo vederci un attimo, troviamo una soluzione se c’è un problema
S: va bene, se ci fossero problemi, non ci so’ problemi
MM: se ci fossero problemi, io spero di no che noi siamo fuori, però se ci fossero dei problemi fammi sapere.
S: d’accordo.
MM: e ci vediamo immediatamente, immediatamente.
S: tranquillo, tra… tranquillo.
MM: e io ti spiego come sono arrivati da me.
S: tranquillo, ok.
Alle 14.01, appresa la notizia che Eriches 29 aveva vinto la gara, Salvatore Buzzi inviava subito un sms di ringraziamento a Mario Monge della coop. Il Sol.Co.: «Ok grazie sei un amico».
Giuliana Buzzone – Giacomo Belvedere