Dignità – Diario tunisino del Forum Sociale Mondiale a Tunisi

Diario Tunisino, seconda parte

Di Francesca di Pasquale, Laboratorio Zeta

Ieri a Gafsa – la città
dell’interno da dove è partita la rivoluzione tunisina – c’è stato l’ennesimo
scontro fra minatori e polizia. In seguito alle operazioni di reclutamento
della compagnia mineraria nazionale e dopo la consueta selezione degli operai
non sindacalizzati, è partita la protesta. Che qua significa subito scontro
violento e assetto da guerra: come già altre volte minatori e popolazione in
strada hanno avuto la meglio, la polizia si è ritirata e sembra che la
selezione dei lavoratori sia stata rivista. Uno stand con le tute dei minatori
in catene cerca di attirare l’attenzione degli attivisti al campus dove si
svolge il FSM; ma degli scontri di ieri si parla poco o niente.

Mi racconta di Gafsa un gruppo di
anarchici tunisini ed europei che ha conquistato una piccola area all’interno
del campus. Contestano l’operazione di maquillage del governo islamista
attraverso il social forum e che regala ad Ennahda l’immagine di partito
democratico e inclusivo. Chi ci ospita a Tunisi ieri è scappato dal workshop al
quale stava assistendo, perché era “pieno di governativi”. 25 anni, studente di
psicologia è uno degli animatori dello Psycho Club, associazione studentesca
che da tre anni lotta non soltanto per le condizioni degli studenti
universitari ma anche per
inserire la pratica della psicologia in Tunisia nelle dinamiche sociali e nello
stesso processo rivoluzionario.

Eppure Ennahda non è l’unica
presenza governativa a questo Social Forum. Vi sono diversi segnali di un
progressivo e generale slittamento verso l’istituzionalizzazione
dell’attivismo. Vado allo stand del Brasile, uno dei pochi spazi dove c’è una
buona connessione internet, elemento che chiaramente garantisce un costante flusso
di persone. Alla casa brasiliana è tutto molto efficiente, ben organizzato,
dinamico. Con le sue ‘cartografias’ per comprendere le dinamiche politiche e
sociali del 21° secolo, l’associazione brasiliana GRAP dà un contributo
rilevante al dibattito e fornisce strumenti di analisi innovativi. La presenza
brasiliana al FSM è sponsorizzata direttamente dal governo, attraverso una
operazione molto attraente per studiosi e attivisti, seguita in diretta dalla
TV brasiliana. La parte sudamericana del BRICS continua ad avere un ruolo di
primo piano in Nord Africa, come già nella Libia di Gheddafi.

Anche l’Arabia Saudita, “regno
dell’umanità”, ha dato il suo contributo donando tende per il Campus. La
dotazione di tende arriva anche dall’ACNUR e vederle ovunque fra gli stand del
Campus è a dir poco spiazzante. Perché le ‘case’ dei rifugiati siano qua, per
gli attivisti e le associazioni, è inspiegabile, a patto di non voler
attribuire anche all’agenzia delle Nazioni Unite intenti ‘pubblicitari’ fra i
non governativi. Ad ogni modo quelle stesse tende erano state negate ai rifugiati
di Choucha che ne avevano fatto richiesta. La loro delegazione al FSM è
riuscita ad entrare dentro il Campus: a differenza di tutti gli altri movimentisti
che urlano slogan, loro non hanno altoparlanti, solo i loro lenzuoli pieni di
domande. E la domanda principale è rivolta all’ACNUR: perché non esistiamo nel
vostro “sistema di protezione”?

Francesca Di Pasquale, Laboratorio Zeta

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