CONTINUANO GLI ARRIVI SULLE COSTE MERIDIONALI DELLA SICILIA: SBARCHI AD AUGUSTA, PORTO EMPEDOCLE E POZZALLO

Le giornate del 24 e 25 settembre hanno visto l’arrivo di numerosi migranti anche nei porti della costa meridionale siciliana, per un totale di 834 persone che hanno sfidato la sorte in mare.
Nella serata di mercoledì 24 sono arrivati nel porto commerciale di Augusta 194 migranti, di cui 128 uomini, 63 donne e 3 minori, soccorsi nel canale di Sicilia da una motocisterna battente bandiera danese. Tra di loro una giovane donna nigeriana, di soli 25 anni, incinta di due gemelli e a cui si sono rotte le acque in mare, intercettata da una motovedetta di soccorso e fatta sbarcare a Pozzallo da dove ha potuto raggiungere velocemente l’Ospedale di Modica http://www.radiortm.it/2014/09/24/guardia-costiera-pozzallo-soccorre-donna-in-procinto-partorire-gemellini/.

Un’altra storia, che fortunatamente ha avuto un lieto fine, ma richiama la disperazione e la mancanza di alternative di chi sceglie di affrontare la traversata in mare.
Il pattugliatore Libra ha sbarcato invece nella mattinata di giovedì 25, 337 profughi a Porto Empedocle, dove continuano gli arrivi in queste settimane. Sono altri 303 i migranti giunti a Pozzallo, 241 uomini, 28 donne e 34 minori, attesi nella mattinata ma trasbordati al porto verso le 17 della stessa giornata,quando le condizioni meteo si sono stabilizzate. Ad attenderli in banchina le forze dell’ordine, i membri di Frontex, personale di Praesidium, Msf, medici dell’ASP e volontari di Croce Rossa e Protezione Civile. Provengono da Siria, Palestina, Gambia, Nigeria, Pakistan, e Nord Africa. Arrivano stipati sulla motovedetta che li ha recuperati, attendendo in piedi il loro turno per scendere a terra. Ragazzi, giovani donne con il capo avvolto in veli colorati e bimbi molto piccoli, per la maggior parte scalzi e con poco altro che i vestiti indossati. Si dice abbiano passato ben tre giorni in mare, tra cui le ultime ore caratterizzate da vento forte e diffuse precipitazioni anche in mare, prima di poter finalmente arrivare in porto. Un giovane ragazzo affetto da un malore, e ancora avvolto nel telo termico, viene fatto scendere per primo e accompagnato subito in ospedale. Lo seguono tutti gli altri, ordinati in fila indiana per avere un numero, essere fotografati e fatti salire sul bus, che li accompagna alla tenda medica e poi al CPSA accanto al porto, dove martedì c’è stata la visita di una delegazione parlamentare danese interessata a monitorare la situazione dell’accoglienza. Alcuni giornalisti riescono a strappare poche parole fugaci a chi rivolge verso di noi lo sguardo stanco, stupito e un po’ indagatore “Siamo palestinesi ma da molto viviamo in Siria”, “Sì, sono qui con la mia famiglia”, “Sono contento perché finalmente sono arrivato e sono sopravvissuto” dicono alcuni in un inglese un po’ stentato, dopo ore in cui probabilmente non hanno avuto nemmeno la forza di parlare. Un gruppo di giovani nordafricani, viene separato dagli altri in banchina: anche oggi continuano le investigazioni alla ricerca dei presunti scafisti già dall’arrivo a terra. Tra gli ultimi sale sull’autobus un uomo robusto che parla un chiarissimo italiano “sono stato in Italia 25 anni, certo che parlo bene italiano” afferma lasciando tutti quanti increduli. E testimoniando una volta di più la violenza di un sistema legislativo che troppo spesso invece di accogliere costringe a sfidare la morte chi vuole semplicemente cercare di migliorare la propria vita.
Lucia Borghi
Borderline Sicilia Onlus