Accoglienza, nuovo bando della prefettura per 1800 posti, il primo dell’era Salvini. «Molti migranti dal Cara di Mineo»

MeridioNews.it – Cinquantasei milioni di euro per un accordo biennale dal primo giugno: anche nella provincia di Palermo diventano concrete le disposizioni del ministero degli Interni. «Alcuni centri stanno già chiudendo. E si creeranno nuovi invisibili sul nostro territorio».

Foto di Gabriele Ruggeri

«L’accoglienza d’ora in poi sarà intesa esclusivamente come vitto e alloggio ai migranti, dell’integrazione al governo non frega più nulla». Il commento di Alberto Biondo, referente di Borderline Sicilia (che da 11 anni monitora l’immigrazione in Sicilia), giunge dopo la visione del nuovo bando di gara emanato dalla prefettura di Palermo «per l’affidamento dei servizi di gestione di centri di accoglienza»: poco più di 56 milioni di euro predisposti dal ministero degli Interni per un accordo biennale – dall’1 giugno 2019 al 31 maggio 2021 – che servirà a collocare nell’intera provincia 1800 migranti. Il bando era già stato organizzato nel 2017 e poi era stato sospeso con l’avvento del nuovo governo Lega-5stelle. Il nuovo capitolato e le disposizioni che aveva dato il ministero degli Interni erano infatti diverse rispetto alle indicazioni date precedentemente dalla prefettura di Palermo. Una vicenda che in realtà non aveva riguardato solo il capoluogo siciliano, ma si era ripetuta in molte parti d’Italia. Tante prefetture, infatti, nel 2018 hanno dovuto sospendere i bandi e rifarli.

È insomma la prima accoglienza dell’era Salvini. E si nota. Perché dai tanto discussi 35 euro a persona, concessi dai precedenti governi al mondo dell’accoglienza per organizzare tutti i servizi necessari a coloro che richiedono asilo in Italia, si passa per la prima volta agli attuali 26 euro a persona. «Di fatto chi si è organizzato per 35 euro a persona, con le spese già fatte, perde nove euro a persona per ogni ora – fa notare Biondo – E così si creano buchi difficilmente colmabili. Chi ci perde sono gli ospiti: il taglio è già stato fatto a livello di personale, non ci sono più operatori. In alcuni casi i migranti sono già in fase di autogestione. Oggi in molti centri non ci sono più mediatori, e ci sono operatori che restano soli durante il proprio turno cosicché se devono accompagnare qualcuno per sbrigare delle pratiche il centro resta scoperto. Infine i migranti spesso non riescono neanche a comunicare, proprio per l’assenza di figure specifiche come quella del mediatore».

Il bando della prefettura di Palermo è suddiviso in tre lotti. E a ciascuno di essi si può associare un diverso tipo di accoglienza. Il lotto A comprende la «fornitura di beni ed erogazione dei servizi di accoglienza per complessivi 300 posti presso i centri, siti nei Comuni della provincia di Palermo (compreso il capoluogo)» attraverso «singole unità abitative messi a disposizione del concorrente con capacità ricettiva da un minimo di 8 fino ad un massimo di 50 posti complessivi e con organizzazione dei servizi secondo modalità in rete» (cioè una singola comunità o centro che può mettere a disposizione, se li ha, più immobili). C’è poi il lotto B «per complessivi 990 posti presso i centri, siti nei comuni della Provincia di Palermo (compreso il capoluogo)», in questo caso mediante «centri collettivi (cioè un unico immobile, ndr) messi a disposizione dal concorrente con capacità ricettiva da un minimo di 20 ad un massimo di 50 posti». E infine il lotto C «per complessivi 510 posti presso i centri, siti nel Comune di Palermo, costituiti da centri collettivi messi a disposizione dal concorrente con capacità ricettiva da 51 a 80 posti»: una misura che sembra voler salvare i grossi centri di accoglienza del capoluogo siciliano, come ad esempio Casa Marconi in via Monfenera.

In ogni caso, secondo l’attivista di Borderline Sicilia, «sostanzialmente così si potranno garantire vitto e alloggio e servizi minimi che non prevedono più una costante presenza dell’operatore. Per esempio si potranno garantire anche solo quattro ore a notte di presenza e non più la classiche otto. Inoltre i mediatori culturali avranno a disposizione solo poche ore, la figura dello psicologo verrà cancellata e anche il medico avrà degli orari molto limitati. La nuova tipologia di accoglienza è quella di posteggiare le persone. Tenerle buone fino a quando la commissione, che ormai ha poche persone, giudicherà le domande dei richiedenti asilo». Anche a Palermo poi la stretta del governo Lega-5stelle sull’accoglienza si già è fatta sentire, come hanno testimoniato proprio i report di Borderline Sicilia.

«Alcuni cas stanno chiudendo – conferma ancora Biondo – Sia per la volontà del ministero dell’Interno di ridurre i numeri dell’accoglienza, sia per quella dell’ente gestore che, con numeri troppo bassi, non ha un ritorno economico che giustifichi un proseguimento. Palermo si trova già piena nelle strutture, per via delle distribuzione di molti migranti del Cara di Mineo che ha dovuto e che dovrà affrontare con questo bando. Inoltre chi potrà andare avanti nel mondo dell’accoglienza sono e saranno solo le grosse corporazioni e non più le piccole comunità, che spesso sono le migliori realtà. Va avanti solo chi fa finanza, coi diritti delle persone che diventano secondari. Vedremo adesso chi si presenterà a questo bando, se confermerà le nostre sensazioni».

In questo quadro, dunque, l’accoglienza rischia di diventare affare per pochi. Altro che fine della pacchia, come ha ripetuto più volte proprio il vicepremier Matteo Salvini. E quel che è peggio è che chiunque arriverà in Italia – ben pochi, a vedere i numeri esibiti dal Viminale – troverà un contesto ostico già a partire da quella che dovrebbe essere l’accoglienza, oltre a una percezione diffusa sempre più ostile. Con il rischio di creare vere e proprie polveriere, a Palermo come altrove. È il timore principale di Biondo. «In questo modo i migranti, in questa situazione così indefinita, o si incazzeranno o non avranno comunque modo di passare l’esame della commissione – osserva il referente di Borderline Sicilia – Quindi quello che succederà sempre più spesso sarà la revoca dell’accoglienza. Ci saranno cioè sempre più invisibili sul nostro territorio. Persone facili da sfruttare, come spesso avviene nelle nostre campagne ad esempio. Noi lo abbiamo comunicato già alla prefettura».

 

Andrea Turco