Abusi e torture: ordinaria amministrazione
Mentre
continuano gli arrivi dei nostri fratelli/sorelle nella nostra Sicilia, la
situazione nei centri di detenzione è sempre più esplosiva, anche perché come
detto mesi addietro la macchina organizzativa non è stata pensata per
l’accoglienza come “progetto integrativo” ma come sempre in emergenza. E
oggi si ripresentano come ogni anno le difficoltà dell’accoglienza……..ma
ovviamente chi paga le conseguenze di tutto ciò sono i migranti!!
Vogliamo
sottolineare le difficoltà che continuano dal punto di vista sanitario dei Cie,
dei CARA, dei CSPA ecc….e di tutte le strutture che sono disseminate nel
territorio siciliano che sono rimasti aperti dopo la fine dell’emergenza nord
africa, ed a cui le istituzioni (per esempio a Palermo) inviano i migranti che
non trovano posto nelle strutture ministeriali.
Dal
monitoraggio che effettuiamo in tutta l’isola riscontriamo sempre più problemi
di salute non risolti per due motivi principali:
1)
I migranti non abbandonano il posto di lavoro (nel più
assoluto sfruttamento e in condizioni di totale miseria) per non perdere la
misera paga giornaliera;
2)
Sempre più spesso per paura di venire “scoperti” dalle
forze dell’ordine i migranti non si fanno curare con conseguenze anche nefaste.
I
casolari intorno ai cara sono sempre più affollati sia per avere un aiuto dai
connazionali che sono dentro i centri (spesso e volentieri passano il cibo ai
più disperati….) e anche perché i “capolari” tutte le mattine un giro intorno
ai centri lo fanno sempre per “affittare” per un giorno la disperazione dei
ragazzi che sono disposti a tutto per 12/16 ore di lavoro (per 15 – 20 euro).
Questo
sistema crea molti problemi di salute come ci ha detto il dottor Affronti che
dirige l’ambulatorio migranti del policlinico di Palermo; il dottor Affronti ci
ha confermato un dato che avevano riscontrato durante l’incontro con emergency
e cioè che le provincie di Trapani ed Agrigento sono sprovviste di presidi
sanitari capaci di rispondere alle esigenze dei migranti (numerosi in queste
province sia per punto di approdo sia per presenza di centri di detenzione).
I
migranti per curarsi come si deve (dovrebbe essere un diritto di tutti)
dovrebbero farsi tantissimi chilometri e spendere tanti soldi per recarsi a
Palermo, unica città (insieme a Catania) ad avere una copertura completa dal
punto di vista sanitario.
Il
dottor Affronti presidente della S.I.M.M. (società italiana di medicina delle
migrazioni) ci ha detto che sono in cantiere dei progetti proprio nel trapanese
e nell’agrigentino (ma ci vogliono medici che mettono tempo e cuore) per tappare
una falla enorme del sistema sanitario.
Invece
per quanto riguarda i CIE il dottor Affronti è stato molto duro;
in
questi “luoghi non luoghi” vi è una deprivazione esistenziale e giuridica,
l’incertezza e la paura sono esasperate da mesi di attesa opprimente ed
incomprensibile…sono sempre più numerose le denuncie (quando gli avvocati
riescono a interagire con i propri assistiti)
sulla vita dentro i CIE con maltrattamenti che spesso restano impuniti.
Questa
situazione dal punto di vista clinico si trasforma nei CIE in una totale
interruzione di qualsiasi percorso terapeutico, anche perché non esistono
concorsi pubblici per i medici che operano nei CIE, ma i “dottori” vengono “chiamati”
dagli enti gestori spesso senza le competenze specifiche in campo
trans-culturale – una chiamata diretta a tempo determinato e con stipendi
spesso molto remunerativi e allettanti. La conseguenza di tutto ciò è la
complicità del medico (legato all’ente gestore) nel coprire eventuali violenze
e con l’autorizzazione o il silenzio assenso nell’utilizzare psicofarmac per
mantenere calma la situazione o per sedare eventuali rivolte!
Tali
limitazioni nelle procedure producono conseguenze molto gravi in termini di
tutela della salute individuale e collettiva, in particolare per coloro che
necessitano di cure essenziali anche continuativo, per patologie a carattere
infettivo (nei CARA la situazione migliora un po’, ma le difficoltà sono sempre
le stesse come i risultati sulla salute dei migranti).
Nell’ambulatorio
diretto dal dottor Affronti accedono tantissimi migranti con una percentuale
che si avvicina all’80% di migranti senza nessun documento; le patologie non
sono etno-culturali o esotiche, ma come per gli autoctoni sono malattie da
degrado e da esclusione sociale.
Inoltre
sono in forte aumento le pratiche medico legali che nell’ambulatorio del
policlinico in collaborazione con un pool di avvocati si portano avanti
(specialmente per le vittime di tortura che richiedono protezione
internazionale) anche con un supporto psicologico.
Appunto
per il fatto che sono in vertiginoso aumento aborti, abusi sessuali, torture
ecc. da qualche tempo è stato istituito un ambulatorio di etno psichiatria
diretto dalla dottoressa Monti, che permette di dare un risposta ad un problema
sempre più rilevante che aumenta esponenzialemente con il passare dei giorni ed
a cui le istituzioni non riescono (o non vogliono) mettere freno.
Alberto
Biondo per Borderline Sicilia