A MILO PER IL GIORNO DELLA MEMORIA
Nel giorno della memoria siamo andati a Trapani e dintorni per verificare lo stato dei CAS (centro di accoglienza straordinario) del CIE e del CARA.In uno dei tanti racconti della giornata si parla di campi di concentramento, di torture, orrore e annientamento …… purtroppo le differenze non sono tanto macroscopiche rispetto al CIE di Milo
Il paradosso di questo non luogo è che ad oggi nonostante la revoca della convenzione dell’ente gestore Oasi, ancora non si è riusciti a trovare un altro ente gestore che si prenda la patata bollente e gestisca il campo di concentramento (aveva vinto il bando la cooperativa Glicine di Bagheria ma si è tirata indietro), ma nonostante tutto è ancora aperto e a pieno regime.Così ad oggi il centro è gestito ancora dal consorzio Oasi a cui è stata data la revoca 4-5 mesi fa, con i dipendenti che non percepiscono gli stipendi dal mese di novembre e con gli stessi che hanno scioperato la scorsa settimana per 10 giorni, con conseguenze sullo stato già deficitario del centro, vergognose e incivili.Il consorzio Oasi non è più in grado di gestire il centro e manca di tutto dai vestiti al kit di prima accoglienza, farmaci (anche salva vita) e il cibo è molto scadente…. il caos assoluto. Un ufficio qualunque ad un controllo per verificare le norme igienico – sanitarie, sarebbe stato chiuso per sempre, invece in questo centro ancora ci sono 180 persone che vengono umiliate giorno per giorno. A Milo la quasi totalità delle persone trattenute ha manifestato problemi psicologici (in alcuni casi anche gravi) e spesso si verificano tentativi di suicidio. Abbiamo appurato che ci sono persone che non possono stare per convenzione dei diritti umani dentro Milo, ma la percezione è quella di una incapacità di prendere decisioni importanti anche da parte della prefettura che vorrebbe chiudere il centro per ristrutturare (adesso è questa la tattica) mentre dall’alto (ministero dell’interno) si continua a chiedere di non chiudere!Una grave violazione dei diritti si perpetua a Trapani in cui ci sono 78 Gambiani richiusi al CIE mentre ci sono 65 rinchiusi al CARA; provenienti da due sbarchi differenti uno da Pozzallo e uno da Augusta avvenuti nella prima metà di Gennaio. Quale criterio è stato usato per mettere un gruppo in un CIE e un altro gruppo in un CARA? Vorremmo capire, anche per questo abbiamo chiesto un incontro in prefettura.I Gambiani al CIE di Milo hanno saputo della diversità di trattamento e proprio nel giorno della memoria hanno cominciato uno sciopero della fame ed hanno portato tutti i materassi fuori dalle “celle” ed hanno chiesto delle spiegazioni che ovviamente ancora non sono arrivate. Per completare l’orrore delle scelte fatte uno dei Gambiani ospiti a Milo è senza un rene, quindi ha bisogno di cure e trattamenti particolari, ma visto che a Milo mancano anche le siringhe o un antiinfluenzale, immaginiamo che si aggraverà lo stato di salute. Ma soprattutto fatto ancor più grave, a Milo probabilmente ci sono tre minori. (Save the Children si è attivata per verificare).Oggi Milo è un non luogo dove appunto come nei campi di concentramento si annientano le persone!Proprio Milo, uno dei CIE più nuovi, è la prova del fallimento di questo sistema adottato dall’Italia (e in Europa), un luogo dove muore l’anima dei trattenuti forzati anche per circa due anni; è ovvio che la gente dentro Milo impazzisce e non solo i migranti, anche i dipendenti e le forze dell’ordine hanno problemi; tanto che anche loro sono consapevoli che l’unica salvezza per i migranti è la fuga (ultima tre giorni fa dal centro colabrodo).Abbiamo proseguito la nostra giornata della memoria visitando qualche CAS che la prefettura di Trapani ha istituito e continua ad istituire per ospitare le migliaia di migranti presenti nel territorio trapanese: si contano 1650 presenze di migranti suddivisi in quasi tutti i paesi trapanesi con i consorzi/cooperative Badia Grande e Insieme che la fanno da padroni. Anche il Vulpitta ha riaperto i battenti, o meglio la parte della struttura adiacente al famoso CPT (poi diventato per qualche tempo CIE) appartenente sempre allo stesso ente gestore, in cui si trova una casa per anziani; è diventato un CAS!Il nostro monitoraggio si è concluso al CARA di Salinagrande in cui sono presenti 302 ospiti; (da sottolineare che da questa estate Salinagrande è anche un CDA – centro di Accoglienza -, trasformazione avvenuta in una notte per liberare Lampedusa e portare gli eritrei che si sono rifiutati di dare le impronte digitali proprio al CARA) la struttura ovviamente è sempre in sovrannumero e quindi come per quasi tutto l’anno la palestra è utilizzata come grande dormitorio, con quasi 40 posti letto. Il problema è che la palestra è grande, ed il freddo e l’umidità non consentono ai presenti di dormire o ristorarsi; anche a detta del personale del centro, nonostante due coperte, il freddo non si riesce a vincere, la temperatura nella palestra è bassissima.Abbiamo appurato che lo sforzo della direzione del centro per migliorare le condizioni dei migranti è notevole, ma le problematiche in cui opera il CARA non consentono di lavorare serenamente e decentemente. Ci sono problemi strutturali che provocano continuamente dei disagi perché le tubature dell’acqua per esempio sono vecchie e si rompono in continuazione ciò significa non avere acqua in estate e averla fredda in inverno.Intanto le problematiche restano tante e gravissime: primo fra tutti i tempi per il rilascio dei permessi di soggiorno; la questura è ingolfata ed i tempi sono lunghissimi, come sono lunghissimi i tempi di attesa per l’audizione in commissione (più di un anno).La commissione di Trapani è “all’esaurimento”, infatti gli appuntamenti “nuovi” vengono dati per settembre ottobre ed ancora più di 500 migranti devono ricevere la data di audizione. Ciò significa che chi arriva oggi in Italia e viene portato a Trapani avrà la possibilità di essere ascoltato non prima del 2015!Inoltre gli inserimenti nel sistema SPRAR sono bloccati e a Salinagrande ci sono ospiti che hanno avuto un permesso di soggiorno da più di due mesi, ma sono nel limbo in attesa che si sblocchino le graduatorie.Questo non facilita il compito dell’ente gestore, che deve fronteggiare tutti i giorni proteste e banali liti per futili motivi, anche perché non ci sono attività che rendono la permanenza nel centro più vivibile. Nel centro di Salinagrande ci sono soltanto uomini (le famiglie e le donne sono state trasferite nei CAS della provincia) e per la maggioranza dei casi provengono dal Gambia, Somali, Mali e Pakistan. Grazie ad un piccolo finanziamento della prefettura è stato istituito un bus navetta gratuito per 50 posti che fa due corse al giorno da e per Trapani. Visto che è insufficiente per tutti i migranti la direzione ha stabilito che per prendere il bus è necessaria la prenotazione il giorno prima, anche questo ha creato e continua a creare malumori, perché l’alternativa è il bus di linea che si deve pagare.Altra innovazione è la carta prepagata; tutti gli ospiti (o quasi) hanno una carta prepagata che viene ricaricata settimanalmente per un importo pari a 17,50 euro, e possono utilizzarla sia per prelevare l’importo e sia per pagare direttamente nei negozi o nei supermercati. Purtroppo dobbiamo constatare che non tutti i negozianti e gestori di supermercati danno la possibilità di pagare con la carta perché impauriti dal “colore” del titolare della carta, segno di una chiara discriminazione.Altra criticità riscontrata è la salute dei migranti, sia perché come da tempo denunciato (anche dall’ente gestore) il CARA non ha stanze o spazi idonei ad accogliere persone con problemi psico-fisici di una certa gravità, e poi perché come nel CIE (anche se in misura totalmente diversa) persistono problemi di depressione non adeguatamente monitorati e trattati. Inoltre notevoli difficoltà si riscontrano con l’ASP di Trapani tanto che spesso gli ospiti presenti al CARA vengono portati direttamente negli ospedali di Palermo.Infine evidenziamo la situazione di chi deve rinnovare un permesso di soggiorno e che deve fare l’audizione in commissione; per questi migranti non c’è nessun luogo disponibile per vitto e alloggio, l’unica soluzione restano i caseggiati o le vecchie fabbriche abbandonate nei pressi del CARA. Stessa situazione ben più critica per i permessi “Dublino” che prima devono subire la beffa del ritorno in Italia (situazione di partenza) e poi devono vagare fra una casa abbandonata e una tendopoli, fra l’essere sfruttato in campagna o pulire i vetri alle automobili ai semafori, in attesa essere ascoltati nuovamente dalla commissione; questa odissea finisce quando si libera un posto nel CARA, così almeno hanno un posto dove dormire, ma ricomincia un periodo lunghissimo in attesa della commissione. Nell’ultimo periodo a Salinagrande sono state avviate 10 pratiche per i casi Dublino. Probabilmente 10 fortunati che hanno avuto accesso alla struttura. Nel giorno della memoria un pakistano ha avuto, dopo un iter interminabile, riconosciuto l’asilo politico, ed è stato bello vedere le lacrime di gioia.Uno su mille ci riesce. Almeno nel giorno della memoria.Alberto Biondo Borderline Sicilia Onlus