Salinagrande, segni di percosse su migranti del C.A.R.A.
Report 11-15 Maggio 2012
Sin dai primi giorni della nostra attività di monitoraggio presso il C.A.R.A di Salinagrande avevamo registrato un clima piuttosto ostile da parte dei gestori e degli operatori del centro nei confronti della comunità tunisina in particolare. Non è una novità che i tunisini in Italia siano considerati migranti scomodi, perché provengono da un contesto che li ha resi consapevoli dei loro diritti ed inclini alle rivendicazioni.
La cosiddetta “emergenza nordafricana” ha avuto anche qui come diretta conseguenza dinieghi di massa ai tunisini presenti nel Centro, specie se arrivati dopo il 5 aprile 2011. Tra questi ci sono ragazzi che da circa un anno continuano a sentirsi ripetere da chi dovrebbe accoglierli che per loro è impossibile rimanere in Italia e che “presto saranno rispediti a casa loro”. La continua pressione psicologica non fa altro che aumentare le tensioni e creare disagio tra gli ospiti del Centro. Alle vessazioni verbali si sono aggiunte anche aggressioni fisiche.
Secondo quanto riportato da diversi residenti del centro, ci sarebbero stati due casi di percosse e violenze nei confronti di alcuni ragazzi tunisini che condividevano una stanza del centro.
La prima sarebbe stata perpetrata proprio degli operatori del Centro che avrebbero fatto irruzione nella notte, strattonando e malmenando i ragazzi, intimandogli di lasciare la stanza per fare posto a due famiglie da poco accolte nel centro.
Testimoni, non solo tunisini, ci hanno assicurato che non era stato precedentemente chiesto verbalmente di lasciare la stanza, ma si sarebbe arbitrariamente deciso di agire direttamente con un’irruzione.
Abbiamo modo di pensare che tale azione sia dovuta alla presenza scomoda, per i gestori del Centro, di questo folto gruppo di persone, che nel loro Paese hanno avuto la possibilità di studiare e di imparare diverse lingue. Molti di loro infatti, un po’ la vicinanza geografica, un po’ perché spinti dalla forte attrazione per il nostro paese, parlano bene l’italiano e non hanno paura di muovere critiche verso un sistema che non funziona, come appunto quello del C.A.R.A.
Questo gruppo interpreta i dissensi e le lamentele diffuse e condivise tra gli ospiti del centro, e trovandosi in una posizione strategica, poiché sono gli unici in grado di comunicare sia con gli italiani che con i francofoni o gli anglofoni è stato preso di mira. Ci è stato riportato che alcuni di loro, tra cui quelli sloggiati con la forza, sono stati separati e sparpagliati in camere diverse con gruppi di richiedenti asilo provenienti da altri paesi.
La seconda aggressione subita dai due giovani tunisini è stata causata proprio da questa separazione. Una notte, mentre dormivano, sono stati nuovamente assaliti e buttati fuori dalla stanza in cui si trovavano. Questa volta i responsabili sarebbero però sei afghani, già residenti nella stanza dove erano stati appena trasferiti i due tunisini.
Probabilmente il timore di una retata notturna delle forze dell’ordine (di quelle che frequentemente hanno visto coinvolti i tunisini, svegliati e perquisiti nel cuore della notte dalle forze dell’ordine presenti nel centro) è stato il movente del gesto.
Ancora una volta ci sono diversi testimoni secondo i quali gli operatori del centro non sono intervenuti a placare i tafferugli, anzi, avrebbero lasciato i ragazzi in balìa della furia dei loro aggressori. Su uno di loro abbiamo visto evidenti segni di graffi e lividi, che però il ragazzo si è rifiutato di farsi curare in ambulatorio.
È evidente che ancora una volta lo spirito di vera accoglienza che dovrebbe essere garantito ai richiedenti asilo viene meno, mentre il clima nel centro è sempre più teso e invivibile. E ciò sulla pelle di persone che devono già fare i conti con storie personali difficili, che le hanno costrette alla fuga dai loro paesi.
Segnaliamo inoltre la presenza di due ragazzi ghanesi, neo-maggiorenni, appena usciti dal Centro per minori di Salemi. I due ragazzi non parlano italiano, nonostante siano arrivati in Italia da un anno e siano stati “accolti” in un centro per minori stranieri non accompagnati, che dovrebbe garantire ai minori stranieri dei reali percorsi integrativi, partendo quanto meno dall’insegnamento della lingua.
Infine si ripresenta il problema dei richiedenti asilo che dormono fuori dal C.A.R.A., sia in strutture abbandonate e fatiscenti nelle vicinanze del Centro, sia, in condizioni di totale insicurezza, lungo i binari della vicina linea ferroviaria.
Diana Pisciotta e Giorgia Listì