Salinagrande: miglioramenti della condizione abitativa ma persistono gravi problemi e si intensificano i controlli della polizia “ a caccia” di irregolari
Ancora critiche le
condizioni di parte della comunità tunisina di Trapani. Dopo le pressioni, il
Cara di Salina ha autorizzato l’ingresso agli ultimi tunisini rimasti fuori; da
quando abbiamo iniziato il monitoraggio a febbraio abbiamo intercettato circa
30 i richiedenti di varie nazionalità
che vivevano nelle campagne di Trapani, nei dintorni di Salinagrande,
dormivano in stabili abbandonati, bevevano l’acqua delle fontane pubbliche di
Trapani e mangiavano quanto i connazionali riuscivano a procurargli; adesso
anche gli ultimi sono stati accolti nel Cara, dopo che avevano perso il diritto
di ospitalità per essersi allontanati in cerca di lavoro.
Durante lo scorso
sopralluogo il 20 aprile abbiamo appreso dai migranti che la cooperativa del
Cara ha ripulito uno degli stabili occupati, probabilmente per limitare le
proteste di alcuni tunisini; nello stabile, di proprietà della Curia trapanese
che era in condizioni pessime, si riparavano circa 20 migranti, in gran parte
richiedenti, in attesa che venisse accolta la loro richiesta di rientrare nel
Cara. Adesso però nello stabile occupato vivono alcuni ragazzi tunisini molto
giovani, maggiorenni da alcuni mesi a cui il permesso sta per scadere; li
chiamano “i bambini”, sono arrivati da un anno e sono stati accolti in case
famiglia vista la giovane età ma compiuti 18 anni hanno perso il diritto di
essere ospitati nelle comunità per minori,
hanno trovato alcuni lavoretti saltuari per alcuni mesi, ma li hanno
persi a causa della crisi e adesso hanno molta hanno paura di non poter
rinnovare il permesso di soggiorno, diventare clandestini; temono soprattutto
di essere arrestati e di finire a Milo o di essere rimpatriati. Vivono con
altri 10 migranti, tutti irregolari. Ieri (28 aprile) la polizia ha fatto una
retata nello spazio occupato scatenando letteralmente il panico: gli irregolari
sono riusciti a scappare, evitando così di essere rinchiusi in un Cie, i più
giovani sono rimasti, sono regolari ma hanno molta paura; negli anni passati
più volte giovani della stessa età sono diventati vittima delle organizzazioni
criminali per lo sfruttamento della prostituzione. Dentro il Cara persistono le
lamentele del gruppo di afghani e pakistani (che sono in tutto circa 64) e
tutti hanno lamentato il fatto che stanno aspettando la commissione da oltre
sei mesi. Il colloquio per la maggior parte di loro è previsto infatti tra
giungo e luglio (ricordo che molti sono giunti al cara a ottobre). La loro più
forte preoccupazione è quella che sono rimasti tutto l’inverno fermi, senza
potere lavorare, e adesso che sta arrivando la stagione del lavoro nei campi
non possono lasciare il centro per non perdere sia il colloquio sia il posto
letto. Le loro preoccupazioni non erano tanto rivolte all’accettazione o meno
della domanda, quanto alla mancanza di prospettiva per l’inverno prossimo.
Un’altra lamentela è rivolta alla scuola di italiano interna al CARA. Le tre
ore settimanali non sono infatti sufficienti per permettere ai residenti di
apprendere la nostra lingua, specie per la difficoltà di uscire poi fuori dal
centro e praticare quanto imparato a lezione. Per quanti non riescono a
ottenere un permesso non rimane che diventare fantasmi e vivere da clandestini.
Molti degli irregolari hanno trovato lavoro nei campi vicino Marsala, Gela e
Niscemi; spesso gli agricoltori li preferiscono ai migranti regolari perché si
accontentano di paghe più basse e vivono accampandosi in stabili abbandonati o
in campagna vicino ai campi di lavoro. Queste persone vivono nell’assoluta
irregolarità, in condizioni pessime, con il terrore di una retata della polizia
che si concluderebbe con l’arresto e la reclusione in un Cie e sono questo
schivi e sospettosi.
Vedi il video prima delle pulizie fatte fare dalla cooperativa del C.A.R.A.
20-29 aprile 2012
Giorgia
List, Diana
Pisciotta