Non chiamatela emergenza, parola di Morcone
Se anche il Prefetto Morcone, responsabile per il ministero dell’interno dei flussi migratori, dice che non siamo in emergenza, significa che fino ad esso ci hanno preso in giro, e la verità pian piano viene a galla.
Dal 2011 si parla di emergenza con continue iniziative legislative da parte della politica volte a coprire i buchi di questo sistema, ed in suo nome tanti soldi sono stati sperperati e spartiti tra cooperative vicine alle varie parti politiche, da nord a sud, come mafia capitale insegna.Morcone intervistato dalla trasmissione AGORA’di Rai tre, parla di forte pressione migratoria specialmente per la Sicilia e poi dice che: “Bisogna riportare i numeri alla realtà. Stiamo parlando di un Paese da 60 milioni di abitanti, con 8 mila comuni che devono gestire 80 mila immigrati. In media si tratta di 10 migranti per comune. Possiamo davvero parlare di emergenza?”Se il Prefetto Morcone fa queste affermazioni non ci spieghiamo come mai a Palermo, per fare un esempio, la situazione è allo stremo per quanto riguarda la situazione dei minori non accompagnati. Infatti dopo lo sbarco di circa 400 persone della scorsa settimana, i MSNA sono stati inseriti in strutture tipo Case Famiglia o Comunità Alloggio per italiani. Strutture che nella maggior parte dei casi non hanno personale preparato a fronteggiare questa novità, sia dal punto di vista linguistico, sia dal punto di vista delle dinamiche quotidiane, perché i problemi che si portano dietro i minori migranti arrivati in Sicilia, sono ben diversi da quelli dei coetanei italiani o dei bambini più piccoli (6 – 12 anni) ospiti in questo tipo di strutture. Ma i posti a Palermo per i MSNA sono finiti e quindi ritorniamo a parlare di emergenza o come pensiamo noi, a mantenere lo status quo per agire liberamente e continuare a distribuire fondi a destra e manca senza una programmazione seria e a lungo termine. Ovviamente questo concetto della mancata programmazione non è ben digerito dalla Prefettura che lavora giorno e notte per far “appartare la settanta” – come dicono dagli uffici prefettizi – ma la politica è sorda alla programmazione e quindi i nodi vengono al pettine con gli effetti sul territorio.La nostra accoglienza specialmente per i più piccoli e vulnerabili è inadeguata e non per il flusso migratorio eccezionale come dice qualcuno, ma perché non si è programmato e attuato un piano degno di questo nome e di uno stato che si dice civile, concetto che non ci stancheremo mai di ribadire.Oltre ai minori, altro problema riscontrato sono le donne vittime di tratta. L’OIM è impegnata in tutta la Sicilia a verificare le situazioni che possano nascondere problemi di tratta, ma a fronte di un problema molto vasto, gli operatori messi in campo sono pochi e non riescono a garantire protezione alle possibili vittime di un altro effetto collaterale delle leggi e politiche europee. Le organizzazioni criminali che sfruttano le donne e le ragazzine specialmente nigeriane, approfittano delle politiche repressive e hanno gioco facile nel catturare nella propria rete le vittime consapevoli o inconsapevoli di quello a cui andranno incontro una volta arrivate in Italia e in Europa.In una situazione così difficile, sostenuta non dal governo centrale, ma da volontari della Caritas di Palermo, da volontari della Croce Rossa, da operatori che non si fermano da febbraio che fanno capo all’ASP di Palermo e all’ufficio nomadi e migranti del Comune, si è andati avanti sbarco dopo sbarco, con la consapevolezza che prima o poi ci sarebbero state notevoli difficoltà.E con l’ultimo sbarco di 780 migranti del 25 luglio scorso, il nodo non si riesce a sciogliere.Sono sbarcati a Palermo, al molo Puntone, anche 80 MSNA che non hanno nessun posto per essere accolti. La Prefettura ha provveduto o provvederà a smistare sul territorio nazionale circa 700 migranti tra Lombardia, Piemonte e Trentino. Per i minori gli operatori degli uffici preposti stanno facendo i salti mortali per trovare una soluzione, che non si trova facilmente, anche perché il Comune di Palermo è convinto che la mediazione e l’accoglienza comincia e finisce al porto dove ci sono le televisioni, mentre gli operatori e i volontari vengono abbandonati subito dopo, e trovare le soluzioni senza fondi, senza strumenti e senza mediatori diventa difficile se non impossibile. In questo sbarco alcuni minori sono stati sistemati temporaneamente anche in case di cura per anziani e il Comune sta cercando in tutti i modi mediatori volontari per coprire questi buchi di un sistema fallimentare e non perché in emergenza.Il governo a questo punto non farà altro che aprire questi famigerati hot spot per accontentare l’Europa che li chiede da tempo e risolvere la fantomatica emergenza. Allora adesso ci spieghiamo che non tutto per la politica è negativo, non tutto è un problema, ma tutto concorre a poter attuare quelle norme e giustificarle di fronte all’opinione pubblica.Così nascono i centri di alta specializzazione di primissima accoglienza per MSNA che ad oggi sono stati un flop perché non riescono a funzionare come dovrebbero. Di hot spot imminenti ha parlato di recente il Prefetto Falco di Trapani che ha preannunciato in conferenza stampa la conversione del CIE di Milo in hot spot dal primo agosto: “Renzi ha detto che se l’Europa non ci aiuta, faremo da soli. E diciamo che la creazione degli hot spot serve proprio per gestire le emergenze, da un lato, e di permettere i foto segnalamenti, dato che l’Europa sostiene che molti soggetti che arrivano in Italia si allontanano senza consentire l’identificazione”, queste le parole del Prefetto.Trapani quindi resterebbe sempre in auge per quanto riguarda i migranti e le migrazioni, da sempre città all’avanguardia e in cui si sono sperimentate tante novità, dai CPT ai CARA, alle palestre aperte in emergenza ecc.Anche a Trapani la scorsa settimana ci sono stati due sbarchi per un totale di più di 500 nuovi arrivi per lo più smistati al nord Italia, ma con notevoli disagi negli spostamenti, visto che come dice sempre il prefetto Falco, uno dei maggiori problemi è trovare gli autobus.In questa situazione di assoluto disinteresse per le persone, i migranti sono quelli che pagano un dazio altissimo in termini di vite umane: al largo della Libia altri 40 omicidi compiuti dall’Europa, ovviamente numeri sempre in difetto. Ma i migranti pagano anche in termini di disumanità: a Lampedusa al centro di contrada Imbriacola ci sono più di 1000 persone ammassate. Le navi mercantili non sono adeguate al salvataggio e sopperiscono con difficoltà alle leggi della fortezza Europa. Basti pensare al mercantile approdato a Trapani che aveva cibo sufficiente soltanto per 10 persone a fronte delle circa 100 salvate. Scandali e arresti per pedofilia coinvolgono operatori di centri per minori: i casi di Licata e Palma nell’agrigentino sono su tutti i giornali. Nel trapanese i centri della cooperativa Solidarietà di Triscina e Partanna sono stati chiusi dai Nas per condizioni di sovraffollamento e invisibilità (anche l’amministratore della cooperativa Valerio Ingoglia sarebbe indagato per maltrattamenti). Per non parlare delle difficoltà che hanno gli ospedali a curare e seguire con attenzione i migranti “vecchi” e “nuovi” per la mancanza di mediatori. Anche questa non è emergenza ma è solo mancata programmazione, poca volontà e attenzione, non verso i soldi ovviamente ma verso le persone.Per una volta ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda del prefetto Morcone: non siamo in emergenza. Noi aggiungiamo che siamo incapaci di decidere per la vita, ma rispondiamo al sistema imposto dall’alto che vuole soltanto guadagnare e lucrare.
Alberto Biondo
Borderline Sicilia