Repressione e resistenza in Sicilia e a Ventimiglia
Borderline Sicilia monitora cosa succede dopo l’attraversamento della frontiera marittima dal Nord Africa verso l’Europa. Il monitoraggio in Sicilia permette di vedere quanto questa Europa “difenda” brutalmente le proprie frontiere esterne contro persone che dovrebbero essere protette, invece di essere lasciate annegare nel Mediterraneo con il pretesto della “sicurezza”.
Ma spesso ci si dimentica che per chi sopravvive alla pericolosa traversata, il Mediterraneo non è l’ultima frontiera da attraversare. La “Fortezza Europa” non solo ha installato un meccanismo di chiusura verso l’esterno, ma ha reso illegale e criminalizzato anche la mobilità delle persone senza documenti tra gli stati dell’Europa.
Dopo il Trattato di Dublino, le persone arrivate non hanno quasi nessuna possibilità di chiedere asilo in un paese diverso da quello di primo ingresso, ma la volontà e la speranza di attraversare le frontiere interne europee ed esercitare la libertà di movimento, a cui tuttɘ hanno o dovrebbero avere diritto, esiste ancora. Anche se sono previsti i cosiddetti programmi di “relocation” che possono portare le persone dai paesi di primo ingresso in altri stati membri dell’UE, le selezioni avvengono in base a criteri inspiegabili senza che possano nemmeno esprimere la loro volontà (Ad Hoc Relocation). Tutte le persone, indipendentemente dalla loro nazionalità, dovrebbero avere il diritto di decidere da sole dove, come e quando muoversi.
In Sicilia si sente spesso parlare di persone che hanno vissuto o si sono fermate sull’isola per poi raggiungere il nord Italia, la Francia o la Germania. Ogni volta siamo felici che un’altra tappa verso il rispettivo paese di destinazione sia stata superata e la libertà di movimento non sia stata (ancora) completamente limitata. Ma cosa significa effettivamente il viaggio per le persone? Quali ostacoli sono posti sulla loro strada? Una cosa è certa: a differenza delle persone con un passaporto europeo, loro non possono semplicemente comprare un biglietto e salire sul prossimo treno, autobus o aereo.
Invece, è più probabile – se la Francia dovesse essere la loro destinazione – che la rotta di questo viaggio passi per Ventimiglia, una città del nord Italia al confine con la Francia. Le forze di polizia, che alla frontiera fanno passare le auto con targhe italiane e francesi o non si fermano un attimo davanti a persone bianche sui treni regionali, si comportano in modo completamente diverso con le persone che hanno un aspetto fisico diverso da quello degli uomini e delle donne bianche caucasiche. Ventimiglia è una frontiera porosa, e a piedi sul lungomare o prendendo il treno molte persone riescono comunque a passare, ma è un terno al lotto, con il rischio di essere respinti e dover stare ore dentro i container alla frontiera a subire abusi fisici e verbali da parte della polizia.
Per provare ad evitare questo rischio, molte persone senza documenti scelgono di prendere la frontiera di montagna a piedi di notte, attraversando una valle boscosa. Ma di notte le indicazioni sugli alberi e sulle pietre sono difficili da vedere e l’orientamento si perde facilmente. Non per niente il sentiero più frequente è chiamato”passo della morte”. Anche l’opzione dell’autostrada non è meno pericolosa a piedi di notte. In ogni caso, anche prendendo le vie di montagna, rimane il rischio di essere arrestatɘ dalla polizia e rinchiusɘ in un container in uno spazio ristretto senza bagno per la notte. Eppure, c’è una speranza palpabile che le cose miglioreranno presto.
Le frontiere hanno sempre due lati: quello del punto di partenza e quello del punto di arrivo. Contrariamente alla Sicilia, Ventimiglia è un luogo di partenza all’interno dell’Europa e per questo abbiamo davanti ai nostri occhi le condizioni in cui le persone cercano di continuare il loro viaggio, mentre quello che accade nei luoghi di partenza non europei, lo conosciamo solo attraverso i racconti di chi arriva.
A Ventimiglia, gli anfratti che si trovano sotto un ponte autostradale servono come “alloggio temporaneo” e punto di partenza per il passaggio della frontiera, e qui lɘ volontarɘ portano ogni giorno cibo, vestiti e un generatore e prese per ricaricare i telefoni cellulari. Questo luogo spesso diventa anche un punto informativo dove le persone in transito possono confrontarsi con attivistɘ ed operatorɘ ponendo loro domande. Questo supporto è stato proibito per molto tempo, quindi doveva essere fatto di nascosto. Ora è tollerato, ma con la presenza della polizia.
Le persone che si incontrano sono soprattutto uomini, perché le persone FLINTA (donne, lesbiche, inter-, non-binario, trans e agender) sono raramente sotto il ponte o fanno il tragitto attraverso il confine – e quando lo fanno, di solito sono accompagnate da un uomo. Dove siano queste persone, che esistono ma non sono visibili, non è chiaro. L’unica cosa certa è che i pericoli per loro aumentano ancora una volta a causa della loro identità sessuale. Un altro gruppo che manca in questa frontiera sono le persone tunisine.
A causa del deterioramento della situazione nel paese nordafricano, recentemente sempre più persone hanno preso la rotta attraverso il Mediterraneo. Ma a causa degli accordi bilaterali tra la Tunisia e l’Italia, (quasi) tutte le persone di nazionalità tunisina vengono espulse o respinte dall’Italia subito dopo la fine del periodo di quarantena dopo l’arrivo in Sicilia. Quindi, a causa della loro nazionalità, non hanno praticamente nessuna possibilità di costruirsi una vita in Europa.
A metà luglio c’è stato un Transborder Camp a Ventimiglia per promuovere l’abolizione delle frontiere e per attirare l’attenzione sulle politiche discriminatorie europee e italo-francesi attuate dalle istituzioni locali. Le azioni di attivistɘ hanno mostrato chiaramente che l’attenzione sulla questione non è ben vista. Si è provato a installare un accampamento presso il ponte sotto l’autostrada, dove sarebbe stato visibile ai passanti, ma è stato immediatamente sgomberato e si è dovuto spostarlo fuori città. Anche se una manifestazione in città è stata tollerata, il giorno seguente la polizia è intervenuta in una protesta pacifica proprio al confine.
All’inizio, lɘ automobilistɘ che attraversavano il confine potevano essere informatɘ con volantini riguardo il fatto che non tuttɘ hanno il loro stesso diritto di poter attraversare il confine senza problemi. Più tardi il confine è stato chiuso per qualche minuto. Nonostante questo, si può supporre che il nostro messaggio abbia raggiunto lɘ automobilistɘ: Le frontiere non sono (ancora) aperte e percorribili per tuttɘ.
A seconda del confine, marittimo o terrestre, con paesi terzi o altri stati membri dell’UE, visibile come a Ventimiglia o invisibile come in Sicilia, l’Unione Europea cerca strategie per limitare la libertà di movimento di alcune persone. Di persone che si sono messe in moto a causa delle politiche degli stati europei, che hanno costruito gerarchie di potere durante secoli e continuano a farlo. In passato era il colonialismo, oggi è lo sfruttamento capitalista, comprese le esportazioni di armi nelle aree di crisi o le pratiche economiche che danneggiano il clima.
Eppure, la “Fortezza Europa” e i suoi stati membri mantengono alle frontiere esterne la cosiddetta “agenzia di protezione delle frontiere” Frontex, che commette regolarmente violazioni dei diritti umani, e finanzia la Libia per impedire a rifugiatɘ di attraversare il confine con l’Europa. Allo stesso modo, chiude le frontiere interne a tuttɘ coloro che hanno comunque fatto la pericolosa traversata del Mediterraneo e sono sopravvissutɘ.
Queste necropolitiche che limitano il movimento devono finire in ogni frontiera.
Tutte le frontiere sono costruite e perciò possono essere anche decostruite.
Josephine Fahr
Borderline Sicilia/borderline-europe