Neo fascismo all’italiana
In Italia, dopo mesi e mesi di teatrino, si è insediato un governo che fa proclami elettorali quotidianamente, che punta il dito contro testimoni scomodi, che agisce con prepotenza e violenza contro le ONG, contro giornalisti non allineati e contro chi si ribella allo status quo.
Viviamo giorni in cui il fascismo di fatto è tornato prepotentemente alla ribalta, attraverso censimenti razziali, privazioni di diritti fondamentali che ogni giorno fanno morire la democrazia. Il capo del governo nonché il ministro dell’Interno parlano e spesso sproloquiano, forti di un’immunità che pensano li possa proteggere da ogni responsabilità personale, permettendosi di offendere, diffamare, violentare verbalmente chiunque non sia sulla stessa linea, in assenza di una opposizione istituzionale che rappresenti quella parte dell’opinione pubblica che conserva ancora una coscienza e una dignità, umana prima di tutto.
In questo momento storico in cui il governo italiano è allineato con gli stati neofascisti europei, in cui per le strade e sui social si assiste alla caccia al “nero”, in cui la migrazione è usata come argomento per nascondere le inerzie di una politica propagandistica ma priva di reali contenuti, è dovere di tutti ribellarsi a chi mina le fondamenta dei principi di diritto italiano ed internazionale, per tornare ad essere degni della storia antifascista che abbiamo alle spalle.
I primi segnali della vocazione fascista di questo governo vengono dalle direttive che avrebbe imposto ai funzionari della pubblica amministrazione, come dimostra una comunicazione che la presidenza della Commissione nazionale asilo ha inviato a tutti i presidenti delle commissioni territoriali, di cui riportiamo il testo integrale:
“Cari presidenti
Torno sul tema della Tunisia che come ricorderete ho già posto ad oggetto di mie comunicazioni precedenti. Al riguardo torno a sottolineare che il Paese si è dotato di una Costituzione Democratica, ha sottoscritto con l’Italia un Accordo d riammissione, pertanto, ai richiedenti provenienti da quello Stato non può essere riconosciuta alcuna forma di protezione.
Con l’occasione faccio presente, in coerenza con l’orientamento indicato dall’Amministrazione Centrale, che in attesa di conoscere più dettagliatamente la linea del Governo appena insediatosi, è opportuno che nessuno partecipi a Convegni / Seminari / Conferenze né che rilasci interviste senza previa autorizzazione.”
La pubblica amministrazione è asservita ai capricci dei governanti, anche nel riconoscere i diritti fondamentali garantiti da una Costituzione che oggi appare carta straccia di fronte alle dichiarazioni dei politici italiani.
Così come succede al corpo militare della Guardia costiera, a cui si vieta di compiere il proprio dovere d’ufficio, diventando complice delle morti in mare, o esecutore degli ordini insensati e disumani di ministri che dimostrano di giocare a fare politica sulla pelle delle persone e di non conoscere la legge (e quindi come pretendiamo che la rispettino?)
Propaganda sporca perché fatta di menzogne, a scapito anche delle tasche dei cittadini, con militari impegnati in operazioni inutili e pericolose, oltre che dispendiose (come nel caso dell’Aquarius) o fermi per ore a largo delle nostre coste in attesa di sapere in quale porto sbarcare, come nel caso della nave Diciotti, arrivata poi al porto di Pozzallo pochi giorni fa con a bordo oltre 500 persone in piena notte per cercare di nascondere all’opinione pubblica che, nonostante i proclami fascisti, gli sbarchi continuano. Propaganda sporca perché fatta sulla salute delle persone, come nel caso dell’odissea vissuta dai 41 superstiti, salvati dalla nave Trenton, dell’ennesima strage in mare in cui si contano più di 80 morti. Occorre omettere, celare, far dimenticare in fretta; nessuno deve sapere che i numerosi giorni trascorsi in mare causano alle persone un aggravio fisico e psichico delle loro condizioni già precarie per le lunghe permanenze nei centri di detenzione in Libia, o che i superstiti dei naufragi, donne e bambini compresi – che gli stati hanno il dovere di salvare in mare – sono vittime di tratta che hanno subito tortura e sono in grave stato di denutrizione.
Il regime ha deciso che nessuno deve sapere quello che avviene in Libia e che le uniche testimonianze al disegno criminale dei governi europei – quelle delle ONG che effettuano i salvataggi in mare – vanno eliminate, in continuità alle operazioni di criminalizzazione cominciate dall’ex ministro Minniti. Il regime ha deciso che le persone che si trovano in pericolo in mare – a causa dei trafficanti di esseri umani che l’Italia finanzia e delle politiche di chiusura delle frontiere funzionali alla proliferazione dell’immigrazione irregolare necessaria alla nostra economia sommersa – vanno fatti morire, se non riportati indietro in Libia.
Pochi sanno che il GIP di Palermo, accogliendo la richiesta della Procura presso la Direzione distrettuale antimafia, ha archiviato l’indagine sulle ONG Golfo Azzurro e Sea Watch escludendo categoricamente l’esistenza di alcun legame tra le due organizzazioni e i trafficanti di esseri umani libici. La notizia è passata sotto silenzio in ossequio ai capricci del ministro che vende fumo sui social.
Pochi ormai si informano attraverso la cronaca e l’approfondimento, quelli ancora non di regime, perché la maggior parte è rimasta ipnotizzata dai tweet che emettono i nostri governanti, come stupidi adolescenti che stanno ore ed ore con il cellulare in mano in cerca di consenso e notorietà.
Riteniamo che tali indicazioni siano inquietanti e foriere di un nuovo periodo buio per lo stato di diritto. Appare inaccettabile il razzismo istituzionale e l’esclusione di persone dall’accesso ai propri diritti inviolabili primo fra tutti quello alla vita. Rimaniamo sconcertati di fronte alla negazione del diritto alla protezione internazionale in base all’appartenenza ad una nazionalità o ad altra categoria.
Menzogne, silenzio, calunnie, trovare un nemico a tutti i costi, generano una società malata che fa il gioco di una politica assassina che siamo chiamati a respingere a tutti i costi per sottrarci alla rete del fascismo nella quale siamo già piombati, generatrice di morte, dolore e sofferenza per tutti. Ricordiamo la storia.
Redazione Borderline Sicilia