Li stiamo prendendo in giro – prima parte

E’ giunto il momento per essere più che mai chiari con le parole che cerchiamo di mettere su una pagina, su un blog, nei social network. Da sempre sosteniamo che c’è un gioco al massacro che punta dritto verso il migrante che arriva dal mare, verso chi cerca disperatamente un attimo di pace nella propria vita, verso chi vuole dare un futuro migliore ai propri figli.


foto Elisa Romanato

In questi giorni la regia di questo massacro quotidiano, che parte dalle zone di guerra e di passaggio dal deserto, dall’inferno della Libia e dal mare vorace di corpi, per finire nella nostra terra, è andata nuovamente in tilt. E riteniamo volutamente, ancora una volta.Non si può che pensare diversamente dato che sembra impossibile che un paese civile, che vanta esperti, che 365 giorni all’anno mette in piedi corsi di formazione sulla migrazione e l’intercultura, non sia in grado di fare un programma serio e a lunga scadenza. Per cui ci deve essere una regia occulta che contempla migliaia e migliaia di morti, che accetta che donne e bambini vengano trucidati e violentati, che vende armi e crea instabilità nei paesi di origine che affama e ruba terra e risorse. Tutto questo in nome di cosa? Di sicurezza e futuro, secondo i paesi europei. Sì, li stiamo prendendo in giro quando si parla di emergenza, task force e centri di

foto Elisa Romanato

accoglienza. Perché non è possibile, in un paese civile, non aver fatto memoria di quello che è accaduto negli anni precedenti; non è possibile che nessuno si chieda come intervenire per salvare vite umane piuttosto che escogitare modi per sperperare denaro e assegnare posti di lavoro ad amici e parenti.Probabilmente allora non siamo un paese civile, non viviamo in un sistema civile. Vige la regola del più forte e del più furbo, e il potere può continuare per anni a percorrere la strada dell’emergenza, almeno fino a quando qualche magistrato esce dai ranghi e scopre l’inciucio, la tangente, la pressione politica, e così ancora per anni, magari fino alla prescrizione!Chi paga per tutto ciò? Nel business dell’accoglienza paga ovviamente il migrante africano, asiatico, magari adolescente o donna in gravidanza.Ed é così che la prefetta Cannizzo di Palermo in occasione del arrivo di ieri di 1200 persone si è dichiarata soddisfatta della macchina organizzativa messa in atto, così come il sindaco Orlando insieme all’assessore alle attività sociale Ciulla.

foto Elisa Romanato

Per Palermo è il primo sbarco dell’anno ma ad oggi tutti gli attori istituzionali non sono stati in grado di approntare a tempo debito un piano di accoglienza degno di questo nome. Si è invece ripetuto lo scenario di sempre: tavoli di emergenza, task force, richieste di aiuto ai volontari (gli unici a mostrare un sano interesse verso la vita umana), abusati come ancora di salvezza in un sistema di cui, inconsapevolmente, legittimano la regia occulta. Abbiamo assistito ancora una volta alla riapertura di strutture fatiscenti, alla predisposizione di tendopoli e riempire palestre.Ancora una volta si è tirata in ballo la Caritàs, il cui direttore don Sergio Mattaliano per il secondo anno consecutivo è caduto nel tranello di prestarsi al gioco, mettendo una pezza alle falle del sistema, certamente con il cuore, ma che non risponde ai bisogni degli utenti e non risulta professionale. Un gioco che crea emergenza, disservizi, corto circuiti e permette a tanti squali, senza un minimo di coscienza e competenza, di entrare “nel giro” e farsi affidare dalla prefettura 100, 200, 500 migranti, o peggio dal comune, minori non accompagnati, trattati troppo spesso come carne da macello per poi finire nella cronaca locale fra qualche mese come autori di violente proteste per denunciare la mancanza di servizi essenziali! Ma ritorniamo allo sbarco di Palermo dei 1200 migranti, tra i quali tanti minori non accompagnati e circa 10 donne in gravidanza. E’cominciato verso le 2:00 di ieri notte per

foto Elisa Romanato

finire verso le 9 del mattino con uno enorme stress per gli operatori, con ininterrotte corse dei volontari della Caritas per offrire un tè caldo, una coperta o un paio di scarpe ai migranti, e con i medici dell’Asp sempre pronti ad intervenire in caso di bisogno. Dopo di chè è cominciata la suddivisione delle persone nei centri improvvisati, luoghi non adatti e per lo più inadeguati. Anche questa volta si è verificato il tour di Palermo da parte di centinaia di migranti per i quartieri centrali oppure dispersi per strada nei quartieri periferici per sbaglio o perché collocati presso una struttura lontana dal centro cittadino. Una fuga di massa contro il destino che li attende in Italia, fatto di violenze e soprusi psicologici, che annientano la speranza e cancellano i sogni. E ad attenderli ci saranno come di consueto trafficanti disposti a farli emigrare ancora più a nord, gente senza scrupoli che sguazza nell’emergenza.Purtroppo queste scene si ripetono perché le istituzioni non sono state in grado di programmare un piano di accoglienza, cercando strutture adeguate, formando gli operatori, ecc. E quello che è capitato a Palermo é avvenuto anche a Ragusa, Porto Empedocle, Catania e aTrapani, dove sono state portate le 9 salme dell’ennesima strage avvenuta in mare. In questi giorni sono arrivati 8480 migranti per lo più dalla Siria e dai paesi sub sahariani, soccorsi dalle motovedette della guardia costiera, della guardia di finanza e da navi private chiamate in aiuto (5 navi mercantili e 2 rimorchiatori); recuperati da una nave di frontex, una nave maltese e da mezzi aerei della guardia costiera. Sì, per per un attimo li abbiamo salvati, ma poi ricominciamo a prenderli in giro e a renderli schiavi dei nostri bisogni.

Alberto Biondo
Borderline Sicilia Onlus