450 sbarcati ad Augusta e altri 200 in arrivo a Pozzallo
repubblica.it – Al molo siracusano la gioia dei profughi ormai salvi. Tensione in un centro d’accoglienza a Palermo: un nigeriano ha sequestrato il direttore della struttura per ottenere subito il permesso di soggiorno. Sentiti quattro minori reduci dal naufragio, confermata collisione con rimorchiatore. La fondazione Migrantes: “Unire il contrasto della tratta al salvataggio delle persone e alla promozione della pace nei Paesi d’origine”
Non si ferma l’ondata di sbarchi sulle coste siciliane. E’ arrivata nel porto di Augusta (in provincia di Siracusa) la nave “Bettica” della Marina militare con 446 immigrati. I profughi erano stati soccorsi ieri e presi a bordo dell’unità militare dove è stato effettuato anche lo screening sanitario. Tra i migranti soccorsi ci sono anche donne e bambini. Arriveranno invece a Pozzallo 220 migranti soccorsi nella notte da un’unità navale della Guardia di finanza 220 migranti mentre erano a bordo di due gommoni a circa 40 miglia a nord della Libia. Le richieste di aiuto sono giunte tramite telefono satellitare al centro nazionale di soccorso della Guardia costiera a Roma, che ha assunto il coordinamento dell’operazione di salvataggio, dirottando sul punto un mezzo delle Fiamme Gialle. Nelle prossime ore è destinato a salire il bilancio degli arrivi nell’Isola, dove due giorni fa sono sbarcati anche i 28 superstiti del naufragio più tragico della storia dell’immagrazione, con oltre 850 vittime. Stamani quattro minorenni sopravvissuti alla tragedia hanno confermato l’urto con il rimorchiatore portoghese che li ha soccorsi in mare.L’arrivo ad Augusta. Due bambini che si abbracciano sul ponte della nave “Bettica” della Marina militare, giunta in mattinata ad Augusta col suo carico di speranza e dolore: è uno dei fotogrammi più toccanti dello sbarco di stamane. I profughi sono stati soccorsi ieri e presi a bordo dell’unità militare, portati via da un peschereccio alla deriva nel Canale di Sicilia. Dopo la paura, per questi bambini e per i compagni di traversata comincia una nuova vita. Diversi i ragazzini che in attesa di scendere a terra, da vari punti del pattugliatore, si affacciavano sul loro ‘nuovo mondo’. Tra i nuovi arrivati anche un neonato sceso dalla nave in braccio a un militare che lo allattava con un biberon. Alle spalle una donna, probabilmente la madre.L’inchiesta sul naufragio. Intanto continuano le indagini della procura di Catania, che ha già arrestato due dei sopravvissuti accusati dai compagni di viaggio rimasti in vita di essere gli scafisti del barcone che si è ribaltato. Da stamattina sono in corso le audizioni in questura di quattro minorenni sopravvissuti al naufragio di domenica. Due sono stati condotti in un ufficio giudiziario di Catania e gli altri sono sentiti nel centro di accoglienza ‘La Madonnina’ di Mascalucia da funzionari della polizia di Stato. “Il nostro barcone, prima di affondare, ha sbattuto tre volte contro il mercantile che era venuto a soccorrerci”. Così un 17enne del Bangladesh, tra i quattro minorenni sopravvissuti, rievoca la tragedia al largo della Libia. Sull’assunzione di alcol e droga da parte del comandante dice di “non esserne a conoscenza: “Lo vedevo fumare, ma non so che cosa fosse”. Dopo la collisione tutti sono finiti in mare: “Sono rimasto in acqua mezz’ora e mi sono salvato perché so nuotare”. L’inchiesta fa il palio con quella della procura di Palermo che ha portato a galla un network criminale gestito in Sicilia da basisti eritrei e che aveva la propria base operativa nel Cara di Mineo.Tensione nei centri d’accoglienza. Ma le indagini riguardano anche i piccoli centri d’accoglienza ormai strapieni dove la tensione è altissima. Oggi i carabinieri hanno arrestato, con l’accusa di sequestro di persona e minacce, O. F. 35 anni, nigeriano, che ieri ha minacciato e tenuto chiuso in una stanza il responsabile del centro di accoglienza di Borgetto (Palermo) perché voleva subito il permesso di soggiorno e la tessera sanitaria. I carabinieri sono intervenuti dopo la segnalazione degli operatori del centro gestito dalla cooperativa sociale “Sviluppo solidale”. Lì hanno trovato il nigeriano, ospite dal mese di marzo 2014, che teneva in ”ostaggio” nella sala da pranzo il responsabile della struttura.La macchina dell’accoglienza. Per sostenere i profughi, in Sicilia è partita una gara di solidarietà di cittadini e associazioni. La Croce rossa ha anche messo a disposizione un numero telefonico per i familiare dei profughi che si trovavano sulla nave naufragata. “E’ uno scandalo – afferma il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego – che la politica europea dell’immigrazione non valuti immediatamente operazioni e azioni di rafforzamento della ricerca e del salvataggio in mare e continui a favorire operazioni di controllo delle frontiere. Il contrasto ai trafficanti degli esseri umani, ormai legati alle mafie europee e al terrorismo internazionale, passa attraverso l’attivazione di un’azione che unisca il salvataggio delle persone al contrasto della tratta”. Per questo, secondo Migrantes, occorre creare “un’operazione di controllo del Mediterraneo fino alle coste libiche, con il coinvolgimento delle Organizzazioni internazionali, per salvaguardare anzitutto la vita delle persone in mare, valutando anche l’opportunità di accogliere, anche con benefici di protezione, testimoni e testimonianze contro i trafficanti e valutare un piano di pace e di ristabilimento della sicurezza delle persone sulle sponde africane, libiche ed egiziane del Mediterraneo, attivando anche progetti di cooperazione internazionale per il rientro di persone”.