Nuovo anno, nuovi problemi: un mese a Cassibile

A Marzo, come ogni anno, si riapre la “questione” Cassibile. Infatti, mentre la stagione delle patate comincia ad avvicinarsi e ci sono ancora pochi lavoratori per le strade della piccola città, i problemi sono invece già tutti sul tavolo, vecchi e nuovi.

Un anno fa i problemi erano legati alla precaria situazione sanitaria all’interno dell’accampamento informale che ciclicamente ogni anno sorge sui terreni abbandonati del marchese di Cassibile, alle porte del paese. Quest’anno, forse pensando di risolvere il problema, si è deciso che l’accampamento non ci sarà.

Ad inizio Marzo, una ventina di lavoratori già arrivati a Cassibile, e che si erano sistemati all’interno di tre ruderi sulla strada, sono stati sgomberati dalle forze dell’ordine. Porte e finestre sono state murate. Materassi, sacchi a pelo e tutto ciò che era all’interno – tra cui alcune donazioni arrivate dalla parrocchia Maria Madre della Chiesa di Siracusa – è stato portato in discarica. Il terreno su cui in questo mese sarebbe sorto l’accampamento è adesso pattugliato dalla polizia locale e provinciale. Sorge spontanea la domanda su dove andranno i 300/400 braccianti che ogni anno arrivano a Cassibile per la stagione della raccolta delle patate.

Le risposte sono diverse. Secondo il Comune di Siracusa, i braccianti potranno andare nel campo che il Comune stesso sta costruendo a Cassibile, il cosiddetto “Villaggio dei braccianti”: 120 posti letto in container e tende della protezione civile. Il campo –  soprannominato “casette”-  dovrebbe essere inaugurato il primo di Aprile e, nei vari sopralluoghi a Cassibile, abbiamo sì visto i lavori per l’allestimento andare avanti, ma abbiamo anche saputo di alcuni problemi legati all’allaccio dell’acqua corrente e, soprattutto, alla sua gestione. Il campo, dunque, rischia di aprire a stagione inoltrata, o addirittura di non aprire proprio. E non sarebbe comunque in grado di ospitare tutti i braccianti in arrivo a Cassibile, per cui c’è da aspettarsi che un nuovo accampamento informale si andrà creando nei pressi delle cosiddette “casette”.

Non sorprende dunque che alcuni abitanti del quartiere abbiano già organizzato proteste per dire che loro questi lavoratori a Cassibile non li vogliono. Il clima di odio di una piccola parte dei cassibilesi è però riuscito ad arrivare nelle stanze istituzionali e ha spinto verso lo sgombero dei ruderi del Marchese.

Le casette sono dunque il risultato della cronica e sistematica gestione in chiave emergenziale del problema abitativo a Cassibile, una soluzione che tampona invece di provare a risolvere. I braccianti che arrivano in queste settimane si aspettano di trovare l’accampamento informale come ogni anno, e la mancanza di un punto di riferimento abitativo pone tutti di fronte ad una situazione inedita e problematica. Infatti, il lavoro bracciantile è tutt’altro che disorganizzato: ogni anno, migliaia di lavoratori girano tra le campagne del sud Italia seguendo la stagione della raccolta, prima Campobello di Mazara, poi Cassibile e, da lì, si torna “nel continente”: piana di Gioia Tauro, Metaponto, Nardò.

E l’organizzazione di questo movimento conta sugli insediamenti per lo più informali che si creano in ciascuno di questi luoghi, che sono lo specchio della profonda ipocrisia delle norme sull’immigrazione e delle regole del sistema economico, per i quali i braccianti migranti sono solo manodopera da sfruttare e non lavoratori essenziali da tutelare. Il campo diventa quindi un punto di riferimento, nonostante al suo interno non sia garantito alcun diritto. Un punto di ritrovo, in cui però non mancano le tensioni.

A Campobello di Mazara, dove al momento di lavoro ce n’è poco, stanno crescendo le tensioni tra le comunità più popolose – senegalese, sudanese e gambiane – e molti vorrebbero partire per Cassibile. Ma si sta diffondendo la voce che nella frazione siracusana la situazione non è buona: di lavoro ancora ce n’è poco, ma soprattutto mancano i posti dove dormire. Senza il campo, molti lavoratori hanno deciso di non fermarsi quest’anno a Cassibile, e si sono avviati direttamente verso la penisola. Chi sceglie di rimanere trova soluzioni temporanee o molto costose.

A Cassibile, se sei straniero, è quasi impossibile riuscire ad affittare una casa. Alcuni braccianti con cui abbiamo parlato ci hanno detto che alcuni “padroni”, come vengono chiamati, affittano case in paese dove poi dormono i lavoratori. Nessuno però ha saputo dirci se il costo dell’affitto viene detratto dal salario e chi pagherà in caso di danni all’abitazione. Altri, invece, ci hanno detto che alcuni loro amici dormono direttamente nei terreni di proprietà degli imprenditori.

Quelli che non hanno ancora trovato lavoro si stanno arrangiando come possono: alcuni dormono in delle grotte fuori Cassibile, altri alloggiano in un dormitorio o sono ospitati da Padre Carlo D’Antoni nella sua parrocchia a Siracusa, altri ancora dormono alla Caritas di Siracusa. Tutti quelli che dormono in città stanno però cominciando a considerare l’ipotesi di trovare altri lavori, perché il primo bus del mattino da Siracusa a Cassibile non arriva prima delle 7, troppo tardi per essere scelti per il lavoro nei campi. Chi è riuscito a trovare un alloggio lungo la statale che collega Siracusa a Cassibile è meglio posizionato per il lavoro ma arriva a pagare affitti di 300 euro al mese per dei piccoli bilocali.

Infine, alcuni braccianti sono riusciti a trovare un alloggio a Cassibile, in delle stanze che affittano da altri lavoratori, per lo più marocchini, che vi abitano da diversi anni. I marocchini, però, non sono ben visti dai lavoratori, “molti di loro sono i caporali”, ci hanno detto. Nella situazione attuale, con i braccianti dispersi per le campagne del siracusano, i caporali acquistano dunque una nuova centralità nell’organizzazione del lavoro a Cassibile. Non solo trasportano la manodopera bracciantile nei campi di patate, ma offrono anche un tetto sotto cui stare ad alcuni lavoratori. L’affanno istituzionale e la mancanza di programmazione accrescono il loro potere nelle campagne.

Il risultato di tutta questa situazione, che è ben lontana dalle narrazioni di efficienza e umanitarismo che il comune di Siracusa propina, è che i lavoratori vivono nell’incertezza e nella precarietà. Molti di quelli che abbiamo incontrato sono sconfortati da questa situazione, ricevono ogni giorno chiamate da amici o colleghi che vogliono sapere se valga la pena andare a Cassibile e non sanno più cosa rispondere. La realtà di questi giorni li spinge a dire che questa stagione a Cassibile è partita storta e non potrà che continuare in questo modo, e abbiamo incontrato già alcuni di loro nel parco di Siracusa con le valigie in mano in attesa del bus per la Calabria; ma sono anche consapevoli che qualcuno, prima o poi, le patate dovrà raccoglierle, e che gli imprenditori inizieranno a chiamare, perché senza i braccianti l’intera economia del siracusano crollerebbe. I lavoratori sanno di essere essenziali, ma devono confrontarsi con l’abbandono in cui politica e imprenditori li hanno lasciati in questo mese.

La storia e l’attualità di Cassibile sono state raccontate ampiamente in queste settimane dal giornalista Massimiliano Perna, che ha messo duramente sotto accusa chi avrebbe il potere di cambiare davvero le cose. Le istituzioni ogni anno arrivano in ritardo con soluzioni tampone e la politica manca di un ragionamento complessivo e a lungo termine su come garantire diritti a questi lavoratori fondamentali per l’economia locale. Queste carenze non sono attribuibili solo alle istituzioni, ma anche alle parti sociali, in primis i sindacati, troppo spesso assenti a Cassibile. E poi gli imprenditori, che preferiscono  l’intermediazione dei caporali, i contratti da 16 ore a settimana a fronte delle 40 effettivamente lavorate, piuttosto che investire in un sistema per il reclutamento del lavoro che garantisca diritti. Alla fine di questo primo mese,  lavoratori e solidali spesso si guardano e si chiedono: chissà se una situazione del genere succederebbe se i lavoratori fossero italiani.

 

Emilio Caja

Borderline Sicilia