Messina: finalmente smontata la tendopoli del Palanebiolo. Per tre anni e mezzo ha ospitato richiedenti asilo in condizioni vergognose

Da Stampalibera.it

A tre anni e mezzo dalla sua trasformazione in Centro di prima malaccoglienza per i richiedenti asilo in fuga da guerre, carestie e crimini ambientali, il PalaNebiolo di contrada Conca d’Oro dell’Annunziata, di proprietà dell’Università degli Studi di Messina, forse tornerà a fare da campo di gioco per le formazioni di baseball peloritane.

Ieri, finalmente, si sono conclusi i lavori di smantellamento della grande tendopoli dove sono stati alloggiati in condizioni disumane migliaia di migranti africani, asiatici e mediorientali, molti dei quali minori non accompagnati e giovani donne vittime di violenza e tratta.

La struttura era stata dichiarata inidonea dalla stessa Prefettura di Messina giànell’autunno2016, masolo il 30 dicembre scorso era stata chiusa con il trasferimento degli “ospiti” in altri centri di prima accoglienza d’Italia o nel centro “gemello” realizzato presso l’ex caserma “Gasparro” di Bisconte, Messina. Archiviato il capitolo Palanebiolo, resta adesso quello relativo al futuro del lager di Bisconte, dove in tre stanzoni sono stati ammassati sino a 200 cittadini stranieri (sino a qualche giorno fa soprattutto minori stranieri non accompagnati, semireclusi in promiscuità con persone adulte).

Nei piani del governo italiano e dell’agenzia UE di controllo delle frontiere esterne Frontex, l’ex caserma di Bisconte sarà promossa a centro hub/hotspot per le operazioni di prima accoglienza, identificazione ed espulsione-deportazione dei migranti, grazie alla realizzazione di una nuova grande tendopoli e l’installazione di altri container per i servizi, capace di ospitare sino a un migliaio di persone alla volta. Un progetto dissennato contro cui sino ad oggi si sono alzate le voci solo di pochi operatori dell’informazione e di qualche associazione di difensori dei diritti umani, mentre amministratori locali, forze politiche, sociali e sindacali hanno mantenuto uno scandaloso e complice silenzio.

Antonio Mazzeo