Visita al CAS di Pergusa
Lo scorso sabato ci siamo recati in uno dei tre CAS presenti a Pergusa, una frazione della città di Enna, a cinque chilometri dal centro.
Abbiamo visitato il CAS gestito dalla cooperativa Ippocrate, attivato in una grande struttura costruita nel lontano 2004 per essere una clinica di riabilitazione, la quale però, in tutti questi anni non è mai riuscita ad attivarsi come tale e così, da alcuni mesi, è stata convertita in centro di accoglienza straordinaria.
Al momento tale struttura, attraverso una convenzione di affidamento della Prefettura ospita 19 richiedenti asilo e parteciperà al bando di affidamento il prossimo settembre per un totale di 75 posti.
Al nostro arrivo abbiamo incontrato una decina di questi ospiti, tutti molto giovani e provenienti da Ghana, Nigeria, Burkina Faso. Sono arrivati in questo centro lo scorso 14 maggio, dopo aver trascorso una settimana nel CPSA di Lampedusa.
Chiediamo loro le impressioni sui servizi presenti in struttura e apprendiamo subito che, anche in questo centro, il cibo è motivo di malcontento: poco gradito e di scarsa quantità. A fornire i pasti è un’azienda di catering, che non provvede a distribuire dei pasti pronti, ma a mettere a disposizione un suo dipendente che si reca nel centro per cucinare nella cucina interna, con la supervisione di un’ospite che lo segue nella preparazione delle pietanze.
Per quanto riguarda, l’assistenza sanitaria dicono di fare riferimento a un medico generico di Pergusa, dal quale si recano in caso di necessità, sempre accompagnati da qualche operatore. Sono tutti provvisti di codice fiscale – tessera sanitaria.
Non hanno mai avuto un incontro di informativa legale ma hanno ricevuto di volta in volta delle informazioni rispetto alla loro condizione giuridica, commissione e documenti dal figlio del responsabile del centro che segue tutta la parte burocratica quella dell’ informativa generale.
Hanno quindi affermato di non avere niente di cui lamentarsi rispetto a questi aspetti, però fanno presente il problema del caldo insopportabile che non possono alleviare neppure aprendo le finestre, perché altrimenti vengono invasi dalle zanzare che in questa zona di lago abbondano. Raccontano di aver richiesto alla direzione di poter avere delle zanzariere, ma gli è stato risposto di comprarle con i loro soldi. La stessa risposta è arrivata quando hanno chiesto di avere almeno il ventilatore. E così, al momento, faticano a dormire la notte, ma anche a rimanere svegli, perché, verso sera anche tutte le aree comuni della struttura si riempiono di zanzare.
Ci hanno poi raccontato che una delle criticità relativa alla loro permanenza nel centro è quella di non sapere cosa fare. Vorrebbero recarsi più spesso in centro ad Enna, ma risulta troppo dispendioso dover pagare i biglietti dell’autobus di andata e ritorno. Ci dicono che stare in giro nella piccola frazione ennese è noioso, non c’è niente da fare, nessuno con cui parlare e sentono anche una certa diffidenza nei loro confronti da parte degli abitanti.
Così, la maggior parte delle volte preferiscono rimanere nel centro e stare tra di loro e vorrebbero avere , quanto meno, delle attività a cui dedicarsi, poiché al momento l’unica attività a cui possono dedicarsi è il corso di italiano, suddiviso in due livelli, viene garantito 3 volte a settimana per 4 ore.
Giunti quasi a conclusione della nostra visita abbiamo modo di parlare con il figlio del responsabile del centro, il quale mostrandosi molto disponibile, ci dà altre informazioni rispetto al centro. Apprendiamo così, che dei 19 ospiti attualmente presenti nella struttura, quattro sono donne e due sono nuclei familiari. Quando facciamo presente alcune carenze riscontrate, ci fa presente che il centro si trova in una fase di transizione in attesa del bando, dopo il quale, una volta aggiudicata la gestione, per un totale di 75 posti (la struttura è molto grande e ci sono molte stanze vuote al momento) verranno attivati altri servizi, tra cui un ambulatorio h 24.
Lo stesso ci racconta che attualmente l’equipe è composta da 3 mediatori linguistico- culturali, e che il padre, essendo psicoterapeuta, assicura il servizio di assistenza psicologica e ha già provveduto a fare delle relazioni su ciascuno degli ospiti.
Ci mostra poi alcune stanze da 4 e 3 posti . Stanze che si presentano discrete, anche se non particolarmente pulite.
La pulizia delle stanze viene fatta da un’addetta dello staff una volta a settimana. E’ inoltre presente il servizio di lavanderia.
Vi è inoltre una stanza mensa, che funziona anche da sala comune, in cui è presente il wi-fi e una televisione.
Prima della nostra uscita dal centro, i giovani ospiti ci chiedono ancora una volta di portare nel centro delle attività o di indirizzarli in posti dove possono passare il tempo. Avendo ben chiaro di non avere il diritto a lavorare, vorrebbero usare questo tempo di attesa per l’audizione in Commissione per imparare a fare delle attività, incontrare altre persone, non spegnersi.
Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia Onlus