Cinque sbarchi nel fine settimana in Sicilia orientale. Quei nuovi sguardi che continuiamo ad evitare
Sono stati più di mille i migranti arrivati tra sabato e domenica nei principali porti della Sicilia orientale: Catania, Augusta e infine Pozzallo, dove ci sono stati due sbarchi in una sola giornata. La situazione rimane quindi quella delle ultime settimane, con circa 4400 migranti soccorsi in mare in soli due giorni, mentre in altre parti d’Europa gli spostamenti dei profughi avvengono con disperati viaggi via terra a ridosso dei confini orientali della Fortezza.
Dibattiti, promesse, aperture e chiusure che riflettono abbastanza spudoratamente logiche opportunistiche da parte dei paesi dell’Unione. Tutto questo mentre in Sicilia si ha la sensazione di essere testimoni di un momento storico di grande cambiamento, prorompente anche se immerso nell’immobilismo di un non sistema di accoglienza che continua a volersi mantenere tale. Nel pomeriggio di domenica sono approdati al porto di Catania 130 migranti di origine subsahariana, di cui 11 minori e 50 donne. Il loro trasferimento al PalaSpedini, motivato con la saturazione degli altri centri, dimostra come nei confronti di chi arriva e dei loro diritti permanga una totale indifferenza da parte delle istituzioni cittadine, che ancora non hanno predisposto un luogo degno per la primissima accoglienza. Due autobus hanno portato poi i neoarrivati verso il nord e l’Emilia Romagna questa mattina, ma anche il loro breve passaggio non cancella l’atteggiamento vergognoso di chi si accanisce ad ammassare donne, uomini e bambini scampati dal mare in luoghi in cui per legge non dovrebbero stare. Sempre domenica sono stati invece due gli arrivi al porto di Pozzallo. I primi 335 migranti, tra cui due donne all’ottavo mese di gravidanza ,sono arrivati a bordo della nave militare italiana Vega, mentre il secondo gruppo di 337, tra i quali 52 minori, sono giunti nel pomeriggio a bordo della norvegese Siem Pilot, inserita nell’operazione Triton. Quest’ultima ha effettuato i salvataggi in acque greche e uno dei primi passeggeri, in condizioni critiche, è stato trasportato in elicottero proprio in Grecia, per ricevere le prime cure. Al porto ibleo, battuto da forti raffiche di vento, questa domenica non si affollano gruppi di giornalisti e fotografi ma sono presenti le forze di polizia, i volontari di Protezione Civile e Croce Rossa, gli operatori di Msf e una delegazione dell’UNHCR. Dalle imbarcazioni scendono lentamente donne, ragazzi e uomini, prevalentemente di origine somala, eritrea, e subsahariana; sembrano esserci poche persone provenienti dalla Siria e dall’Egitto. Dopo i primi controlli medici e le foto per la polizia scientifica, le forze dell’ordine ispezionano attentamente i bagagli e gli oggetti che i migranti trasportano, mentre arrivano i primi bus che li porteranno al tendone sanitario accanto al CPSA. Alcuni uomini vengono fatti accovacciare per terra sotto il tendone in attesa del loro turno per salire; vestiti sporchi e laceri, maglioni e giubbotti indossati sotto il sole cocente da chi è distrutto, ma che dovrà attendere ancora prima di poter riposare. Sembra che inizialmente i nuovi arrivati saranno ospitati al CPSA di Pozzallo, da cui in mattinata sono stati visti partire autobus con migranti destinati altrove. Per circa 300 pare poi imminente un trasferimento, per gli altri non si sa. Nella speranza che non si verifichino situazioni di permanenza prolungata e non prevista dalla legge, viste le difficoltà recenti nel garantire un posto adeguato ai ragazzi minori e alle ormai abituali e quindi prevedibili situazioni di sovraffollamento dei centri vicini.
Ancora tanti i minori anche negli sbarchi che si sono succeduti sabato e domenica al porto di Augusta. Venerdì rimanevano ancora 80 dei 154 minori egiziani ospitati al centro Umberto I di Siracusa, in attesa di una sistemazione a norma di legge. La situazione non promette nulla di meglio ora con i nuovi arrivi, per ora lasciati alla tendopoli del porto. Grandi numeri che rischiano di far saltare ogni diritto di tutela individuale e di ricevere un’accoglienza degna che si traduca anche in possibile inclusione nella società di approdo. E’ di pochi giorni fa la notizia che a Solarino, nel siracusano, ben 12 famiglie hanno ritirato i propri figli dalla scuola perché contrari alla presenza di alcuni profughi nelle loro classi. Un comportamento dettato da razzismo, ignoranza e paura, a denuncia del quale si è mossa prontamente parte della popolazione civile. Un segnale preoccupante, che dice quanto ancora rimane da fare per arrivare a considerare i nuovi arrivati come parte della popolazione cittadina, e i loro sguardi come una finestra sul nostro comune futuro.
Lucia Borghi
Borderline Sicilia Onlus