Voci a confronto a Pian del Lago
A tre settimane dalla nostra visita al centro governativo di Pian del
Lago, abbiamo avuto modo di raccogliere le opinioni anche degli ospiti
incontrati all’esterno.
Ci è sembrato interessante mettere a confronto quanto riferito dagli
operatori del centro con quello che ci hanno raccontato gli stessi ospiti.
Il primo aspetto di fondamentale importanza riguarda i corsi di
italiano: l’operatrice del centro ci aveva illustrato importanti novità
organizzative per dividere i corsi in livelli e garantire l’accesso a tutti;
prevedendo anche un corso ad hoc per le donne che avevano difficoltà a frequentare
classi miste. La versione degli ospiti del centro è molto diversa: ci dicono
che dentro il centro non si svolge alcun corso di italiano da diverse
settimane, anzi da mesi. La maggior parte dei migranti comunicano con noi quasi
esclusivamente in inglese e alcuni di loro ci hanno persino chiesto dove sia
possibile frequentare un corso di italiano.
Il corso di italiano è uno tra gli strumenti più importanti per garantire
ai migranti percorsi di autonomia, per tale motivo, questo fondamentale
servizio è contemplato fra quelli che la cooperativa è tenuta ad assicurare agli
ospiti in cambio della diaria che l’ente percepisce per ciascun ospite.
Altro aspetto fondamentale è il servizio di infermeria. Mentre il
direttore sanitario – con cui abbiamo parlato il giorno della visita nel centro
– abbia assicurato che gli orari di apertura affissi alla porta siano solo un
modo per “educare” i migranti ai tempi di erogazione dei servizi e
che dunque l’infermeria sarebbe sempre attiva, gli ospiti intervistati ci hanno
detto che quello affisso sarebbe l’effettivo orario di apertura. Al di là delle
sfumature, è facile intuire come l’unificazione delle due infermerie, per
quanto possa essere stata una scelta corrispondente alle ragioni funzionali
spiegateci, abbia di fatto limitato il servizi, oltre ad aver tagliato i costi!
Inoltre gli ospiti del centro continuano a lamentare la scarsità, quando
non la mancanza, di detergenti per l’igiene personale. Ci dicono anche che i
luoghi in cui dormono vengono puliti solo settimanalmente e ci raccontano che,
se provano a chiedere dei detersivi per pulire, vengono loro puntualmente
negati.
Ci raccontano anche che non osano insistere più di tanto con gli
operatori perché temono ritorsioni in Commissione. Gli ospiti del centro credono,
infatti, che gli operatori abbiano il potere di comunicare i nominativi di
“coloro che si comportano male” alla Questura, la quale li abbinerebbe
al numero di protocollo della richiesta di asilo comunicandoli alla
Commissione, che, infine, terrebbe conto della segnalazione in sede di
valutazione della richiesta di protezione. Questa falsa credenza tiene dunque
in scacco gli ospiti che sono restii a fare valere i loro diritti anche quelli
essenziali.
Altro aspetto fondamentale, di cui ci parlano gli ospiti incontrati, è
la condizione igienica dei bagni. Ci dicono che le sole toilettes della parte
ovest del campo (quella con la struttura in muratura) sono accettabili. Quelle
della parte est ( nella zona dei containers) sono inagibili: sporche e
puzzolenti con il pavimento che pare essere un acquitrino perenne. Dato che nostra
autorizzazione alla visita del centro vietava il nostro ingresso negli spazi
intimi degli ospiti, non ci è stato possibile verificare le condizioni dei
servizi igienici.
Molto malcontento è stato espresso dai migranti in ordine al cibo e alla
fornitura di acqua in bottiglia, ridotta a due litri giornalieri rispetto ai 4 litri
che venivano forniti dalla precedente gestione. C’è però da sottolineare che
nella mensa ci sono dei distributori di acqua depurata e refrigerata da cui gli
ospiti possono attingere acqua a volontà.
Un altro aspetto di cui si lamentano gli ospiti è il servizio guardaroba:
da mesi non verrebbero distribuiti vestiti e alcuni di loro ci mostrano le
scarpe rotte e gli abiti troppo leggeri per stare fuori d’ inverno.
Col freddo, diviene ancora più complicato fare a piedi il tragitto di 5
Km che separa il centro governativo dalla città, soprattutto considerato che,
una volta giunti nel centro abitato, queste persone non hanno neanche la
possibilità di sedersi in un bar per bere un the caldo, poiché il pocket money
giornaliero di 2,50 euro, viene erogato loro in una chiavetta utilizzabile
esclusivamente nei distributori automatici presenti nel centro. Questa modalità
di erogazione di bibite, merendine e detergenti, oltre a negare la possibilità di
disporre di denaro liquido, nell’eventualità che i distributori fossero
direttamente gestiti dall’ente gestore, garantirebbe a quest’ultimo un margine
di profitto anche sui pocket money!
Insomma, le voci a confronto dei due attori di Pian del Lago, non
risultano essere troppo affini tra loro. Non ci è dato sapere esattamente dove
stia la verità. Possiamo, però, constatare direttamente alcuni aspetti
materiali, quali i vestiti e la conoscenza della lingua italiana degli ospiti,
che effettivamente confermano una certa manchevolezza della gestione del centro.
In ordine agli altri servizi, riteniamo che questi peggioramenti ulteriori,
lamentati dagli ospiti, siano verosimilmente riconducibili ai tagli di spesa
che Auxilium ha adottato per riuscire a gestire il centro con un budget giornaliero
ad ospite ribassato a 25 euro, ovvero 10 euro in meno rispetto alla precedente
gestione, anche questa nota per le sue carenze.
Infine, è ormai informazione nota che Auxilium ambisca all’allargamento
del centro. Risulta, però, altrettanto evidente che l’assenza di garanzia
pregiudiziali per un ampliamento che, oltre a giovare al bilancio della
cooperativa, possa effettivamente andare incontro alle esigenze degli ospiti.
Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia Onlus