POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Caltanissetta è un posto strano. E’ un posto in cui ci stanno le persone che vivono all’aperto.
All’aperto non significa, però, in campeggio, con il cielo come soffitto e tanta voglia di divertirsi.
All’aperto significa:
- senza letto, brandina, materassino. Lenzuola, coperte, cuscini;
- senza bagno per fare pipì e popò, doccia e spazzolarsi i denti;
- senza cucina. Senza mangiare. Niente pasta, carne, pesce. Acqua fresca in estate, the, latte caldo in inverno.
- Senza lavoro. Ma a questo siamo abituati.
- Senza cure, in caso di malattie.
- Senza nulla da fare, dalla mattina alla mattina successiva. E a quella dopo ancora, ed ancora, ed ancora.
E Caltanissetta si indigna.
Giustamente.
Si indigna perché queste persone rovinano le nostre cose. I nostri spazi. Le nostre palme. Panchine.
Non si indigna perché queste persone non hanno altra possibilità se non quella di non avere diritto a nulla.
Questa è la prefazione del dossier che Giuliana, Santina e Giovanni hanno presentato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno).Siamo stati a Caltanissetta per vedere e ascoltare le loro esperienze, fatte di tanta fatica, tanti ostacoli, ma anche di tanta passione verso chi ricerca una serenità che non trova nel proprio paese.
Un punto su cui gli operatori dello Sportello per Immigrati (una realtà attiva dal 2005 a Caltanissetta, nel tentativo di alleviare i disagi inevitabilmente connessi alla condizione di straniero
e in quello, parallelo, di contrastare i fenomeni di razzismo …… ovviamente gli operatori sono tutti volontari) insistono da anni è l’informazione corretta e non stravolta, perché la politica utilizza ad uso e consumo le vicende dei migranti per giustificare le difficoltà della città di Caltanissetta.
La campagna di stampa politica porta a distogliere lo sguardo dalle vere problematiche e la presenza degli stranieri diventa la ragione di tutto: pochi servizi? Colpa degli stranieri che ricevono più attenzioni dei nisseni dalle istituzioni. Città sporca e poco curata? Colpa degli stranieri. Città poco sicura? Colpa degli stranieri. Gli stranieri diventano un ottimo alibi, ma da alibi a capro espiatorio il passo è breve.
A Caltanissetta la presenza migrante non è una novità, anzi, la struttura di Pian del Lago è stata istituita nel 1998 (dopo l’approvazione della legge Turco – Napolitano) con una capienza totale di 552 posti (da sempre a pieno regime), suddivisi in 360 nel centro di accoglienza (CDA), 96 posti per i richiedenti asilo (CARA) e 96 posti per il CIE (centro di identificazione ed espulsione). Si perché Caltanissetta ha il primato di essere l’unico centro in Italia dove coesistono, all’interno dello stesso perimetro, tutte e tre le tipologie di centri CDA – CARA- CIE.
Inoltre per non farsi mancare niente da circa due anni l’ufficio immigrazione della questura si trova dentro il centro di Pian del Lago (si trova a circa 3 chilometri dal centro città).
Altra particolarità è che ad un anno del bando per l’assegnazione della gestione del centro ancora non c’è un “vincitore”, così la vecchia cooperativa va avanti nella gestione in regime di proroga per il secondo semestre consecutivo (la cooperativa in questione – Albatros 1973 – nell’ultimo bando si è posizionata al settimo posto).
All’ingresso e all’interno della struttura che contiene come detto CARA, CDA e CIE, sono presenti pattuglie dell’esercito. Il complesso, completamente recintato, si compone di diverse strutture in muratura ad un piano e di container. L’interno è costituito da recinzioni successive concentriche. La recinzione più interna contiene le strutture e i container del CIE.
All’interno del centro i problemi sono notevoli:
- assistenza sanitaria (durante la prima visita il medico dopo una “visita visiva” rilascia un certificato con la seguente dicitura: …ad oggi, in assenza di specifici esami clinico – strumentali, in atto si presenta in apparente buono stato di salute, senza segni e/o sintomi clinici riferibili a malattie contagiose e/o diffusive allo stato florido. Pertanto lo/a stesso/a risulta idoneo alla vita in comunità. – Non si escludono patologie di carattere trasmissivo o diffusivo che siano in fase di incubazione o quiescenza), non è ovviamente idoneo per ospitare migranti con patologie come per esempio il diabete (non ci sono diete per questo tipo di ammalati), e non viene rilascia documentazione (rilascio della tessera sanitaria e rilascio di referti).
- Ubicazione del centro marginalizzato dalla città (l’assenza di marciapiede tra contrada Pian del Lago ed il centro abitato; l’assenza di illuminazione pubblica nella zona con conseguente alto numero di incidenti che si verificano nell’area attorno al centro Pian del Lago, soprattutto nelle ore serali).
- Nessuna attività culturale o ricreativa organizzata dall’ente gestore (cooperativa Albatros 1973) per facilitare l’impatto con la società nissena, ed italiana; nessun corso di italiano, di educazione civica, educazione stradale, educazione sessuale, attività sportiva….niente!!
- Inoltre la cooperativa Albatros 1973 non fornisce alcuna vera diaria agli stranieri residenti ai centri di Pian del Lago. (Lo Sportello per Immigrati ha più volte chiesto, a mezzo stampa, alla Prefettura di chiarire la questione, senza mai essere ascoltato.).Quello che fornisce, piuttosto, è una chiavetta elettronica, sulla quale vengono caricati circa due euro al giorno. Questi sono spendibili solo all’interno del centro stesso, attrezzato di distributori di sigarette, schede telefoniche, caffè e bibite. In pratica, anche i soldi che dovrebbero andare agli ospiti per permettergli qualche piccola economia o qualche spesa personale restano a Pian del Lago.
Il trattenimento all’interno del CARA dovrebbe durare al massimo 35 giorni. In realtà dura circa 4 mesi, 120 giorni. E nemmeno questi bastano a definire tutta la pratica relativa alla richiesta di protezione internazionale.
Lo straniero esce, pertanto, con un permesso di soggiorno, trimestrale o semestrale, per “richiesta asilo”.
Permesso che dovrà essere rinnovato fino alla definizione della pratica di richiesta di protezione internazionale. Succede quindi, molto spesso, che lo straniero in questione decida di non allontanarsi da Caltanissetta, in modo da essere reperibile quando la Commissione lo convocherà o comunque fino alla definizione della sua pratica.
L’ufficio Immigrazione (come detto è all’interno del centro) lavora soltanto il martedì ed il mercoledì, dalle 09.00 alle 12.00 (per i richiedenti asilo).
I tempi per i rinnovi sono lunghissimi e visto che non ci sono posti per l’accoglienza per tutti i richiedenti asilo che hanno fatto domanda in città, i migranti (anche chi ha avuto un permesso di soggiorno e non ha idea di dove andare) dormono per strada, in posti di fortuna nati nelle vicinanze del centro di Pian del Lago… le autorità competenti non provvedono a risolvere una problematica che da tanti anni si vive a Caltanissetta. Inoltre (ma il fenomeno è diminuito moltissimo rispetto al passato) nelle vicinanze di Pian del Lago arrivano migranti che devono fare domanda di protezione internazionale nella speranza di avere un posto per dormire nel CARA, mandati da qualche amico che in precedenza aveva fatto la stessa esperienza!!
Infine abbiamo posto una domanda specifica a Giuliana, Santina e Giovanni, sulle situazione dei migranti che gli stati europei stanno “rimandando” in Italia (cosiddetti “casi DUBLINO”), chiedendo se sono previsti a Caltanissetta dei servizi o un piano per accoglierli, la risposta unanime è scolpita nei loro volti….ovviamente a Caltanissetta può attenderli la strada, dormire sotto un ponte e mendicare per un pasto!! I migranti “Dublino” di ritorno in città ricevono generalmente un permesso di 3 – 6 mesi per richiesta protezione internazionale appunto un periodo molto lungo per espletare l’iter burocratico; in questa attesa nessun servizio è previsto per questi fratelli e sorelle che avevano scelto di andare a cercare fortuna oltre i confini nazionali italiani.
I nostri amici concludono dicendoci che a proposito dell’Ufficio Immigrazione, qualcuno sostiene che costringere tutti gli stranieri, in qualunque condizione giuridica si trovino, a recarsi in un posto separato dal resto della città, recintato e sorvegliato da soldati armati di mitra sia un errore, una scelta infelice che non si muove proprio nel senso di una maggiore integrazione.
Ma forse, sostiene ancora qualcuno, non si tratta di un errore, forse è una scelta ben precisa, forse è un maldestro tentativo di spostare il problema, trattando gli stranieri come polvere da mettere sotto il tappeto.
O forse è qualcosa di più, e non li si vuole solo nascondere ma anche separare, fisicamente e simbolicamente,dal resto della città. Forse!
Alberto Biondo per Borderline Sicilia