L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Caltanissetta: il Nespolo di Butera
Le notizie sull’irreperibilità e sulle fughe di migliaia di minori stranieri non accompagnati sono allarmanti e delineano una situazione sempre più grave che dovrebbe essere affrontata con la massima urgenza dalle autorità competenti. Nel recente rapporto “Sperduti. Storie di minorenni arrivati soli in Italia” di UNICEF e CNR IRPPS emerge che nel 2016 i minori sbarcati in Italia hanno raggiunto il numero record di 28.223. Tra questi, quelli che si sono resi irreperibili sono stati 6.508 (dati aggiornati a novembre 2016).
Per capire le motivazioni che portano giovanissimi migranti ad abbandonare i centri di accoglienza e a diventare invisibili rischiando di cadere nelle maglie dello sfruttamento e dell’illegalità, non si può non guardare alla lentezza delle pratiche amministrative e al funzionamento di alcune strutture di prima accoglienza. In questo binomio si trova spesso la risposta a quella che ad oggi rappresenta una vera e propria emergenza sociale che andrebbe affrontata con urgenza e con strumenti adeguati.
Nei monitoraggi effettuati a Caltanissetta ci era capitato spesso di ricevere lamentele da parte di ex ospiti del Nespolo, centro di prima accoglienza nel comune di Butera. I ragazzi di cui abbiamo raccolto le testimonianze ci hanno raccontato che dopo 8 mesi di attesa ancora non avevano ricevuto nessun documento e che alle loro proteste avrebbero fatto seguito minacce di allontanamento dalla struttura e il successivo trasferimento in altri centri.
Lo scorso 17 maggio abbiamo visitato il Nespolo, dove abbiamo avuto modo di capire la situazione parlando direttamente con lo staff presente. Durante l’incontro ci è stato detto che attualmente gli educatori sono 6, più 3 mediatori, l’assistente sociale, degli ausiliari e il coordinatore.
L’ex albergo, costruito con i fondi di Italia ‘90 per diventare un struttura ricettiva di lusso nelle campagne tra Mazzarino e Butera, era in stato di abbandono dalla data di costruzione ed è stato riconvertito in centro di accoglienza dalla cooperativa “Il Nespolo” di Gela nel 2016. La cooperativa gestisce attualmente solo questa struttura e sembrerebbe intenzionata a cominciare lavori di ampliamento che permetterebbero di accogliere un maggior numero di persone. Il centro si trova in aperta campagna, molto lontano da Butera e a oltre 6 km dal centro di Mazzarino, strada che i ragazzi percorrono spesso a piedi.
La struttura ha aperto i primi giorni dell’agosto 2016 e immediatamente ha ricevuto circa 60 persone per poi arrivare ad accogliere un massimo di 90 minori, mentre ad oggi i ragazzi accolti sono 72. Tra gli ospiti presenti molti sono arrivati ad agosto ma solo recentaemente hanno avuto l’assegnazione di un tutore. Ricordiamo che i centri di prima accoglienza dovrebbero accogliere i minori dopo gli sbarchi per un massimo di 60 giorni (ridotti a 30 dopo la recente approvazione della Legge Zampa), per poi procedere con i trasferimenti in strutture di seconda accoglienza.
Le prime nomine dei tutori sono arrivate a febbraio, ben sei mesi dopo l’apertura del centro e ciò ha causato tensioni fra i minori accolti che non comprendevano i motivi di queste lentezze burocratiche e lamentavano la scarsa comunicazione da parte dei gestori del centro. La Cooperativa ha così proposto all’autorità giudiziaria, con l’obiettivo di velocizzare i tempi, di nominare come tutori sia il direttore che l’assistente sociale della struttura. Una pratica che, come in tanti altri casi, desta preoccupazione per l’evidente rischio di conflitto di interesse che stride con la tutela del “superiore interesse del minore”. A detta dell’assistente sociale, il Tribunale dei Minori ha così velocizzato le pratiche e per i minori arrivati tra marzo e aprile si prevede la nomina del tutore entro fine giugno (comunque ampiamente in ritardo rispetto a ciò che prevede la normativa).
Inoltre, l’età media dei minori accolti è di 17 anni e ciò si traduce spesso nel dover trasferire neo-maggiorenni in altre strutture senza che abbiano completato, e a volte neanche iniziato, l’iter per ottenere un titolo di soggiorno. Grave, inoltre, che in provincia di Caltanissetta alcuni neo-maggiorenni vengano trasferiti presso il CARA di Pian del Lago, sicuramente un luogo non adatto ad una persona appena diventata maggiorenne e che ha già avviato un percorso di integrazione nella prima accoglienza. Una pratica che ricorda quella che abbiamo già monitorato a Messina e Catania, dove spesso i neo-maggiorenni vengono trasferiti all’ex Caserma Bisconte o al CARA di Mineo, in cui il loro percorso di integrazione si arena inevitabilmente.
Per quanto riguarda l’inserimento scolastico, Butera, che si appoggia sulle scuole e sui Cpa di Mazzarino, ha enormi difficoltà: solo alcuni degli ospiti del Nespolo, infatti, sono iscritti a scuola, visto che le strutture scolastiche presenti non riescono ad accogliere i tanti minori delle comunità presenti in zona. L’unico corso presente all’interno del centro è quello di alfabetizzazione, che si tiene tutti i giorni esclusi i weekend, ma che evidentemente non è sufficiente a rispondere alle esigenze di integrazione dei tanti minori accolti.
Totalmente assente è invece il rapporto tra la cooperativa e realtà del territorio che permetterebbero ai ragazzi di avere stimoli dall’esterno. L’unico diversivo che hanno i ragazzi accolti per riempire il loro tempo libero è un campo da calcio.
Per quanto riguarda l’informativa legale, nel centro è presente un operatore legale che viene chiamato in base alle necessità e che si serve della presenza di tre mediatori culturali. I ragazzi ricevono un’informativa in italiano con tutte le informazioni sulla protezione che devono firmare. Molti ci hanno riferito di non aver compreso fino in fondo quello che vi è scritto.
Una pratica che qui, come in altri centri, genera molte tensioni è quella del trattenimento del documento da parte della cooperativa che, secondo l’assistente sociale, viene richiesta dall’Ufficio Immigrazione di Caltanissetta. Questa prassi illegittima provoca nervosismo nei ragazzi che, dopo aver aspettato mesi per ricevere un pezzo di carta, vivono il trattenimento dei documenti come lesivo dei propri diritti.
Tutti questi elementi possono aiutare a capire i motivi per cui Il Nespolo ha registrato fin dalla sua apertura decine e decine di fughe. L’ultima in ordine di tempo quella di ben 15 minorenni somali, arrivati a Catania durante gli sbarchi di Pasqua, giunti a Butera il 18 aprile e fuggiti dal centro neanche una settimana dopo.
Le diverse proteste pacifiche che ci sono state nel centro vanno quindi contestualizzate nel clima di incertezza che regna nell’accoglienza destinata ai minori stranieri non accompagnati. Ragazzi che dopo aver rischiato la loro vita in un viaggio pericolosissimo, dopo aver attraversato la Libia e il Mediterraneo, si ritrovano letteralmente intrappolati tra meccanismi burocratici farraginosi e all’interno di strutture che non riescono a forzare le maglie della burocrazia e favorire l’inserimento sociale dei minori.
È per questo motivo che le parole di alcuni membri dello staff ci sono sembrate fuori luogo. Sentire parlare di ragazzi minorenni che verrebbero “indottrinati in Africa perché sanno che qui possono ottenere tutto”, “che non fanno altro che lamentarsi nonostante vivano in albergo”, come se la lamentela fosse una cifra culturale e non dettata dalle condizioni di accoglienza e dall’attesa infinita, ci è sembrato molto lontano dalla realtà e molto vicina, purtroppo, a quelle tante falsità sulle migrazioni che si sentono ormai ovunque ma che non dovrebbero essere dette e pensate da chi lavora in questo settore.
Crediamo che chiunque nella situazione di attesa passiva, di incertezza per il futuro e di scarsa comprensione della propria situazione legale avrebbe motivo di lamentarsi e non si capisce perché proprio i migranti non dovrebbero farlo. Gli operatori dei centri e le cooperative che li gestiscono dovrebbero sempre tenere a mente che l’accoglienza non è una concessione né un privilegio, ma – nonostante spesso ce ne dimentichiamo – un diritto sancito da leggi e convenzioni internazionali.
Nicolas Liuzzi
Borderline Sicilia Onlus