Grande Blitz a Pian del Lago 2: profughi vengono fatti sgomberare dall’accampamento in cui sono costretti a vivere per poter finalmente avere accoglienza in un centro
“Blitz”, “operazione Mastro Lindo”, “operazione segreta ma efficace”: questi i termini con cui i giornali locali di Caltanissetta hanno dato notizia dello sgombero dell’accampamento di profughi costretti a vivere all’addiaccio nel attesa che venissero riconosciuti i loro diritti (http://www.seguonews.it/cronaca/operazione-mastro-lindo-a-pian-del-lago-2-sgombrate-le-baraccopoli-immigrati-trasferiti-in-ex-ospizio-le-foto/,
http://www.tcsnews.tv/video/4710/sgombero-di-pian-del-lago-2-migranti-nei-centri-dassistenza, http://www.ilfattonisseno.it/2014/03/caltanissetta-blitz-a-sorpresa-sgombrato-lo-stadio-di-pian-del-lago-2/ ).
Immaginiamo quanto sia stato difficile fare incursione in un campo di 40 profughi inermi per dire loro di prepararsi ad entrare in un centro di accoglienza, una missione pericolosa quella messa a punto ieri mattina dalla Polizia Municipale accompagnata dal Vice-Prefetto di Caltanissetta. Un’azione tanto complicata che la sua programmazione è durata ben 8 mesi, a detta del sindaco della città, intervistato ieri mattina mentre gli facevano da sfondo le ruspe che portavano via i materassi e tutti i suppellettili con cui si erano arrangiati centinaia di richiedenti asilo, costretti ad aspettare mesi prima di essere identificati e di ricevere accoglienza. Ovviamente il messaggio su cui insistono i fautori di questa operazione non è tanto il fatto che a queste persone sia stato finalmente riconosciuto il diritto all’accoglienza , quanto che la struttura sportiva (colpita da un incendio nell’agosto 2012 e quindi già solo parzialmente funzionante) sia stata finalmente restituita alla città.
E così, ora, per garantire che dopo l’ “operazione Mastro Lindo” lo sporco non torni, è stato attivato un servizio di vigilanza h 24 da parte della polizia municipale. Un investimento assai costoso per garantire la sicurezza dell’impianto sportivo, e facendo due conti, ci viene spontaneo chiederci se fosse stato possibile utilizzare gli stessi soldi per riattivare un ricovero per la notte rivolto a coloro che attendono di essere identificati e poi accolti. Del resto, chi, anche nelle più belle notti d’estate, si sognerebbe di dormire all’addiaccio, intrufolandosi in strutture sportive, quando potrebbe andare in un luogo chiuso e sicuro?
A questo proposito ci chiediamo se il primo cittadino e il rappresentante Ufficio territoriale governativo, nel mettere a punto questa operazione, abbiano anche provveduto a strutturare a livello territoriale, un sistema di accoglienza tale da garantire un’ immediata identificazione e accoglienza a coloro che continueranno ad arrivare. In realtà, a poche ore dallo sgombero, sono già emersi i primi dubbi su questo punto, in quanto, già ieri è sorto un altro piccolo accampamento in una zona fangosa vicino a un ponte dove si sono riparati circa una decina di profughi rimasti senza un tetto.
E, ancora ci chiediamo, cosa avrà smosso gli organi competenti a prendere dei provvedimenti per risolvere finalmente la situazione dei richiedenti asilo stanziati da mesi fuori dal centro governativo in attesa di veder riconosciuti i loro diritti?
Forse il servizio del tg 2 andato in onda a metà gennaio che denunciava la grave situazione? Oppure la visita negli accampamenti dell’europarlamentare Salvatore Jacolino, il quale scandalizzato dalla situazione (di un sistema di accoglienza che è espressione massima della politica della coalizione guidata dal suo partito), aveva auspicato allo sgombero della tendopoli e tempi di attesa più brevi per i richiedenti asilo? O ancora, forse, il rondò degli ultimi mesi dei diversi partiti passati per gli accampamenti in vista delle elezioni di giugno?
E’ confortante vedere che sia un rappresentante europeo dello stesso partito promotore della legge Bossi-Fini, del reato di clandestinità e di tutto il pacchetto sicurezza (nel quale la direttiva europea dei rimpatri è stata recepita nel peggiore dei modi prolungando la detenzione amministrativa fino ai 18 mesi), ad auspicare una maggiore tutela dei migranti… seppur sempre e comunque nell’ottica della sicurezza e del diritto dei cittadini a usufruire di una struttura sportiva della loro città.
Ad ogni modo possiamo confermare che già da tempo era in atto un cambiamento, infatti da diverse settimane, il numero delle persone che vivevano negli accampamenti era improvvisamente passato da circa 160 ad appena 40. Inoltre, abbiamo potuto apprendere da alcuni ragazzi che da diversi giorni la Questura aveva abbandonato la prassi irregolare di segnare i nomi di chi arrivava su un’informale “lista di attesa” e che l’identificazione veniva garantita ai richiedenti asilo direttamente all’arrivo nell’ufficio Immigrazione della Prefettura.
Il sensibile calo del numero delle persone negli accampamenti dipenderebbe da diversi fattori: in primis dalla diminuzione degli arrivi durante queste settimane, dovuto forse ai numerosi dinieghi della Commissione che scoraggerebbe i migranti a raggiungere Caltanissetta, o forse, dall’implementata efficienza dei respingimenti da parte della Turchia e della Grecia, la quale ora è aiutata anche dal governo britannico per il contrasto all’immigrazione irregolare.
A contribuire a questo repentino cambiamento della situazione degli accampamenti c’è anche un altro fattore che a noi preme evidenziare, ovvero l’ampliamento di circa una settantina di posti nei medesimi centri di emergenza attivati in provincia negli scorsi mesi.
Già, perché se 70 nuovi posti sono stati trovati nella struttura Ipab, ex ospizio di San Cataldo recentemente convertita all’accoglienza migranti iniziando ad ospitare proprio coloro sgomberati ieri (nel totale allarmismo della popolazione che ritiene non idoneo ospitare una struttura di migranti nel centro della città vicino ad una scuola elementare); altri 70 posti sono stati misteriosamente ricavati dalle medesime strutture attivate con la convenzione di emergenza, siglata tra Prefettura e le strutture che avevano partecipato al bando, lo scorso dicembre.
E così, è quasi raddoppiata l’ospitalità dell’albergo Alessi di Mazzarino, il quale è passato ad ospitare 50 persone (dalle 30 iniziali); è aumentato di 10 il numero degli ospiti del centro Madre Speranza di Caltanissetta, il quale ospitava già 70 persone. E’ poi, più che duplicato il numero delle persone ospitate nei residence gestiti dalla cooperativa Petix di Montedoro passati dall’accoglienza di 12 persone a 27, ed è aumentato da 8 a 12 il numero dei posti nella struttura gestita da Montesolidale, sempre a Montedoro. Anche il centro PROCIVIS di Gela che avevamo avuto modo di visitare a fine dicembre, constatando la totale inadeguatezza della struttura e della gestione (http://www.borderlinesicilia.org/2014/01/21/le-strutture-dellaccoglienza-d-emergenza/), è stato implementato di ulteriori posti. Nonostante i gravi disaccordi che ci sono stati tra il gestore e 8 migranti, (i quali dopo aver denunciato trattamenti degradanti e totale noncuranza dei loro problemi di salute sono stati trasferiti nel CARA di Pian del Lago), ben altre 15 persone sono state inserite nel medesimo centro.
Cosa dire poi del Cara di Pian del Lago? Starebbe ospitando 490 persone, ovvero circa una quarantina in più rispetto alla sua capienza ordinaria. E’ facile intuire come venga gestito questo sovrannumero, ovvero, con il solito sovraffollamento delle stanze, dei container e dei pochi spazi comuni; a discapito di chi ci vive e con il vantaggio economico di chi lo gestisce.
Si rischia di essere ripetitivi a voler fare nuovamente il punto sulla situazione interna al centro, poiché certe cose sembrano non cambiare mai, in primis l’assistenza medica. Coloro che ci vivono continuano a lamentare il fatto che per qualsiasi tipo di problema di salute ci si rivolga in infermeria, si riceva sempre e comunque solo una pastiglia di paracetamolo e che non vengono assicurare visite specialistiche nè esami di ambulatorio per i problemi più importanti.
Rimane poi il problema dei bagni inagibili. Nonostante la convenzione con cui Auxlium si è aggiudicata la gestione del centro governativo includesse più di 6.000.000 di euro per la manutenzione della struttura (oltre ai 18.000.000 per la gestione del centro), non è ancora iniziato alcun lavoro di manutenzione e la situazione dei servizi igienici peggiora ulteriormente di giorno in giorno.
Rimane anche il problema del pocket money elargito attraverso la ricarica della chiavetta elettronica utilizzabile solo nelle macchinette di bevande e sigarette presenti all’interno del centro, a causa del quale i richiedenti asilo non possono disporre neanche dell’irrisoria cifra giornaliera destinata a loro.
Nota positiva è che pare che sia stato finalmente organizzato un corso di italiano continuativo e che vengano regolarmente distribuiti i prodotti per l’igiene personale.
I tempi di attesa dell’audizione e quindi di permanenza nel centro si aggirano tuttora attorno ai 12 mesi, ma la Prefettura ha assicurato un impegno della Commissione a lavorare ad un ritmo tale da garantire l’esame di 70 domande al mese; questo dimezzerebbe gli attuali tempi di attesa assicurando il termine di MASSIMO 6 mesi previsto dalla legge.
Giovanna Vaccaro
Redazione borderline-europe