Caltanissetta: cresce il numero di migranti accampati all’esterno del centro di Pian del Lago nel ritardo delle istituzioni

La condizione dell’accoglienza a Caltanissetta sta ulteriormente
degenerando e neanche ilprovvedimento di individuazione di nuove strutture di
accoglienza riuscirà probabilmente a far fronte all’emergenza degli
accampamenti in cui vivono quelle persone che attendono di fare richiesta di
asilo o che non possono allontanarsi perché hanno impugnato il diniego e sono
in attesa di un’altra audizione.

Sebbene secondo la questura e la prefettura la sottocommissione
territoriale di Caltanissetta vanterebbe un ritmo di 40 audizioni a settimana, i ragazzi degli accampamenti con cui abbiamo
parlato ci dicono che, nelle ultime due settimane, la Commissione è stata attiva
solo un giorno e che ha tenuto solo 8 audizioni.

In questo stesso arco di tempo, i nuovi ingressi presso il centro sono
stati solo tre, e anche l’attività burocratica della Questura procede a
rilento: i migranti accampati aspettano dalle 4 alle 6 settimane solo per
essere iscritti in una lista su cui viene posto solo il loro nome, la data di
nascita e la nazionalità; dopo altre 3-4 settimane vengono foto-segnalati
seguendo l’ordine della lista, e solo a quel punto ricevono la convocazione per
formalizzare la domanda di asilo. Ci raccontano che spesso l’Ufficio
Immigrazione non rispetta gli orari di apertura e, a volte, apre alle 11 o
anche alle 13, anziché alle 9. Ovviamente non viene data comunicazione di
questo slittamento d’orario, ne’ tanto meno una giustificazione. Intanto, chi è
fuori aspetta al freddo e , se piove, anche sotto la pioggia. Peraltro fuori
dal centro di Pian del Lago non c’è neanche una tettoria sotto cui ripararsi. A
volte alcuni migranti provano anche a protestare contro questo trattamento
degradante, ma temono eventuali ripercussioni
sulla loro regolarizzazione.

Intanto si trovano costretti a vivere per mesi e mesi negli accampamenti
senza acqua, elettricità e nessun tipo di assistenza. Alcuni di loro vestono
ancora indumenti estivi e molti calzano ancora le ciabatte perché non possono
permettersi di comprarsi delle scarpe chiuse. Nessuno si preoccupa di
assicurare loro uno screening sanitario, che sarebbe una garanzia anche per la
salute pubblica. La Croce Rossa e la Caritas dispongono di medici volontari, ma
nessuno di loro va negli accampamenti, neanche se direttamente sollecitati. Oggi
un uomo ci ha raccontato che è diabetico e che da tre mesi non prende la
terapia e accusa forti dolori allo stomaco.

Nell’accampamento vicino allo stadio, che è quello più grande, è
possibile vedere già in lontananza la folla di persone. Ci dicono di essere in 160
e che ogni settimana arrivano almeno una decina di nuove persone. Solo tre
settimane fa erano poco più di 100. Non si respira una bella atmosfera in
questo accampamento: il numero di presenze inizia a pesare e la convivenza in
quelle condizioni non deve essere facile. I diversi gruppi etnici si sono spartiti le zone sottostanti la pista
da Skate abbandonata e quelle di una piccola aerea in cui hanno montato delle
tende; ciascun gruppo organizza la propria vita nel campo in autonomia.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus