Strage di Lampedusa: le testimonianze dei sopravvissuti. Cronaca delle proteste degli isolani alle passerelle dei politici
Il Presidente della Commissione Europea José M.D.
Barroso e la commissaria europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom,
accompagnati dal Premier Enrico Letta e dal Ministro dell’Interno Angelino
Alfano, sono giunti ieri a Lampedusa accolti da un coro di proteste che li ha
accompagnati nelle diverse tappe della loro visita sull’isola.
Diversi
lampedusani muniti di cartelloni si sono infatti radunati dapprima al molo
Favaloro (dove vengono fatte attraccare in genere le motovedette cariche di
migranti e dove si sono recati in mattinata le autorità in visita), e successivamente
di fronte alla sede del Comune, dove si è svolta una riunione con
l’amministrazione locale. I manifestanti hanno esortato la delegazione a far
visita al CSPA di Lampedusa, dove sono ospitati al momento circa 900 migranti a
fronte di una capienza massima di 250 ospiti. L’invito è stato subito colto e
rilanciato dal sindaco Giusy Nicolini che ha insistito affinché venisse
effettivamente cambiato il programma, permettendo alle autorità di recarsi
presso il centro di prima accoglienza. L’esortazione è stata poi accolta dal
Prefetto Francesca Ferrandino che alla fine ha acconsentito, visto anche
l’interessamento del Premier Letta.
Intanto continuano, ma molto al rilento, i
trasferimenti verso la Sicilia a causa, a quanto pare, anche delle difficoltà
nell’identificazione degli ospiti: meno di 70 i migranti trasferiti nella
giornata di ieri. Al centro di accoglienza, molti Siriani ed Eritrei (dunque
gran parte degli ospiti) opporrebbero resistenza al rilevamento delle impronte
digitali, per evitare di essere poi costretti, conformemente al regolamento di
Dublino, a presentare domanda d’asilo in Italia e non poter così raggiungere i
paesi del centro e nord Europa dove vivono molte delle loro famiglie o dove
semplicemente vorrebbero essere lasciati liberi di andare. A complicare le
procedure di trasferimento, affermano alcuni addetti del centro di accoglienza,
anche la varietà delle tipologie di migranti giunti negli ultimi sbarchi:
nazionalità diverse, minori non accompagnati, nuclei familiari con figli,
adulti singoli, ecc.
Ad ogni modo, il sovraffollamento del centro e le
condizioni precarie cui sono tenuti gli ospiti, sono oggetto delle critiche di
parte della società civile lampedusana. Molte famiglie dell’isola hanno chiesto
e dato disponibilità di ospitare in casa quantomeno i minori e le famiglie con
bambini. Di questa ipotesi si è discusso ieri pomeriggio in seduta al consiglio
comunale, ma l’attesa delibera, sostenuta con entusiasmo dal presidente della regione
Sicilia, Rosario Crocetta, anch’egli presente sull’isola, non è stata alla fine
approvata, essendo la questione di competenza del Ministero dell’Interno che
dovrebbe concedere una speciale autorizzazione.
Cresce intanto il dibattito politico sulla
revisione delle normative italiane ed europee in materia di immigrazione ed i
primi segnali sembrano essere riconosciuti anche da alcuni dei manifestanti
stessi. Barroso ha infatti predisposto lo stanziamento di 30 milioni di euro
per l’Italia, mentre il Premier Letta, costretto a non pochi equilibrismi
verbali per non urtare nessuna delle differenti sensibilità che compongono il
suo governo, ha promesso una ridiscussione della leggi Bossi-Fini. Parole cui
sembra aver risposto insolitamente subito il Parlamento; la Commissione
Giustizia del Senato ha infatti approvato in serata un emendamento che
eliminerebbe il reato di clandestinità.
Continuano le operazioni di recupero dei cadaveri
da parte dei sommozzatori; fino a ieri sera, all’incirca una trentina i corpi
contenuti ancora nella stiva, mentre 295 circa quelli ritrovati e riportati in
superficie. Ancora un alone di mistero avvolge invece le dinamiche dell’incidente
e delle operazioni di salvataggio nella mattina della tragedia. Un giovane
migrante interpellato ieri racconta di aver chiaramente visto due volte verso
le tre/quattro circa del mattino tre navi piccole e una grande nave piena di
fari girare intorno al barcone già giunto in prossimità della costa, per poi
vederle andarsene nel buio. Nel timore di allontanarsi e non essere più notati
dalle imbarcazioni italiane (qualcuno tra i migranti avrebbe indicato quelle
come navi italiane), il comandante avrebbe dato fuoco con della benzina a un
grande telo nel tentativo farsi notare. Ma la grande fiammata avrebbe poi
causato il panico e l’agitazione dei migranti stessi, non tutti al corrente di
quanto egli stesse facendo, e il conseguente sbilanciamento del barcone. Il
migrante riferisce di aver trascorso diverse ore in acqua, nuotando nel
carburante riversato in mare e gridando insieme agli altri per farsi sentire,
fino a che un Lampedusano lo ha tratto in salvo, concedendogli la possibilità
di essere vivo a raccontare i fatti. Fatti, immagini, suoni che, riferisce un
altro migrante sopravvissuto alla tragedia, riecheggiano nella testa senza
sosta: “non riesco a dormire, non riesco a pensare ad altro, nulla cancellerà
mai dalla mia testa i volti e le grida dei miei amici che urlavano aiuto!”.
La Redazione di Borderline Sicilia Onlus