Racconti su Siculiana parte 2: luci e ombre su Villa Sikania
Continuiamo ad occuparci di Villa Sikania (Siculiana, AG), ex resort
turistico a 3 stelle poi convertito in centro di primissima accoglienza e
transito nel 2014 e preso in gestione dall’associazione culturale Cometa, una
delle tante associazioni legate ad Acuarinto, uno degli enti che detiene
l’oligopolio dell’accoglienza in provincia di Agrgiento. Eppure, quando si
scrivono le parole chiave “Villa Sikania” nel motore di ricerca, i primi
risultati che Google ci propone sono quelli dedicati alle recensioni (come
TripAdvisor), o alle prenotazioni, come se la gestione non avesse mai cambiato
vocazione. Solo se si spulciano vari giornali online e si scava nel tempo, si
trovano tracce del radicale cambiamento che ha investito il vecchio Park Hotel
alle porte di Siculiana.
In un articolo pubblicato dalla Sicilia24H in data02.11.2011 si legge come il proprietario Pietro Giglia sia stato costretto,
dopo 10 anni di esperienza turistico-alberghiera, a cambiare attività. Villa
Sikania, infatti, da quel giorno sarebbe ripartita come struttura sanitaria. Solo un anno dopo, l’ennesimo cambiamento di
rotta: Villa Sikania viene adibita all’accoglienza dei migranti. L’allora
consiglio comunale di Siculiana aveva deliberato, tra le altre cose, la
richiesta al prefetto di Agrigento Diomede di adibire Villa Sikania a centro di
seconda accoglienza, e che al sindaco, in quanto responsabile della sicurezza e
della salute pubblica, venissero trasmessi giornalmente i dati delle presenze
nella struttura. Evidentemente così non è andata, in quanto ad
oggi Villa Sikania è un centro di primissima accoglienza e smistamento per
coloro che sbarcano a Lampedusa e transitano da Porto Empedocle prima di
proseguire il loro viaggio verso altre mete.
Villa Sikania è un edificio molto grande che è arrivato a contenere fino a
1.000 persone. A parte eclatanti periodi di sovraffollamento, la media ospitata
si aggira tra le 200 e le 300 persone. L’ex sindaco di Siculiana, Mariella
Bruno, unanime con l’intero consiglio comunale, aveva chiesto al governo diprendere dei provvedimenti, in particolare riguardo al numero di presenze nella
struttura, che sarebbe stato ingestibile. Questioni su cui ha provveduto a
rassicurarla Angelino Alfano in persona .
La ventina di ragazzi trasferiti dagli ex centri gestiti dalla Omnia
Academy, di cui abbiamo raccontato nel precedente
report, sono ancora lì che aspettano da un mese di essere ricollocati in un CAS. Abbiamo avuto conferma che tra questi ci sarebbero stati minori, trasferiti da uno dei centri di Naroper alcuni giorni, anche se ricollocati in strutture idonee grazie al tempestivo intervento
degli assistenti sociali che lavorano in
convenzione con la struttura di Siculiana. Ci risulta che gli assistenti
sociali si impegnano in tal senso anche
quando si tratta di donne incinta o monogenitori con bambini.
Quando i migranti arrivano a Villa Sikania, vengono condotti nel salone e
sfamati. Viene poi consegnato loro il kit composto da: spazzolino, dentifricio,
shampoo, sapone, rasoio, asciugamano, ciabatte, lenzuola. A chi si ferma più di
due o tre giorni (per propria scelta o per forza maggiore), viene inoltre
consegnata una scheda telefonica Telecom da 5 euro, più il pocket money di 2,50
euro giornaliero, che viene erogato alla fine di ogni settimana. Questa
modalità di pagamento spiegherebbe il perché, durante il nostro monitoraggio di
circa un mese fa, alcuni ospiti avessero risposto positivamente alle domande
sull’erogazione di questo servizio e altri no (effettivamente coloro che erano
stati trasferiti da poco). Ad ogni modo, la questione del pocket money è sempre
molto delicata e soggetta ad arbitrarietà e manipolazione da entrambe le parti
in gioco. Una volta ricevuti cibo e kit, i migranti vengono assegnati alle stanze.
Solitamente, a piano terra vengono fatti alloggiare i nuclei famigliari, al
primo piano le donne e al secondo gli uomini, che solitamente sono sempre più
numerosi. Questa operazione suscita quasi sempre agitazioni e lamentele,
soprattutto nelle coppie, che non vorrebbero essere divise. Una soluzione che
sembra non attuabile da parte dei gestori, dato che le stanze sono da 4 o 6
posti letto! Ogni camera ha un bagno privato. Secondo una nostra fonte la
pulizia della struttura avverrebbe due volte al giorno, ogni giorno: se ne
occuperebbero due signore al mattino e due al pomeriggio, mentre nei fine settimana
rispettivamente una signora per turno. Eppure, i migranti ospiti del centro
hanno commentato la pulizia degli ambienti abitativi con un “pff” disgustato….
Ma andiamo avanti. Secondo fonti vicine alla gestione i pasti verrebbero
serviti nei seguenti orari: colazione 08:30-9:30; pranzo 12:30-13:30; cena
19:00-20:00, nell’ex ristorante della struttura e consisterebbero in latte,
pane e marmellata la mattina e un primo, un secondo, contorno, frutta di
stagione e acqua rispettivamente a pranzo e cena. Questo è quello che ci arriva
dagli operatori con cui abbiamo parlato. Non sono della stessa idea alcuni dei
ragazzi con cui abbiamo interagito, premettendo ovviamente sempre che i gusti
sono personali e molto soggettivi. Non sempre inoltre gli ospiti
rispetterebbero gli orari dei pasti, arrivando in ritardo anche di ore. In tal
caso il cibo verrebbe servito lo stesso, anche se ciò vuol dire per gli
operatori servire, sistemare e pulire la sala più volte. Due sono le ditte di
catering che si alternerebbero ogni mese per consegnare il cibo in struttura
tre volte al giorno.
Gli operatori lavorano solitamente in turni da 6 ore, dandosi il cambio
alla fine di ogni turno. Per ogni turno sarebbero presenti 6 operatori, 2
mediatori, un responsabile e spesso e volentieri uno dei due fratelli
proprietari della struttura. I turni notturni invece sono da 12 ore e sono
coperti solo da un operatore e un mediatore.
Chi fa questo tipo di turno solitamente lavora due giorno di fila, per
poi avere due giorni di riposo, sempre a questo ritmo. In caso di trasferimenti
da Lampedusa, il secondo turno diurno deve restare in struttura a dare supporto
al turno notturno, fino a quando tutti gli ospiti non siano stati sistemati. Può
capitare che coniugi, all’arrivo a Porto Empedocle vengano accidentalmente
separati. Se si ha sentore di un caso simile all’interno di Villa Sikania, gli
operatori si mobilitano per cercare in tutti i modi di organizzare il
ricongiungimento con il coniuge. Questo però è possibile solamente se i coniugi
portano lo stesso cognome. In molti paesi africani, come ad esempio la Nigeria
e il Benin, per una questione sia culturale che economica, spesso ci si ferma
al matrimonio tradizionale e basta. Un matrimonio tradizionale consiste
principalmente nella richiesta ufficiale della mano della donna da parte del
pretendente, e nel pagamento di una “dote” (the bride’s price). Spesso
quest’ultima è sotto forma di cibo, bevande e musica: insomma, una festa per
famigliari, amici e conoscenti per celebrare in modo tradizionale l’unione
della coppia. La donna mantiene il proprio cognome di famiglia e, siccome
appunto è tradizionale, il matrimonio celebrato non è registrato presso il
comune né, di conseguenza, è possibile provarlo. Questo è un grande problema
una volta che si entra nella burocraticissima Europa. Senza un certificato di
matrimonio o, quantomeno, lo stesso cognome, è difficile dimostrare di essere
davvero marito e moglie e di avere, dunque, il diritto di rimanere insieme.
In convenzione, Villa Sikania ha a disposizione anche un avvocato e due
assistenti sociali. Sono presenti sul posto anche due infermieri. Se ci
dovessero essere casi gravi, gli operatori si occupano di contattare subito
l’ambulanza. Sembra che sia capitato che una volta arrivati in ospedali, i
medici non abbiano riscontrato nel paziente alcuna patologia. Per questo
motivo, si vocifera che spesso il 118 non risponde più quando vede sul display
il numero di Villa Sikania. A volte però, i malesseri sono reali, e sono gravi.
È capitato che gli operatori abbiano contattare prima la polizia per richiedere
l’intervento dell’ambulanza.
La struttura contiene anche: una sala tv con proiettore, un tavolino da
ping pong, una piccola stanza computer con 3 o 4 pc, WI-FI, due cabine
telefoniche, un guardaroba e un grande magazzino per le provviste. Per chi
vuole, vengono organizzati ogni giorno delle lezioni di italiano. Una stanza è
lasciata libera per la preghiera dei musulmani, mentre i cristiani spesso e
volentieri si riuniscono nel cortile interno, vicino alla piscina.
Quest’ultima, tenuta asciutta, viene a volte reinventata come campo da calcetto.
Sta di fatto che tanti non vogliono nemmeno fermarsi mezz’ora a Villa
Sikania. Subito vogliono ripartire, andare altrove, seguire i consigli di
parenti e amici. I mediatori cercano di convincerli di stare almeno una notte,
di riposarsi dopo il viaggio, mangiare, lavarsi, trovare un attimo di pace. Se
poi proprio non possono o non vogliono aspettare, si chiede loro almeno di
avvisare. Spesso capita che il cibo consegnato dalla ditta catering, calcolato
in base al numero di persone effettivamente presenti nella struttura, avanzi
anche in grandi quantità, dato che gli ospiti si allontanano senza preavviso.
Queste persone o prendono il bus da Siculiana verso Palermo (2 volte al giorno)
o da Agrigento (una volta ogni ora), oppure decidono addirittura di andare a piedi
da Villa Sikania alla stazione dei treni o dei bus ad Agrigento (circa 15 km). Ci è capitato, in
effetti, di vedere più di una volta piccoli gruppi di persone (nei casi
specifici presumibilmente eritrei e africani subsahariani) camminare lungo la
SS 115 in
direzione Agrigento. È una strada a scorrimento veloce, molto stretta in alcuni
punti e spesso curvosa, senza marciapiedi o passaggio pedonale. Il più delle
volte queste persone camminano seguendo il senso di marcia: una scelta
pericolosa, in quanto le macchine arrivano alle loro spalle, incapaci di essere
avvistate per tempo. Per evitare il caldo o di essere in qualche modo avvistati
e fermati, tanti decidono di percorrere questa strada di notte, inghiottiti nel
buio più totale e letteralmente invisibili.
Infine, ricordiamo come all’inizio di giugno avevamo avvistato e
documentato la presenza di una camionetta all’interno del parcheggio per il
fotosegnalamento. Poi per un po’ non si è più vista. Ci è stata confermata
questa attività, ma a quanto sembra non avverrebbe con costanza. Giusto ieri il
camioncino bianco si è rimaterializzato, sempre al solito posto, ma in quel momento
i portelloni erano chiusi.
Caterina Bottinelli
Borderline Sicilia Onlus