Lampedusa: la strage peggiore dell’ultimo decennio
Sarebbero in tutto 490 le persone coinvolte nel
naufragio avvenuto nella notte a poche centinaia di metri dalla spiaggia dei
Conigli di Lampedusa. Circa 150 mancano ancora all’appello, più di 90 i
cadaveri finora recuperati dai sommozzatori, impegnati in queste ore
nell’azione di recupero dei migranti
morti. Si cerca a 50 metri
di profondità, cioè a circa mezzo miglio dalla costa. La camera iperbarica del
poliambulatorio è allertata nella speranza che ci siano superstiti ancora in
mare.
La dinamica del disastro. Si è trattato di un
naufragio a largo dell’isola dei Conigli, in località Tabaccara. L’imbarcazione
in avaria avrebbe iniziato a perdere carburante che si sarebbe riversato anche in
mare. Forse nel tentativo di riaccendere il motore, a causa di una scintilla,
il peschereccio avrebbe preso fuoco. I naufraghi, impauriti, avrebbero lasciato
l’imbarcazione gettandosi in mare, nel tentativo di raggiungere la riva a
nuoto, ma chi non sapeva nuotare non ce la fatta ed è annegato a poche decine
di metri dalla battigia. I superstiti hanno raggiunto la spiaggia dei Conigli,
dove fradici di acqua e carburante hanno cercato di accendere un fuoco nel
tentativo di richiamare l’attenzione dei soccorsi.
I soccorsi. Intorno alle 5 del mattino una barca
turistica con a bordo alcuni commercianti lampedusani intenti alla pesca, hanno
sentito delle voci provenire dalla spiaggia dei Conigli. La scena che si è
presentata ai loro occhi è stata agghiacciante. Cadaveri dappertutto e la
spiaggia affollata di superstiti che chiedevano aiuto. Dopo avere prontamente
allertato la Capitaneria di porto e le imbarcazioni di pescatori che si trovavano
nei dintorni, il gruppo di Lampedusani ha prestato soccorso a circa 50 migranti
imbarcandoli sul proprio natante, praticando ad alcuni la respirazione bocca a
bocca.
Le squadre dei soccorsi sarebbero giunti sul luogo della
strage soltanto dopo tre quarti d’ora dall’sos inviato dai commercianti
lampedusani. Le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza
hanno recuperato prima gli altri superstiti, trasferendoli presso il molo di
Lampedusa. Successivamente sono iniziate le attività di recupero dei cadaveri.
Le vittime. I 490 migranti, partiti dalla Libia, sono
per la maggior parte di nazionalità eritrea. Fra di loro anche Somali e
Siriani. Nel naufragio si registra la morte di molte donne e decine di bambini.
Il loro numero è destinato a salire nelle prossime ore.
I superstiti. Sono decine le persone trasportate in
ambulanza presso il poliambulatorio di Lampedusa. Quasi tutti i migranti accusano
dolori addominali, a causa dell’ingestione di carburante, ed ipotermia. Nelle
prime ore del mattina una bambina e due donne sono state trasferite in
elisoccorso a Palermo. Una delle due donne è in stato di gravidanza, mentre l’altra
ha subito un trauma toracico; entrambe accusano problemi respiratori. In tarda
mattinata sono partiti alla volta dei nosocomi palermitani altri due uomini
adulti eritrei. Si registra anche il trasferimento in elisoccorso di una donna
siriana in compagnia della figlia minore, ma non si conoscono le ragioni.
A distanza di appena tre giorni dalla tragedia che si èconsumata sulle spiagge del ragusanol’ennesimo naufragio ci costringe a contare ancora morti su morti. Al dolore
per le vittime si aggiunge la rabbia per il fatto che queste tragedie non sono
disgrazie, ma solo ed esclusivamente il risultato e la conseguenza delle
politiche di quest’Europa, che sulla pelle delle persone in fuga dai propri
paesi sperimenta pratiche securitarie e omicide. Borderline Sicilia che da anni
racconta queste stragi, ritiene il Governo italiano corresponsabile di queste e
di tutte le altre morti in mare, frutto di uno sterminio che non deve essere in
alcun modo accettato e che pretendiamo venga fermato con ogni mezzo.
La Redazione di Borderline Sicilia Onlus