RIAPRE LA STAGIONE DELLE DETENZIONI A LAMPEDUSA
Lo scorso 2 aprile in 48 sono stati tratti in salvo a 60 miglia dalle coste di Lampedusa. Viaggiavano su di un barcone partito dalla Libia. Dieci di loro (quattro Eritrei e sei Somali) sono morti durante la traversata. La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta per accertare la veridicità dei racconti dei sopravvissuti.Da quasi tre settimane i 24 Somali (20 uomini e 4 donne, di cui una incinta) sono ancora sull’isola, in un residence turistico in località Cala Creta, utilizzato dalla Prefettura di Agrigento per la ”accoglienza temporanea” dei primi arrivi stagionali di migranti.
Nessun operatore è presente all’interno della struttura. Soltanto un inserviente per le pulizie e un membro del progetto Praesidium (in compagnia di un mediatore di lingua araba) hanno accesso al residence-prigione dal quale non è possibile uscire se non dietro autorizzazione della Prefettura di Agrigento, che naturalmente non concede “ore d’aria”.
Occorre la medesima autorizzazione per essere assistiti da un medico nel caso in cui qualcuno lamenti un malessere. In questo caso le forze dell’ordine sono tenute ad avvisare il responsabile dell’Ufficio Immigrazione dell’isola, il quale deve richiedere il nulla osta alla Prefettura per trasferire un migrante dalla struttura al Poliambulatorio. Le piccole febbri sono state tamponate con qualche antinfiammatorio distribuito dalle forze dell’ordine. Lo scorso fine settimana la Prefettura ha inviato presso il residence una scorta di farmaci da distribuire ai Somali. Gli agenti di pubblica sicurezza in servizio si sono rifiutati di prendersi la responsabilità della somministrazione dei medicinali, che è stata deferita al personale addetto alle pulizia della struttura.
Grazie all’ottimo controllo delle forze dell’ordine (una pattuglia è h24 presente all’interno della struttura) nel corso della prima settimana il governo italiano ha fatto credere che non ci fosse più nessun migrante sull’isola.
Soltanto nelle scorse settimane la presenza di alcuni Somali lungo le strade del centro di Lampedusa (allontanatisi dalla struttura di nascosto) ha svelato la verità. Da 22 giorni i Somali sono in stato di detenzione ed in condizioni precarie. La scorsa settimana, dopo una protesta durata giorni e sfociata in uno sciopero della fame, i migranti hanno ottenuto un ricambio di biancheria (avevano da giorni indosso gli indumenti del viaggio e qualche capo fornito da “Lampedusa Accoglienza” il giorno del loro arrivo), e un mini kit per l’igiene personale (il secondo dopo il loro arrivo). Le proteste sono state sedate anche con la distribuzione di alcune schede telefoniche. Molti dei migranti continuano ad essere scalzi.
Le procedure di identificazione ad opera del personale della Questura di Agrigento in servizio sull’isola, terminate lo scorso giovedì, hanno comportato tempi lunghi a causa della colla che i migranti avevano attaccata sui polpastrelli delle dita, un escamotage utilizzato spesso dai migranti nella speranza di non lasciare traccia del loro passaggio in Italia e potere raggiungere altri paesi del nord Europa, senza il rischio di diventare un “caso Dublino”.
I 24 somali sono tutti potenziali richiedenti asilo, ma non possono formalizzare la domanda sull’isola. Mancherebbero i modelli C3.
La permanenza sull’isola di queste persone sarebbe dovuta alla mancanza di posti disponibili all’interno dei C.A.R.A. siciliani. Ma anche al gap del sistema dei trasferimenti, che fino ad ora è stato gestito dalla Protezione Civile. Si vocifera che non ci siano più soldi a disposizione per “mantenere” la gestione della ”Emergenza nord Africa” protratta dal governo al 31 dicembre 2012. Tutto è fermo e a pagare per le conseguenze di una gestione irrazionale e disumana come al solito sono i migranti e i diritti umani. Anche su questi gravissimi fatti la Procura della Repubblica dovrebbe indagare.
Intanto i lavori al centro di contrada Imbriacola continuano. Entro fine mese il centro verrà riaperto con una capienza di 250 posti. Ben pochi a fronte del numero di presenze che si registra nel periodo estivo e del tutto esaurito dei C.A.R.A. siciliani, a causa delle interminabili attese delle commissioni territoriali di Siracusa e Trapani e delle politiche di gestione del centro di Mineo, dove i migranti vengono ospitati ad oltranza per garantire le diarie ai gestori.
L’ennesimo fallimento del sistema di gestioneitalianadei flussi migratori è già alle porte.
Germana Graceffo
Borderline Sicilia