L’accoglienza non c’è
Quest’anno Pozzallo, cittadina assai vicina alla punta meridionale della Sicilia, si è ritrovata ad essere meta di decine di sbarchi. La Guardia Costiera di stanza a Pozzallo, con diversi gommoni e barche, congiuntamente a imbarcazioni della Guardia di Finanza, hanno garantito,e continuano a farlo, soccorso a imbarcazioni che navigano in acque SAR (Search and Rescue) maltesi, alle cui autorità sono lanciati SOS che queste generalmente non ascoltano.
I flussi migratori in partenza dal nord africa e dal vicino oriente si sono intensificati a fine maggio, e qui occorre sottolineare si tratta solo ed esclusivamente di persone bisognose di protezione internazionale, non ci sono migranti economici. Prevalentemente si tratta di cittadini siriani, egiziani ,eritrei, pakistani e afghani. Vi sono moltissimi minori non accompagnati e donne incinte (la media è di circa 3-4 donne per soccorso e di 5-6 m.n.a.).I migranti, una volta sbarcati, sono condotti nel Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) adiacente al porto dove vengono rifocillati e restano in attesa delle formalità di rito. I migranti, una volta identificati, possono uscire dal centro in attesa dei trasferimenti verso Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) e case famiglia/comunità (per donne in stato interessante e msna). Il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) è del tutto inadeguato a sostenere un ritmo di sbarchi di questa portata, e non e’ idoneo strutturalmente e a livello di dotazioni minime. E’ bene ricordare come Pozzallo si trovi alla estrema punta sud della Sicilia e come le temperature superino spesso i 35°. Bene, i migranti una volta sbarcati, nei momenti di maggiore congestione, si sono trovati in 300 in un capannone che scaldava come un forno a microonde, scarsamente assistiti, senza nessuno che rispondesse ai loro tanti bisogni.Bastava passare davanti il centro per notare come fossero costretti a stare all’aperto, in un minuscolo spazio fuori la struttura all’ombra proprio perchè all’interno il caldo era insopportabile, come confermato dagli stessi migranti con i quali si è avuta la possibilità di parlare. Trasferimenti e formalità procedono a ritmi lenti, ciò ha portato a frizioni e tensioni tra i migranti di diverse nazionalità, culture e religioni. La valvola di sfogo e’ stata la possibilità concessa dalle autorità di uscire a gruppi dal centro. Il paese dista poche centinaia di metri dal CPSA e la presenza dei migranti è sempre molto discreta, contrariamente a quanto affermato da articoli di stampa nei quali si sono prospettate tensioni fra abitanti pozzallesi e “migranti o ubriachi o sorpresi a fare la doccia nudi in spiaggia (n.d.r. penso che proteste e recriminazioni da parte dei pozzallesi contro i migranti presto saranno un pretesto per scaricare le colpe di una stagione turistica con un forte calo di presenze, mentre le colpe sono forse da ricercare nei costi di affitto delle case, anche 700€ e oltre per una settimana in un monolocale).I cospicui sbarchi e le carenze strutturali del CPSA hanno convinto le autorità locali a mettere a disposizione la palestra dell’Istituto Comprensivo “Antonio Amore” di Pozzallo, qualora il flusso di sbarchi fosse aumentato. Le forze dell’ordine che presidiano il CPSA (si alternano Polizia, Carabinieri e Finanza) hanno gestito con difficoltà la situazione nel centro, non per scontri o altre forme di protesta, quanto per la scarsità di risorse umane delle forze dell’ordine nella provincia di Ragusa. Quotidianamente, da Modica e Ragusa, giungono furgoni blindati con agenti in tenuta anti sommossa, nonostante il problema dei migrati al CPSA non sia di ordine pubblico ma di diritti umani. Recentemente è stato segnalato un caso di meningite che ha colpito un minore sbarcato a Pozzallo, i cui sintomi si sono manifestati solo successivamente al suo accompagnamento presso una comunità fuori dalla Sicilia. In quella giornata si forse toccato il culmine della tensione, con l’arrivo di nuovi migranti. I migranti già presenti sono stati costretti a restare chiusi dentro il CPSA per motivi sanitari. Tutto è presto rientrato, ma la profilassi per tutti coloro che possono avere avuto contatti col minore ha comportato un cordone sanitario.Pozzallo come Lampedusa? No di certo! Nonostante i continui sbarchi e la lentezza nelle procedure di trasferimento, siamo lontani dalla FALSA EMERGENZA LAMPEDUSA, creata dall’incapacità politico amministrativa nei trasferimenti. E’ innegabile che ci siano stati momenti di forte tensione all’interno del CPSA, ma è necessario contestualizzare ed analizzare con attenzione la situazione. Le necessità dell’accoglienza a Pozzallo sono diverse. Prima di tutto occorrerebbe creare un presidio stabile, oltre alle visite di Praesidum (UNHCR, SAVE THE CHILDREN, OIM) di altre associazioni impegnate nella tutela dei richiedenti asilo, in particolare di minori e donne in stato di gravidanza.Occorre migliorare il CPSA in quanto risulta una struttura carente sotto numerosi punti di vista e soprattutto inidonea ad ospitare i migranti per oltre 48 ore, come invece accade spesso.Occorre velocizzare le procedure di trasferimento al fine di evitare inutili tensioni tra forze dell’ordine e migranti. Allo stesso fine appare opportuno aumentare la dotazione organica delle forze dell’ordine nella provincia di Ragusa e curare una loro specifica formazione rivolta all’accoglienza di persone che chiedono asilo e di soggetti vulnerabili, e non solo al contrasto dell’immigrazione irregolare, per evitare ulteriori tensioni se, come sembra, il flusso migratorio diretto verso questa zona non si esaurirà a breve.Fabrizio Vitagliano
preso dalla pagina facebook di Fulvio Vassallo Paleologo, 24 agosto 2013