Strage di Lampedusa: parole dure dalla Chiesa. Proteste al CSPA di Lampedusa per le condizioni disumane di accoglienza

Il Vaticano, l’arcidiocesi di Agrigento e di Palermo,
e i rappresentanti delle Caritas diocesane di Sicilia si stringono attorno alla
comunità lampedusana dopo i tragici fatti del 3 ottobre 2013. A celebrare infatti
la messa di domenica scorsa è stato l’arcivescovo elemosiniere di Sua Santità
Monsignor Konrad Krajewski, inviato a Lampedusa da Papa Francesco nell’intento
di far sentire la sua vicinanza.
Presente, oltre al parroco Don Stefano, anche
l’arcivescovo di Agrigento Monsignor Francesco Montenegro che sostiene quanto
sia inaccettabile dover morire nel tentativo di vivere meglio. Egli invita
inoltre a riflettere sul paradosso di voler insignire le vittime del naufragio
della cittadinanza italiana perché morti in Italia (parole del Premier Letta) e
di considerarli invece dei “criminali” (per il reato di clandestinità) quando
cercano di diventare cittadini italiani da vivi.

Giunti sull’isola anche il direttore della Caritas
italiana Don Francesco Soddu, il direttore della Fondazione Migrantes Monsignor
Giancarlo Perego, il direttore della Caritas diocesana di Agrigento e
presidente della Fondazione Mondo Altro Onlus Valerio Landri. Previsto per oggi
martedì 8 ottobre, l’arcivescovo cardinale di Palermo Monsignor Paolo Romeo il
quale, dopo la celebrazione della messa, presenzierà a un incontro tra le
arcidiocesi e le Caritas siciliane e gli operatori e le forze dell’ordine
impegnate nell’emergenza.

Si è invece svolto ieri, lunedì 7, un incontro con
la comunità di Lampedusa, durante il quale sono emerse alcune testimonianze sui
primi incontri tra locali e immigrati. “Tutto iniziò negli anni ‘90”,
testimonia una donna impegnata nelle attività parrocchiali, “quando i Lampedusani
non sapevano nemmeno cosa significasse il termine clandestino. Al’uscita della
messa trovarono alcuni stranieri nel sagrato della chiesa, coi vestiti
inzuppati di pioggia, chiedendo del cibo e qualcosa con cui coprirsi. Vennero
così allestite le prime spontanee forme di assistenza, quando non si sapeva
nemmeno cosa fosse un centro di accoglienza. La dedizione di queste persone fu
inizialmente malvista dalla comunità lampedusana che attribuiva alle loro opere
di beneficienza la motivazione degli arrivi sempre più frequenti. Ma poi, di
fronte agli eventi sempre più drammatici come quelli del 2011, tutta la
popolazione ha dato prova di grande umanità. Fanno male invece le parole della
responsabile del centro ascolto della Parrocchia, la quale racconta delle urla
strazianti di dolore dei superstiti eritrei giunti nell’hangar per riconoscere
le salme.

Nel frattempo, nonostante il maltempo, continuano
le operazioni di recupero dei corpi, operazioni in cui sono impegnate la
Marina, i Vigili del Fuoco, la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza e i
Carabinieri. I sommozzatori sono finalmente riusciti ad entrare nella stiva
dell’imbarcazione: fino a stamattina le salme erano all’incirca 230, nessuna
delle quali è stata ancora trasferita sulla terra ferma.

Presente sull’isola anche la comunità di
Sant’Egidio, con cui Borderline Sicilia Onlus sta collaborando per riuscire a
dare risposte alle tante famiglie eritree che ci contattano per aver notizie
dei propri cari.

Inoltre, quasi in risposta alle significative e
inedite affermazioni del Presidente del Parlamento Europeo Martin Shulz
(“l’Italia è stata lasciata sola dall’Europa”), è atteso per domani il
Presidente della Commissione Europea José M.D Barroso, accompagnato dal
Presidente del Consiglio Enrico Letta e dal Ministro dell’Interno Angelino
Alfano. Attesa anche la commissaria UE Cécile Malmstrom, la quale presenterà
oggi al Consiglio UE sugli Affari Interni la proposta di una grande operazione
pan-europea per coinvolgere tutti gli stati membri nel salvataggio di vite
umani lungo tutti i confini mediterranei dell’Unione.

Ma proprio in attesa di quella che viene qui
percepita sempre più come l’ennesima passerella, sembra prendere tacitamente
forma la rabbia dei Lampedusani, che discutono su quale tipo di protesta
organizzare per domani proprio in concomitanza degli incontri con le autorità
attese sull’isola. Pare si stia organizzando una manifestazione e la stesura di
un documento di protesta. Protestano intanto i migranti ospiti del CSPA,
esausti per le condizioni in cui sono costretti a stare a causa del
sovraffollamento del centro.

La Redazione di Borderline Sicilia.