Assistenza negata a migrante

La Sicilia – Il giovane pakistano sarebbe arrivato al centro di accoglienza con una grave patologia. L’uomo sarebbe stato convinto a firmare le dimissioni dal centro di accoglienza di Pian del lago. In un momento politico “caldo” sull’abolizione del reato di clandestinità e in una città come caltanissetta, in cui forti si avvertono le sofferenze patite dai migranti, marginalità nella marginalità, qual è lo stato dei servizi di mediazione culturale e di etnopsichiatria? Sono queste le domande poste dalle associazioni “Sportello per Immigrati” e “Borderline Sicilia”, a seguito di un nuovo caso, passato dal Cara ad uno degli accampamenti di fortuna che si è formato nei dintorni di Pian del Lago ed infine al “Testasecca”.
Nella galassia dei problemi che affliggono l’universo migrante, le associazioni in questione denunciano la maggiore difficoltà, per le persone di nazionalità straniera, di accedere alle cure. Secondo le testimonianze fornite ai rappresentanti di “Sportello per Immigrati” e “Borderline Sicilia”, un uomo di origine pakistana, di 27 anni, sarebbe infatti giunto a caltanissetta già affetto da patologie di natura psichiatrica e assumendo farmaci ad uso psichiatrico, sospesi dalle forze dell’ordine in servizio a Pian del Lago. Il regolamento della struttura vieta, infatti, l’introduzione di farmaci di qualsiasi genere.
Dopo quattro mesi di permanenza al Cara, l’uomo avrebbe dato nuovi segnali di malessere, smettendo addirittura di parlare, cosa che ha indotto i suoi connazionali ad allertare il personale medico ma senza esito, visto che la richiesta di aiuto avrebbe dovuto pervenire dall’uomo stesso. Alla fine, lo straniero è stato visitato da un neurologo, che gli ha prescritto dei farmaci e consigliato di sottoporsi a una visita psichiatrica. Oggi, l’uomo, dopo aver firmato una richiesta di dimissioni dal Centro di Accoglienza ed essere transitato in uno degli accampamenti nella zona di Pian del Lago, si trova all’Istituto “Testasecca”, all’interno del progetto “Ri. Vi. Ta”, ancora in attesa di una sistemazione appropriata. “Il ragazzo avrebbe rinunciato all’accoglienza, convinto dai connazionali che non hanno riscontrato assistenza nei suoi confronti, all’interno di Pian del Lago”, hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni “Sportello per Immigrati” e “Borderline Sicilia”. “L’incuria dimostrata nei confronti della patologia e della sofferenza del ragazzo pakistano mostra tutti i limiti e le mancanze di strutture come i Cie/Cara, dove casi come questi sono considerati “patate bollenti” di cui liberarsi e non episodi da affrontare per offrire alle persone migranti una vita migliore, anche sotto il profilo sanitario quando ve n’è bisogno”, concludono i rappresentanti delle associazioni, Santa Lombardo e Giuliana Geraci per lo “Sportello per Immigrati” e Giovanna Vaccaro per “Borderline Sicilia”.
M. G.