Il Centro di Accoglienza Straordinaria di Mazara del Vallo: un buon esempio
La proliferazione dei centri informali non si ferma ed interessa oramai tutte le provincie della Sicilia.La scorsa settimana abbiamo visitato il centro della Fondazione San Vito sito nel Comune di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Si tratta di due appartamenti gestiti dalla fondazione San Vito Onlus, la quale si è già occupata di accoglienza negli anni scorsi, prima nel biennio 2006-2007 e poi durante la “emergenza nord Africa”.
I 45 richiedenti asilo attualmente ospitati sono arrivati alla fine di ottobre e, per la maggior parte, provengono da Ghambia, Mali e Nigeria. In uno dei due appartamenti sono accolte alcune donne e 4 nuclei familiari (due con i rispettivi bambini), mentre nell’altro appartamento vivono tutti uomini, la cui età media si aggira tra i 20 e i 25 anni. Il corso di italiano è garantito tutti i giorni della settimana: tre volte è tenuto da due insegnanti della scuola per la formazione permanente degli adulti con la quale è stata attivata una convenzione, mentre altre due volte dagli operatori del centro. Il centro ha inoltre siglato protocolli di intesa con una scuola media ed un istituto superiore, al fine di organizzare attività ed eventi di promozione dell’interculturalità, sensibilizzazione e conoscenza reciproca tra gli studenti e gli ospiti del centro.Viene inoltre garantito il servizio di consulenza legale una volta a settimana. Tutti i richiedenti asilo hanno compilato il modello C3 nei giorni immediatamente successivi al loro arrivo, proprio come sarebbe previsto dalla procedura che troppo spesso viene disattesa nella prassi diffusa.Il pocket money viene elargito , la carta telefonica distribuita ed è assicurata l’assistenza medica da parte del servizio sanitario nazionale, a cui si appoggia il centro. Il servizio di catering è interno ed è assicurato dalla cucina del centro anziani ( gestito dalla medesima fondazione) adiacente alla grande struttura che ospita uno dei due appartamenti, un centro ricreativo e gli uffici della Fondazione.I pasti vengono serviti alle 12 e alle 18, più la colazione la mattina. Gli operatori ci hanno raccontato che dopo questi orari, la cucina rimane comunque a disposizione dei nuclei familiari e, a turno, anche degli altri ospiti che vivono nell’altro appartamento, quando preferiscono cucinarsi da sé.Inoltre, i responsabili del centro di accoglienza ci hanno detto aver chiesto il rilascio a tutti di un permesso di soggiorno della validità di tre mesi, in modo da poter attivare dei tirocini formativi. Infatti, gli ospiti dei centri lamentano spesso l’insostenibile difficoltà di dover passare intere giornate senza avere niente da fare e vorrebbero lavorare, o quanto meno, dedicarsi ad attività utili per imparare dei mestieri. Questo è infatti l’aspetto fondamentale che non viene in nessun modo contemplato da un sistema di prima accoglienza che considera come bisogni primari solo quelli di vitto e alloggio, trascurando del tutto il l’esigenza di autodeterminazione e di integrazione di queste persone.La fondazione San Vito è da diversi anni impegnata in attività di promozione dell’ interculturalità e gestisce un centro ricreativo per giovani che negli anni è divenuto un importante luogo di incontro anche per le famiglie dei numerosi ragazzi di diversa nazionalità che lo frequentano. La sensibilità e preparazioni degli operatori garantisce un buon livello di accoglienza e un buon livello di servizi alla persona che vanno oltre a quelli previsti dalle scarna convenzione che le prefetture siglano con i centri di accoglienza straordinari.Dunque, anche un esempio di buona pratica come questo, oltre a rappresentare una rara eccezione, diviene conferma di come le convenzioni Prefettizie deleghino l’accoglienza alle più variegate realtà e che, mancando totalmente ogni tipo di controllo sull’operatività di queste, gli standard di accoglienza sono lasciati alla discrezione dei gestori, che siano essi albergatori, titolari di b&b, associazioni o enti, più o meno responsabili, affidabili o preparati.
La redazione di Borderline Sicilia