ACCOGLIENZA A SAN CATALDO
Continua il nostro monitoraggio nei centri informali che ormai stanno proliferando in tutta la Sicilia e in tutto il territorio nazionale. La settimana scorsa abbiamo visitato quello attivato nella “Casa di Ospitalità per Anziani – I.P.A.B. – Canonico Pagano” di San Cataldo in provincia di Caltanissetta, nella quale sono attualmente ospitati circa 95 richiedenti asilo provenienti principalmente da Pakistan, Gambia, Senegal, Mali.
Questo grande edificio gestito dalla cooperativa Progetto VITA, grazie alla sua destinazione originaria può garantire un buono standard di accoglienza. Ripartita in tre piani e divisa in due “padiglioni” (di cui uno ospita ancora una decina di anziani e numerose stanze vuote) si trova in buono stato e le camere ospitano da un minimo di 2 letti ad un massimo di 5.Il servizio mensa viene fornito dall’ente stesso grazie alla presenza della grande cucina ove vi lavora attualmente un cuoco pakistano per assicurare dei pasti che pare siano graditi non solo ai suoi connazionali (che rappresentano la maggioranza), ma anche agli ospiti di nazionalità diversa con cui abbiamo parlato e che non hanno accennato a lamentele relative al cibo fornito.Tutti coloro che abbiamo incontrato ci hanno riferito di percepire regolarmente il pocket money, di aver ricevuto una scheda telefonica di 15 euro al loro arrivo. Nella sala comune , in cui è possibile guardare la televisione, ci sono anche tre computer; manca però la connessione ad internet che, a detta dell’operatore con cui abbiamo parlato, sarà assicurata al più presto perché è stato già attivato il contratto.L’ organizzazione del centro è garantita dall’alto numero di operatori che vi lavorano. Vale la pena sottolineare che ben 18 di loro sono operatori ex-I.P.A.B che a causa di un contenzioso sui pagamenti delle rette non percepivano lo stipendio da quasi 4 anni e che hanno potuto beneficiare di questa “riconversione della struttura” per tornare a lavorare e veder finalmente riconosciuto il loro diritto al reddito. La rimessa in moto di questa grande struttura e la riattivazione dei suoi lavoratori, ha rappresentato un elemento positivo relativo all’accoglienza, che inizialmente aveva allarmato molti cittadini che non avevano atteso a manifestare il loro dissenso (come spesso accade quando grandi numeri di migranti vengono accolti in centri piccoli senza un coinvolgimento preliminare della cittadinanza) . Sembrerebbe infatti che le preoccupazioni generali che avevano preceduto l’arrivo dei migranti, si stiano pian piano affievolendo, grazie anche al fatto di aver visto con i propri occhi i migranti vivere all’interno del paese, sfatando i luoghi comuni e i pregiudizi che avevano preceduto il loro arrivo.L’ex I.P.A.B di San Cataldo è dunque senza dubbio un altro esempio di centro informale che garantisce un’accoglienza più che dignitosa, ma la mancanza di un controllo dei requisiti essenziali al momento della convenzioni e troppo spesso anche dopo la stipula, fa sì che a fronte di esclusivi interessi economici chiunque possa improvvisare l’accoglienza a spese dei migranti che poi vi si trovano ad essere “contenuti” anziché realmente accolti. Inoltre, in ogni modo, questo tipo di prima accoglienza che nella maggior parte dei casi si protrae per diversi mesi, non prevede la garanzia di servizi indispensabili come l’assistenza legale e psicologica e l’attivazione di tirocini formativi, che invece sono ad esempio garantiti dai progetti SPRAR. Per tale motivo non si comprende perché a fronte dei finanziamenti a pioggia ai centri informali, procede invece a rilento l’erogazione dei fondi stanziati per l’ampliamento dei progetti SPRAR.A proposito di centri informali improvvisati e gestiti esclusivamente a scopo di lucro alle spese dei migranti che vi finiscono, comunichiamo con piacere che, successivamente alla segnalazione ricevuta dall’Acnur (che in un sopralluogo ha constato le medesime condizioni che noi avevamo trovato e segnalato già gennaio) la Prefettura di Caltanissetta non ha rinnovato la convenzione con il centro informale di Gela gestito scandalosamente dalla PROCIVIS (http://siciliamigranti.blogspot.it/2014/01/le-strutture-dellaccoglienza-d-emergenza.html) e ha disposto il trasferimento di tutti i richiedenti asilo in altre strutture. Un medesimo provvedimento è stato preso anche nei confronti della coop. Sol Calatino che, sempre a Gela, ospitava in alcuni appartamenti circa una ventina di ragazzi i quali sono stati anch’essi trasferiti altrove, dopo il mancato rinnovo della convezione alla luce delle negative condizioni di accoglienza rilevate.Giovanna VaccaroRedazione Borderline Sicilia