Migranti in fuga dal centro di accoglienza, truffati da pseudo tassisti

dada Redattore Sociale

Un’ex azienda agricola di Comiso, nella campagna del ragusano, ospita i profughi quando il Cpsa di Pozzallo è al limite. Ma non offre nulla, perciò viene abbandonata dai migranti che percorrono 5 chilometri a piedi per raggiungere i centri abitati o pagano corse in auto a prezzi molto salati.

PALERMO – Quando il Cpsa di Pozzallo (in provincia di Ragusa) è strapieno e raggiunge la sua capienza massima, una buona parte dei migranti soccorsi dalle navi di Mare Nostrum vengono portati a Comiso, nell’ex azienda agricola Don Pietro con pochi requisiti per accogliere se non in “emergenza”. A parlare delle condizioni di questo centro, che per il momento accoglie 115 migranti adulti e 24 bambini, è Elio Tozzi di Borderline Sicilia.

“Secondo le previsioni il numero attuale è destinato ad aumentare. Per adesso, ci sono, in gran parte famiglie siriane scappate dalla guerra alle quali andrebbe riconosciuto una asilo immediato attivando i canali umanitari di cui abbiamo sempre parlato – racconta l’attivista -. Il centro viene quindi utilizzato come supporto di emergenza quando il Cpsa di Pozzallo non ce la fa più. A lavorarci sono gli operatori della stessa cooperativa San Domenico Savio che lavora a Pozzallo. I migranti, dopo alcuni giorni, si allontanano con molta facilità, percorrendo circa 5 chilometri a piedi per raggiungere i centri abitati, oppure avvalendosi di pseudo tassisti che per l’occorrenza offrono in nero la loro corsa a prezzi molto salati”.

“Il centro di Comiso è completamente fuori mano e i migranti sono completamente isolati da qualsiasi servizio cittadino – continua Elio Tozzi -. Se si utilizza, per un tempo breve, l’emergenza per andare in deroga ad una serie di procedure può andare bene, ma quando si continua a lavorare utilizzando strumentalmente l’emergenza poi la si arriva a produrre realmente. L’organizzazione del centri come questo in chiave non strutturata si consolida come un modo approssimativo e privo dei requisiti di accoglienza per chi viene da noi”.

“E’ un centro che non offre nulla è la macchina dei trasferimenti continua a non funzionare – dice ancora -. In alcuni periodi anche se per pochi giorni vi avevano trasferito pure dei minori non accompagnati riportati poi di nuovo a Pozzallo. Il centro in questione non possiede alcuno status giuridico definito e il suo utilizzo, fino ad oggi, è l’ennesima testimonianza di un sistema di accoglienza in frantumi”.

“A Comiso vengono portati spesso i siriani o coloro che presumono vogliano andare subito via – continua a raccontare -. Chi, insomma, pensano che presto scapperà lo portano in questo luogo perchè fa meno notizia, visto che le fughe da Pozzallo darebbero più visibilità mediatica. A Comiso, in qualche misura, sono pochi ad accorgersi di ciò che succede”.

Nelle strada per Comiso, percorrendo contrada Canicarao ci s’imbatte poi in un’altra antica struttura settecentesca: Palazzo Trigona di Canicarao. L’edificio di proprietà della diocesi di Ragusa, è affidato alla Fondazione San Giovanni Battista che attualmente gestisce i progetti Sprar “Famiglia Amica” a Ragusa – riservato ai nuclei familiari – e “Farsi Prossimo” a Comiso – riservato ai soggetti vulnerabili.

Anche se all’ingresso è ancora presente la targa “Agriturismo Torre di Canicarao”, dall’estate scorsa la struttura è utilizzata come succursale dei due progetti Sprar. Nel luglio del 2013, infatti, la Fondazione San Giovanni Battista dopo aver dato la propria disponibilità ad accogliere un numero maggiore di richiedenti protezione internazionale ha avviato l’accoglienza all’interno del locali di Palazzo Trigona. Molti hanno ottenuto la protezione umanitaria mentre solo a qualcuno è stata riconosciuta la protezione sussidiaria. “Durante la visita della struttura abbiamo appreso che la Cooperativa Rel-Azioni – dice Elio Tozzi – si è occupata in particolare di: alfabetizzazione, accompagnamenti in questura e supporto sanitario, grazie anche alla collaborazione di un medico volontario e mediazione culturale. Abbiamo visitato i locali dell’edificio, antichi e naturalmente umidi ma in buono stato e le camere degli ospiti che, dato il precedente utilizzo quale struttura ricettiva, sono ampie e soprattutto dotate di un adeguato numero di bagni”.

“Inoltre ci hanno mostrato una stanza in cui agli ospiti è stato concesso di allestire una piccola moschea. Le condizioni strutturali del centro appaiono in sintesi adeguate ed idonee ad un’accoglienza più che dignitosa degli ospiti. In cantiere c’è l’idea di ristrutturare le vecchie stalle adiacenti al Palazzo Trigona per realizzare delle camere e soprattutto una cucina comune dove gli ospiti potranno cucinare autonomamente per soddisfare al meglio le proprie esigenze superando così l’inutile e spesso controproducente approccio assistenzialista”. (set)
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