Un pomeriggio alla Villa Cordova di Caltanissetta : le condizioni del CARA di Pian del Lago
Lo stesso pomeriggio, alla villa Cordova, abbiamo avuto modo di parlare con un cospicuo gruppo di giovani
richiedenti asilo, ospiti del CARA di Pian del Lago.
Il primo problema di cui ci
parlano è l’interminabile attesa della convocazione in commissione
territoriale. Sono arrivati più di 8 mesi fa e sono loro stessi a dirmi, che di
certo, dovranno ancora attendere almeno altri 3 mesi.
Mi dicono che è troppo difficile passare così
tanto tempo senza sapere se avranno i documenti o no e nel frattempo non sanno
cosa fare. Questo è per loro il vero problema, il resto passa in secondo piano.
Chiediamo loro di descriverci i
luoghi in cui vivono, quei “luoghi di intimità” nei quali le autorizzazioni
prefettizie, durante le visite nel centro, limitano l’ingresso per motivi di
privacy.
Ci parlano dei servizi igienici:
sarebbero sporchi, puzzolenti e non
funzionanti. Ci dicono cheviene da vomitare quando si mette il piede dentro,
gli scarichi non vanno e i pavimenti sono pieni d’acqua. E’ impossibile usare
anche quelle poche docce che escono dai lavandini ancora funzionanti.
Ad ogni visita di qualche
delegazione parlamentare od organizzazione nel centro, i responsabili dell’ente
gestore raccontano sempre la stessa storia: si sta attendendo l’autorizzazione
per fare manutenzione nei bagni. La manutenzione non avviene mai e le
condizioni igienico-sanitarie del centro sono sempre peggiori.
Il capitolato d’appalto deve riportare la
somma destinata alla manutenzione, ma attualmente sul sito della prefettura di
Caltanissetta, alla sezione del sito “bandi
di Cara e contratti”, sottola voce “Amministrazione
Trasparente”, non vi sono più pubblicazioni consultabili.
Il problema strutturale del
centro non è solo nei servizi igienici, ma nelle stesse strutturepredisposte
all’accoglienza delle persone. I migranti che vivono nei container, in cui, nel
corso dell’ultima nostra visita, avevamo contato dentro ben 17 brandine,ci dicono che dentro non ci si può stare, soprattutto ora che fa caldo.
Chiediamo loro notizie
sull’erogazione del pocket money e ci spiegano che viene effettuata
giornalmente sulla chiavetta elettronica ( dopo una fila di ore) e che, da
qualche tempo, è spendibile solo per
l’acquisto di schede telefoniche, ora unico e solo prodotto disponibile presso
i distributori automatici all’interno del centro. Sottolineando la grande
difficoltà del non poter disporre di denaro, ci raccontano che l’unico modo per
poter avere in tasca dei contanti è quello di rivendere le schede telefoniche.
Chiaramente devono farlo ad un prezzo inferiore al loro valore e in questo
scambio perdono parte del loro pocket
money , ma, dice uno di loro: “ è l’unica possibilità che abbiamo per avere dei
soldi in tasca, che usiamo anche per comprare da mangiare”.
Del servizio di assistenza legale
mi dicono di vedere entrare al centro gli operatori addetti, anche se non
conoscono l’utilità del loro servizio. Molti richiedenti di asilo che vivono
nel CARA che abbiamo incontrato in questi mesi di monitoraggio, non conoscevano
nemmeno la motivazione della decisione della commissione, perché non era stata
loro tradotta. L’attività a cui pare dedicarsi il servizio è quello di fornire,
a coloro che hanno ricevuto il diniego, i nome ( sempre gli stessi) di avvocati del foro di Caltanissetta, per
presentare ricorso. Prassi che potrebbe anche risultare dubbia dato il divieto
esplicito della legge italiana di
pubblicizzazione dell’attività forense.
Del servizio di assistenza
sanitaria, come sempre, e come accade in quasi tutti i centri di prima
accoglienza, gli ospiti raccontano che per ogni tipo di disturbo viene
somministrata la ormai famigerata “bustina”, ovvero un farmaco antidolorifico
generico.
A questo punto chiediamo
informazioni sul cibo servito, ricevendo la seguente risposta: “se
vuoi
mangiare devi utilizzare i soldi del pocket money per comprarti qualcosa di
commestibile”; “è tutto di pessima
qualità e anche scarsa quantità. Non si può mangiare neanche il pane. E’ sempre
duro e vecchio di giorni”. Ridendo , uno di loro mi dice che quando viene
servita la zuppa di fagioli puoi contare quanti legumi ci sono nel piatto.
Rispetto al corso di italiano, ci
raccontano che si tengono lezioni 2 volte alla settimana e che il corso è
suddiviso in due diversi livelli di conoscenza della lingua, ma che è
impossibile imparare l’italiano perché i gruppi sono di 50 persone e ci sono
giorni in cui non si può seguire la lezione perché non si trova neanche lo
spazio per sedersi.
Non fatichiamo a credere a tutto
quello che ci hanno raccontato sulla situazione all’interno del CARA.
Conosciamo il centro di Pian del Lago e
a riprova della situazione estrema raccontataci, abbiamo modo di pubblicare le foto che testimoniano le invivibili
condizioni dei bagni e la qualità dei pasti.
Ci sono luoghi che in nome del
profitto e della speculazione ledono la dignità della persona e cancellano i
diritti fondamentali. Non ci può essere una classificazione di questi luoghi
che accolgono persone nei container, che forniscono latrine anziché servizi igienici,
che non accolgono persone ma numeri. Sono questi di luoghi di confinamento ,
contenimento e detenzione amministrativa
a dover essere cancellati.
E’ il concetto di emergenza, per il quale
l’inaccettabile diviene tollerabile che
deve esser cancellato dal sistema e dalle politiche di accoglienza e protezione
di richiedenti asilo.
Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia Onlus