No alla segregazione dei richiedenti asilo. Sì ad un’accoglienza degna! Riprendiamo la mobilitazione per la chiusura del CARA di Mineo
L’orrendo assassinio dei 2 coniugi di Palagonia, Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez , ci addolora; ai familiari delle vittime vanno le nostre più sentite condoglianze. Nonostante le parole illuminate pronunciate da monsignor Peri nella sua omelia, il lutto dei parenti e della cittadinanza è purtroppo turbato dall’intolleranza razziale contro tutti/e i/le richiedenti asilo del Cara di Mineo, sapientemente strumentalizzata dalla destra xenofoba. Centinaia di ospiti dei progetti SPRAR del calatino sono in questo momento costretti a vivere chiusi in casa nel timore di essere aggrediti, come è già accaduto ad alcuni richiedenti asilo.
Da mesi i riflettori dei media sono puntati sul Cara di Mineo, al centro dell’inchiesta Mafia Capitale, ma in questi giorni la sua chiusura è richiesta a viva voce da tutte le forze politiche solamente perché la sua presenza turberebbe la sicurezza della popolazione locale. Ricordiamo che la Rete Antirazzista si è opposta alla sua esistenza sin dalla sua apertura, considerandolo un laboratorio europeo di segregazione che avrebbe portato solamente sofferenza ai richiedenti asilo, come è nei fatti accaduto agli oltre 18.000 migranti che dal 2011 sono transitati nel Cara e che invece di poter esercitare il loro diritto d’asilo hanno vissuto l’incubo di venire parcheggiati nel centro a tempo indeterminato per favorire il mega-business della pseudo-accoglienza dei gestori. Le Commissioni esaminano infatti le domande in media dopo 18 mesi dalla richiesta d’asilo, mentre per legge dovrebbero esaminarle entro 20/35 giorni.
Sin dall’apertura del Cara, nel marzo 2011, ininterrottamente abbiamo richiesto la sua chiusura, ma gli interessi economici ed elettorali del governo Berlusconi/Maroni erano enormi e nel calatino si è progressivamente sgretolato il fronte delle realtà che, dalla parte dei diritti dei migranti, aveva iniziato ad opporsi, anch’ esso abbagliato dalle ingenti risorse che giungevano nel territorio e dalle prospettive di lavoro che si aprivano per la popolazione. Allora le forze politiche fingevano di non sapere cosa si nascondesse dietro il centro “modello di solidarietà”, tanto che proprio nei giorni del suicidio di Mulue Ghirmay ( il ventunenne eritreo impiccatosi dentro il Cara il 14/12/2013), il Sindaco Bianco presentava a Montecitorio il vergognoso film Io sono io e tu sei tu, che dipinge il Cara come un paradiso terrestre.
Da mesi attorno al Cara gironzola Salvini che, con i suoi seguaci, versa benzina sul fuoco contro i richiedenti asilo, che si farebbero mantenere in un “albergo a 5 stelle”; nella realtà, tranne rare eccezioni per qualche privilegiato, si dorme in 5 in una stanza di mt. 5×6, 25 – 30 persone in una casa con un solo bagno, e, per le condizioni d’indigenza (visto che il pocket money giornaliero di euro 2,50 viene versato in sigarette), molti richiedenti asilo si fanno super sfruttare dai caporali e dai padroni d’agrumeti per 15/10 euro al giorno per 8/9 ore di lavoro; anche la prostituzione si diffonde, ma le forze dell’ordine (carabinieri, polizia, guardia di finanza, esercito, ispettori di Frontex…), presenti in abbondanza, non si accorgono di niente. Oggi più che mai è necessario un ripensamento sul nostro sistema d’accoglienza. Facciamo per questo appello ai media affinché si rechino al CARA a dare voce a chi finora non ne ha avuta: i/le migranti, che sono stati usati/e in questi anni come cavie di un vergognoso sistema securitario. Facciamo appello a tutte le realtà antirazziste a ricostruire un tessuto di solidarietà con i migranti, visto che fino ad ora i rappresentanti delle forze politiche, tutte, hanno fatto inutili “passerelle” ignorandoli.
Capovolgiamo i punti di vista: l’intero sistema dell’accoglienza è marcio dalle fondamenta, perché ispirato da logiche securitarie e di profitto, preveniamo fratricide guerre fra poveri , valorizziamo e moltiplichiamo positive e rare esperienze d’accoglienza dei migranti in piccoli centri come a Riace nella Locride, ricostruiamo insieme ai migranti forme d’accoglienza e di costruzione dal basso di nuovi diritti di cittadinanza e di libera circolazione per tutti/e.
La storia siciliana ce l’ha insegnato emigrare non è reato
Asilo europeo per non morire-questo massacro deve finire!
Rete Antirazzista Catanese, Borderline Sicilia,
Comitato NoMuos/NoSigonella