Newsletter BORDERLINE SICILIA – Febbraio/Marzo 2019
- La zona d’ombra del Mediterraneo
- La fine dell’accoglienza, l’inizio della speculazione
- Diritti sulla Terraferma contro il razzismo dilagante
LA ZONA D’OMBRA DEL MEDITERRANEO
La criminalizzazione delle navi di salvataggio delle ONG operanti nel Mediterraneo centrale, iniziata dall’ex ministro degli interni Minniti e portata a compimento dell’attuale ministro Salvini, ha come scopo finale la creazione di una zona d’ombra all’interno del Mediterraneo, attraverso la quale si elimini qualsiasi testimonianza dei naufragi dei migranti provenienti dalla Libia. L’esempio più evidente di questa politica è l’impedimento delle operazioni di salvataggio in mare, come nel caso della nave Sea Watch III, bloccata al porto di Catania per più di due settimane per motivi di sicurezza. Tuttavia, malgrado la retorica dei porti chiusi, gli sbarchi continuano, come conferma il sindaco di Lampedusa che lamenta l’isolamento che l’isola sta vivendo in questi mesi.
Il blocco dei soccorsi e la conseguente riduzione degli arrivi sulla terraferma corrisponde ad un aumento della violenza e dei morti, facendo della rotta del Mediterraneo centrale il percorso migratorio più pericoloso al mondo: come dimostra il report pubblicato da Oxfam e Borderline Sicilia, l’accordo Italia-Libia è responsabile dei 5300 morti in due anni e delle sistematiche violenze e violazioni dei diritti umani che, seppur silenziate, avvengono quotidianamente nell’inferno dei lager libici. Nella zona d’ombra del Mediterraneo si legittima dunque la linea delle politiche disumane che negano non solo i diritti dei migranti, ma anche le loro stesse esistenze.
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LA FINE DELL’ACCOGLIENZA, L’INIZIO DELLA SPECULAZIONE
Il governo italiano tenta di illudere l’opinione pubblica affermando che la lotta nei confronti di coloro che hanno speculato sulla migrazione stia avendo dei grandi risultati, grazie alle nuove leggi che regolano l’accoglienza. A smentire la propaganda del governo sono i dati pubblicati dalle varie organizzazioni istituzionali e non, che denunciano come il sistema di malaffare concernente l’accoglienza e l’economia sommersa sia, in realtà, avvantaggiato dalla cosiddetta legge Salvini: la creazione di nuovi “irregolari” fa sì che le campagne abbiano sempre manodopera a basso costo e che la compravendita di esseri umani continui ad essere un florido mercato.
Oltre la speculazione continua la violenza: la distruzione del sistema di accoglienza rende i migranti “irregolari” bersagli tanto delle campagne d’odio, quanto delle retate che non fanno che dar adito al binomio migrazione-insicurezza. Così si radica una complesso sistema di violenza strutturale – capillare e naturalizzata – contro i migranti.
Di pari passo ai tagli dei fondi per l’accoglienza continuano ad essere attive le strutture detentive dei CPR e le periodiche deportazioni di migranti “irregolari” da rimpatriare nei paesi d’origine. A fine gennaio un ragazzo tunisino ha provato a fuggire dal CPR di Pian del Lago (CL) riportando gravi danni nel tentativo di scappare dalle forze dell’ordine.
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DIRITTI SULLA “TERRAFERMA” CONTRO IL RAZZISMO DILAGANTE
La propaganda nefasta – basata sull’ostilità pregiudiziale verso migranti e stranieri – sdogana i toni xenofobi rendendo il discorso pubblico consapevolmente discriminatorio e razzista. Così il disprezzo delle minoranze e del diverso si afferma a livello del sentire comune e prolifera in pratiche e narrative che si fondano su luoghi comuni e pregiudizi.
Tuttavia, l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni “Immigrant Integration Europe” smonta statisticamente molti falsi miti e dimostra che in Italia non esiste alcuna invasione. Il fenomeno migratorio interessa l’Europa intera e riguarda più i movimenti interni agli stati membri – oltre il 50 % delle persone – che i flussi extraeuropei.
Nell’impegno al contrasto della discriminazione razziale, è significativa la nascita di Terraferma, lo sportello per i migranti sorto a Bagheria. Si tratta di un punto di ascolto che promuove pratiche di orientamento, di informativa socio-legale e favorisce una convivenza civile sul territorio: contro il dilagare di episodi di razzismo istituzionale e sociale, sorge un nuovo approdo per sostenere e supportare i migranti nell’accesso e nell’esercizio dei loro diritti.
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